Distraendoci un attimo dalle vicende della protesta dei Forconi, oggi il blog, ospita l'intervento di un brillante, nonché giovane, viticoltore siciliano che ci da un breve spaccato sulla paradossale situazione vitivinicola regionale. Lui si chiama Tannico, amaro ma propositivo.
Giornali, pubblicità, redazionali, enti pubblici, tutto un mondo che tesse le lodi della bontà e della particolarità dei vini Siciliani lasciando intendere che i prodotti di pregio o di nicchia avendo un mercato di riferimento danaroso non conoscano crisi.
Nulla di più distante dalla triste realtà che mortifica gli sforzi di tutti quei produttori che hanno impiegato energie e profuso impegno nell'ultimo ventennio per rendere famoso il vino Siciliano nel mondo sottraendolo a quella brutta immagine di liquido alcoolico da taglio quale era negli anni 70-80.
Oggi l’estrema concorrenza del mercato globale, l'euro esageratamente forte, la crisi economica, la burocrazia inefficiente, i costi di gestione crescenti hanno sferrato un duro colpo alla solidità delle cantine costringendole a "Manovre" di sopravvivenza come la vendita sottocosto dei vini prodotti. Alla ricerca spasmodica di nuovi mercati, inoltre, si sono spesso esposte a numerose truffe e nel peggiore dei casi sono state costrette a trasformarsi in semplici imbottigliatori-rivenditori scaricando sui produttori viticoli la mannaia dei prezzi bassi.
Nella vitivinicoltura regionale siciliana oggi coesistono due anime: la prima legata alle produzioni di massa con imbottigliamenti effettuati in luoghi estranei al territorio di produzione, la seconda riservata alle realtà medie e mediopiccole legate al territorio (paradossalmente quelle più sofferenti) dove dall'uva alla bottiglia di vino esiste un uomo, l’imprenditore, che vive di speranza e di determinata caparbietà nel portare avanti ciò che ha costruito negli anni.
Nonostante la crisi globale, esiste però una concreta speranza di ripresa legata al territorio ed alla tipicità. Se guardiamo alla Toscana come regione di riferimento, è evidente che nella storia del Chianti vi sono state fasi alterne che hanno visto pochi produttori rendere questo vino famoso, seguiti in un secondo momento da grosse cantine che hanno cavalcato la scia della moda appena creata inondando il mercato con prodotti commerciali (i fiaschi, ad esempio) ed infine (terza fase) piccole realtà di qualità legate al territorio in comunione con i primi produttori storici che hanno compiuto un nuovo sforzo per spiegare al mondo che il Chianti non è tutto uguale, ma che esistono microzone e diverse fasce di qualità e di diversità.
Bene noi Siciliani siamo all'inizio della terza fase che vedrà il rilancio dei nostri vini questa volta legati alle microaree del territorio e a diversi vitigni oltre al solito Nero d'Avola.
Mi rendo conto che durante questo cammino molti cadranno e si apriranno nuovi scenari di giusto malcontento.
Questa fase comunque dovrà essere legata al turismo e alle nuove piattaforme promozionali con costi ridotti quali social network e blog, l'euro svalutato (perché o si svaluterà o si estinguerà) sarà la chiave di volta per rendere appetibili gli acquisti delle bottiglie di buon livello per i paesi emergenti e per i vacanzieri sul nostro territorio.
Bisogna tenere duro e non mollare, lottare e non arrendersi nonostante il caos che circonda le nostre realtà agricole.
La svolta potrebbe non essere così lontana.
by
TANNICO
Post interessante, su un argomento nuovo in questo blog.
RispondiEliminaCominciamo con una ventata di ottimismo: se l'euro forte era uno dei problemi per la competitività, possiamo sicuramente dire che oggi c'è un problema di meno.
I siciliani hanno il grande vantaggio di poter far tesoro dell'esperienza dei loro colleghi (non solo la Toscana ma anche il Piemonte, per non parlare delle "isole felici" come la Franciacorta o la Valpolicella).
Il vostro destino è in buona parte nelle vostre mani....
Al lavoro!
concordo con molte delle cose dette anche se non si parla di come frenare il mercato globalizzato specialmente rispetto a tutti i settori agricoli.
RispondiEliminae poi c'è il solito problema delle regole comuni a tutti che praticamente non esistono.
la cina non riconosce l'ufficio brevetti e la proprietà intellettuale.
alcune aziende di design realizzano per e. maniglie per le porte con forma originale e 3 settimane dopo le aziende cinesi le fanno uguali a metà prezzo.
perchè l'europa dorme?
Beh, l'Europa non dorme sempre... o meglio, dorme quando vuole dormire.
EliminaPer il mercato dell'auto non ha mica dormito, si sono inventati la storia delle classi euro 1 - euro 2 - euro 3 - euro 4 ed ora euro 5, una genialata che non ha migliorato minimamente i livelli di inquinamento delle grandi città (per vari motivi tutti più o meno prevedibili) ma almeno ha permesso di tenere fuori dal mercato europeo le auto cinesi e indiane (che magari ti vendono una berlina per 10000 euro ma -per fortuna per noi- sono indietro di diversi anni con le tecnologie per limitare le emissioni di inquinanti).
Anche se la Cina non riconosce la proprietà intellettuale, non può mica fare i miracoli!!
Evidentemente, le lobby di case automobilistiche pesano di più delle lobby degli agricoltori.....
Non sono un esperto di vini , conosco il settore solo superficialmente. Anni fa , nel trevigiano, le scuole iniziavano dopo la vendemmia per permettere agli studenti di parteciparvi . Tagliavo le “pesse”( i tralci che penzolavano dalla volta del tendone) , guidavo il trattore con il carro dei vendemmiatori ,in maggioranza donne e studenti, presso viticoltori , che vendemmiano ancora a mano e vinificano in azienda a differenza della maggioranza, che vendemmia a macchina e consegna alla cantina sociale, .
RispondiEliminaPersonalmente non ho una buona opinione della vendemmia a macchina,quella aspira tutto:cimici,pustole,mosche,foglie ..hai voglia poi di mettere in autoclave e aggiungere bisolfito,
ne esce un vino che a me pare morto, tutti gli anni praticamente uguale .
Ricevo spesso telefonate di piccoli produttori astigiani che propongono offerte di vino aziendale,da cui presumo difficoltà per il settore .per cui le considerazioni di Tannico mi sembrano sensate almeno per chi non ha già un suo giro un suo mercato..magari di vendita a privati in damigiana,che data la crisi,potrebbe tornare appetibile anche per motivi economici.
Buongiorno,
RispondiEliminaleggo soltanto in questo momento il Vs articolo, è molto interessante e importante quanto viene sottolineato.
Riguardo alla ricerca di nuovi mercati, la nostra società Winexplicit (www.winexplicit.com) nasce proprio con l’obiettivo di supportare la vendita all’estero di vino italiano e di prendersi cura di sviluppare il business delle cantine, garantendo la corretta gestione dell’accisa.
Winexplicit è pensato infatti per dare forza anche all’estero a quelle regioni, come la Sicilia, che hanno ottimi vini e stanno investendo in marketing di territorio all’estero.
Cordiali saluti
Claudia