Da circa 1 anno la gestione dei rifiuti speciali agricoli in Italia sta diventando sempre più una barzelletta, fatta di continue proroghe, comunicati, decreti, imposizioni di tributi irragionevoli che impediscono materialmente anche al più volenteroso ed ecologico agricoltore lo smaltimento regolare dei rifiuti.
E’ evidente che in questo caos le nostre campagne tendono sempre più a trasformarsi in discariche a cielo aperto. A questo punto una domanda sorge spontanea ma come fanno gli altri paesi europei a smaltire efficacemente i propri rifiuti speciali agricoli?
E’ evidente che in questo caos le nostre campagne tendono sempre più a trasformarsi in discariche a cielo aperto. A questo punto una domanda sorge spontanea ma come fanno gli altri paesi europei a smaltire efficacemente i propri rifiuti speciali agricoli?
Partiamo dalla Francia, uno dei paesi con una coscienza ambientale molto spiccata.
Dal 2001 in Francia esiste una filiera per lo smaltimento rifiuti, che coinvolge ben 250.000 agricoltori, ed i cui risultati sono molto lusinghieri: il 66% dei contenitori di fitofarmaci (il top in Europa), ogni anno, risultano smaltiti regolarmente. Il sistema ha successo, si basa su una adesione volontaria che non complica la vita all’agricoltore. L’agricoltore paga un «eco-contributo» minimo sulla merce acquistata, poi deve solo raccogliere bidoni e plastiche per portarli, in date prestabilite, presso i punti vendita, che fanno anche da centri di raccolta e gestiscono gli oneri amministrativi del sistema (Informatore Agrario 22/2011). Egli non dovrà neanche compilare i moduli, in quanto ciò sarà a carico del rivenditore di fitofarmaci.
Nella fase finale entrano in gioco le industrie del recupero e del riciclaggio. Con la plastica di 5 bidoni da 10 litri, per esempio, si può realizzare un metro di tubature industriali.
Infine chi viene sorpreso a bruciare la plastica viene immediatamente multato con sanzioni salatissime, che inducono l’agricoltore a preferire lo smaltimento legale, data anche la semplicità del tutto.
Si può fare e funziona.
In Italia per smaltire anche pochi grammi di una bustina di fitofarmaco vuota devi procedere in questo modo:
- stipulare una, più o meno onerosa, convenzione con una ditta specializzata per lo smaltimento dei rifiuti;
- trasportare i rifiuti pericolosi soltanto con mezzi speciali autorizzati,
- convivere in uno stato di perenne incertezza normativa, in quanto non è ancora chiaro se una bottiglia di fitofarmaco vuota è considerata rifiuto speciale o rifiuto pericoloso (in quanto esiste una fantomatico accenno nelle norme ad una procedura di bonifica aziendale);
- compilare oscuri moduli di vario genere;
- da quando il Sistri entrerà a regime (per alcuni soggetti è già obbligatorio peraltro) dovrai anche pagare un tributo ulteriore allo Stato per attivare il sistema di controllo;
- dotarti di una chiavetta tipo pen-drive da connettere agli scatolotti satellitari (black-box) montati sui mezzi atti al trasporto dei rifiuti per registrare il tuo carico-scarico rifiuti,
- perdere un sacco di tempo, per ottemperare alla astrusa normativa, che peraltro cambia ogni Luna nuova.
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