martedì 24 aprile 2012

Si agita anche il Mondo Agricolo Francese

Parliamo di Francia anche noi, ma dal punto di vista agricolo. Anche qui infatti, l'attività agricola diventa ogni giorno più complicata ed onerosa.  Un nuovo abuso, è stato infatti pianificato, per i fermiere, categoria ampiamente martoriata e che già detiene  un tragico e non invidiabile record mondiale (QUI).

"No alla legge sulla tassazione dei semi!" così tuona il "Coordination Nationale pour la Défense des Semences Fermières" una confederazione che raggruppa varie sigle di organizzazioni di agricoltori francesi, con l'obiettivo di contrastare la nuova tassa sull'uso delle sementi aziendali.

In Francia, l'autoproduzione del seme, in azienda, è pratica molto diffusa e riguarda circa il 50 % della semente, con punte del 70% per alcuni cereali (simili alle percentuali raggiunte in Italia negli ultimi anni, quando non siamo stati obbligati da norme vessatorie a favore del seme industriale). Ma anche in Europa, secondo i dati della stessa ESA, l'organizzazione europea dei sementieri, ben il 54 % della semente di grano, a semina invernale, risulta di origine aziendale.
Ciò naturalmente, esattamente come in Italia, appare un boccone indigeribile per le potenti industrie delle sementi.
Attrezzatura mobile per produzione aziendale di sementi
Il 28 novembre 2011, l'Assemblea nazionale Francese approvava, così, la legge sui "certificati di ottenimento vegetale" (COV, una sorta di diritto del costitutore di varietà vegetali), su palese richiesta delle lobby sementiere, vietando la pratica della autoriproduzione di semente aziendale, e costringendo dunque al ricorso obbligato all'acquisto di seme industriale. In deroga alle norme generali tuttavia su 21 colture (cereali e foraggere principalmente), in cambio di un contributo-tassa destinato ai costitutori, sarà ancora consentita l'autoriproduzione aziendale della semente. 
Secondo la Confédération paysanne, "questa legge viola un diritto ancestrale ed una libertà fondamentale riconosciuta a livello internazionale, minacciando l'autonomia aziendale. Il governo ha scelto le lobby dell'agricoltura industriale contro i contadini! Per questi motivi, la Confederazione richiede l'abrogazione di tale legge. "

Al momento, in attesa dei decreti attuativi, varie iniziative di protesta si stanno organizzando in varie località rurali transalpine. Niente di eclatante, non vi illudete, in quanto il più importante sindacato agricolo francese FNSEA non è ostile alla legge, ma come fanno giustamente notare molti critici, il Presidente della potente organizzazione Xavier Beulin, risulta anche Presidente di Sofiproteol, una azienda agro-industriale sementiera (conflitto di interessi, per caso?).

Qui alcune foto di manifestazioni di protesta.

Per una strana coincidenza, sinora, in Francia questo contributo-tassa sulle sementi aziendali era già in uso proprio sul grano (duro) e si chiamava "contributo volontario obbligatorio(!?)".  
Consisteva in un prelievo automatico sulla produzione di 50cent€/t. Non particolarmente oneroso in realtà, tanto da apparirmi molto più parco e sensato, rispetto a quanto hanno ottenuto i nostri sementieri in Italia.


Tuttavia si sta ancora dibattendo sulla entità e le modalità della tassa, sulle 21 colture abilitate alla riproduzione aziendale, e non è detto quindi che si adotti lo stesso sistema in uso per il grano.

Solidarietà agli agricoltori francesi, sia chiaro soprattutto per quelli che si occupano di colture per le quali sarà vietata la riproduzione aziendale, ma almeno relativamente al grano duro in Italia, noi produttori, stiamo messi anche peggio, visto che è stato ripristinato l'obbligo (senza che quasi nessuno abbia proferito una parola di dissenso), di acquistare seme industriale in cambio del percepimento del contributo Pac relativo all'art.68 (destinato a finalità del tutto diverse in origine). 
Una tassa forfettaria di entità ridotta da prelevare al raccolto, sul modello francese, potrebbe invece consentire di mantenere bassi i costi  della semente, favorire la pratica sostenibile dell'autoproduzione aziendale e contemporaneamente finanziare la ricerca di nuove varietà vegetali (non brevettate). 
Ma sarebbe una soluzione troppo semplice e razionale per essere adottata in Italia. Cosa ce ne faremmo, a quel punto, di tutta la sproporzionata filiera sementiera nata dal nulla in Italia, grazie ad una legge, in vigore per tanti anni, relativa all'uso obbligatorio di semente industriale?


P.S. Un Ringraziamento a Granturco per la rilettura critica e per le preziose fonti reperite.



3 commenti:

  1. Semplice,in cambio del silenzio ti giro una parte del bottino,sic. sindacati!!!!,il vostro silenzio e' assordante.!!!!

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  2. Non solo sindacati ,ma anche mezzi di informazione,oltre che naturalemente governo e partiti.Tutti zitti su un argomento quello dell'autoproduzione del seme/diritti del costitutore, che meriterebbe ben altra rilevanza.
    In italia la tattica preferita sembra sia proprio il silenzio intervallato da
    breve parentesi in cui la pratica dell'autoproduzione del seme viene banallizzata , come retrograda ,sorpassata, nefasta per il progresso ,illegale furto di proprietà intellettuali.

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  3. Seme certificato obbligatorio = schifezza di seme.
    Troppi speculatori vive alle spalle di chi si rompe la schiena nella terra.
    Siamo una categoria troppo frammentata, senza voce in capitolo.
    Propongo che i nostri sindacati si uniscano sotto un unico coordinamento nazionale e propongano nelle sedi opportune le nostre istanze decise attraveso consultazione referendarie degli agricoltori. Se non lo fanno....significa che i sindacati non ci rappresentano...ma ci comandano come una mandria di pecore al pascolo. Svegliatevi....altrimenti c'è bisogno di creare un sindacato di veri agricoltori, unico, senza colore politico, che faccia gli ineressi veri della categoria, dei consumatori, del nostro territorio e dell'ambiente.

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