lunedì 30 aprile 2012

La polemica web sulla Barilla: pro e contro

Da qualche tempo gira su facebook (e lo trovate anche sulla mia bacheca), un post sulla Barilla. Riceve parecchio consenso, spesso caratterizzato da una certa acrimonia. Personalmente, pur nutrendo scarsa simpatia per Barilla e pur rientrando nella categoria lesa "contadino meridionale", lo ritengo una  disastrosa mistificazione (e se qualcuno è interessato sarò lieto di approfondire), atta a creare allarmismo ingiustificato e panico alimentare, oltre che danno ad una importante azienda italiana. Comunque ecco il post e la replica di Barilla. Mi sembrava giusto proporvelo, stante la diffusione che ha ricevuto.


Parte dalla rete la protesta contro l’Impresa di prodotti alimentari più famosa d’Italia: la Barilla.
L’azienda, non più italiana ma americana, usa grano con tassi di micotossine altissimo, e quindi ammuffito, derivante da lunghi stoccaggi, al prezzo più basso possibile.
Ma perché accade ciò?
La storia risale al 2006 quando l’Unione Europea decise di alzare i livelli di micotossine presenti nel grano duro in modo che anche gli altri paesi, con climi più sfavorevoli, potessero produrlo. Una decisione basata su fini puramente commerciali. Oltre ad impoverire la qualità dei prodotti, infatti, la manovra rappresentò un duro colpo per i contadini del Sud Italia. Quest’ultimi, il cui grano non conteneva micotossine poiché lavorato naturalmente, furono meccanicamente esclusi dal mercato europeo.
Il discorso però era, ed è, diverso per i paesi d’oltreoceano. Per l’esportazione del prodotto in Usa e in Canada i parametri cambiano. In questo caso il grano deve avere un tasso di micotossine pari alla metà di quello accettato dalla UE per le importazioni.
In questo modo è successo che:
I prezzi internazionali del grano duro di riflesso sono crollati, circostanza favorevole per i commercianti italiani ed i monopolisti internazionali che hanno potuto acquistare il grano al prezzo più basso possibile dai contadini meridionali, messi alle strette dalle direttive europee. Questi stessi imprenditori hanno esportato poi il grano italiano migliore all’estero, lucrando sul prezzo, per poi portare da noi prodotti realizzati con il grano ammuffito, accumulatosi nei depositi, e radioattivo.
Alla luce di ciò il web, attraverso i social network, sta diffondendo il messaggio per boicottare la Barilla, principale azienda responsabile di questo disastro alimentare, incentivando gli utenti ad acquistare solo prodotti graminacei coltivati nello stivale e di agricoltura biologica.
Operazione non semplice visto che la Barilla è presente nel mondo con i marchi con il più alto valore commerciale: Motta, Essere, Gran Pavesi, le Tre Marie, le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem.
La protesta sta raccogliendo consensi e già esistono liste di discussione dove è possibile trovare un’ alternativa di prodotti, completamente realizzati in Italia e non OGM, da poter sostituire al colosso americano.


La replica Barilla:


Qualità e sicurezza del grano duro per Barilla

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Abbiamo letto sui social media alcune comunicazioni riguardo alla qualità e sicurezza del grano duro utilizzato per produrre la pasta Barilla.
Vogliamo fornire la posizione ufficiale dell’azienda al fine chiarire diverse inesattezze e di riportare un’informazione corretta per le persone.
La pasta Barilla è del tutto conforme alla normative e prodotta con grano duro eccellente, e sicuro. Barilla non utilizza materie prime geneticamente modificate e i livelli di micotossine o contaminanti sono sempre ampiamente al di sotto dei limiti fissati dalle normative sulla Sicurezza Alimentare, a loro volta già assolutamente protettivi per la salute delle persone.
Il grano duro, infatti, è l’ingrediente principale per una pasta di qualità e al dente e per questo Barilla investe tantissime risorse sulla ricerca e la selezione di questa materia prima e ha sviluppato da tempo attività e progetti sulla filiera, dal seme alla tavola:
- investendo in ricerca per la selezione e lo sviluppo di varietà di grano duro particolarmente adatte a produrre semole di qualità
- definendo un Disciplinare che regolamenta la coltivazione e la conservazione del grano duro per tutti gli operatori della filiera
- stipulando contratti di coltivazione, pluriennali e a condizioni vantaggiose con i nostri fornitori, in modo da assicurarci sempre grano di alta qualità. Un esempio in questo senso è rappresentato dall’accordo siglato dal 2006 con la Regione Emilia Romagna, le organizzazioni dei produttori, i consorzi agrari e le cooperative agricole per la produzione di Grano Duro di Alta Qualità in Emilia Romagna.
Per selezionate varietà di grani, in Italia, Barilla da oltre 15 anni gestisce direttamente la semina, la coltivazione, la raccolta e lo stoccaggio del grano duro. Inoltre, tutti i nostri fornitori sono accuratamente selezionati e sottoposti a continui controlli che partono dal campo e continuano al momento del ricevimento del grano al mulino, e dopo la macinazione con la certificazione delle semole in uscita.
Per quanto riguarda l’origine del grano, poiché Barilla è il maggiore produttore di pasta al mondo eil più grande utilizzatore di semola di grano duro (oltre 1,400,000 tonnellate trasformate all’anno), la produzione nazionale non sarebbe sufficiente per coprire il fabbisogno sia qualitativo che quantitativo per la produzione della nostra pasta. Considerato anche la variabilità annuale nelle rese del grano duro, è quindi necessario miscelare opportunamente diversi grani sotto forma di semola in modo da garantire elevati e costanti standard qualitativi.
Per alimentare i poli produttivi italiani, quindi Barilla utilizza semole che provengono per oltre il 70% da grani italiani. Sono circa 30.000 gli agricoltori che coltivano grano per Barilla in Italia. Per il restante 30% ci approvvigioniamo principalmente dal Nord America. I grani esteri acquistati sono attentamente selezionati con caratteristiche qualitative eccellenti e con una completa garanzia di sicurezza alimentare.

Aggiornamento: questo post è uno dei più seguiti di sempre. Evidentemente la vicenda del grano importato attira molto interesse. Così vi invito a dare una occhiata a questo mio post precedente:

La ricetta segreta Americana per fare grano duro di qualità !!!

12 commenti:

  1. Come al solito,quando uno indica la luna cè sempre qualcuno che si sofferma sul dito,la luna è quel decreto UE del 2006,che qualora venisse accertata la contaminazione di prodotti alimentari da micotossine il vero responsabile è solo UE con l emanazione di quel decreto,tuttavia ebbene ricordare che l UE ha risolto il problema diossina nelle carni con lo stesso modo operantis,aumentando i livelli di tollerrabilità per l organismo umano.
    Qual ora barilla usasse granella contaminata ,questo và denunciato alle autorità competenti,ma se alziamo le soglie di tollerranza per decreto ministeriale,be allora non cè giudice al mondo che possa intervenire,solo uno studio epidemiologico,serio,autorevole e legalmente riconosciuto potrebbe imporre una svolta,ma questo richiederebbe anni,prima di avere delle conclusioni certe.
    Sugli effetti di questo decreto a danno delle quotazioni,se non erro,(e non erro)i prezzi erano bassi anche prima,forse sin troppo bassi rispetto ad oggi,quindi ?
    Se si apre una riflessione su questo decreto,possiamo dire di aver favorito l exsport,forse abbiamo avuto a disposizione quantitativi di prodotto nostrano con caratteristiche merceologiche soddisfacenti per il mercato estero,(micotossine comprese),premetto di non conoscere i dati sull exsport tra pre e dopo decreto-(granduro provveda-grazie)
    Certo barilla è li imponente e lo vediamo,ma tutti gli altri che fanno?
    Sappiamo benissimo che il nostro prodotto non basta,una parte della produzione italiana addirittura viene esportata,quindi la parte importata è superiore a quella mancante dalla produzione stessa,la compra tutta barilla?
    I grani del mar nero che s imbarcano con destinazione mangimifici e una volta arrivati nei nostri porti,miracolsamente diventano idonei alla molitura con tanto di certificato attestane l idoneita?ma si potrebbe continuare su tanti altri casi,glifosate compreso,poiche in alcune parti del sud america sembra essere risultato dannoso per l uomo.
    Allora a chi conviene attaccare barilla e perchè.
    Gli americani se la sono comprata,ma il nome non l anno potuto ancora cambiare,dato la sua fama sono costretti a lavorare ancora in italia,e ovunque nel mondo cè barilla cè l italia,magari,se con qualche scandalo creato ad hoc,potessero cambiargli il nome,potrebbero andare a produrre dove gli pare,senza il timore di un concorrente scomodo come barilla,ma sarebbe un duro colpo al mito della pasta italiana, sarebbe un altro pezzo dell italia che muore.
    Se danno cè,e ascrivibile alla normativa UE.
    Attenzione,abbiamo già permesso ad un disgraziato faccendiere,di prendere in mano l industria automobilistica italiana,con marchi prestigiosi come -alfa romeo-lancia-gli abbiamo permesso di vendere la nostra motoristica(la migliore al mondo)per un pezzo di pane a GM,ed a oggi il risultato è che in italia ,fiat sta chiudendo,e usando la nostra tecnologia sta facendo profitti altrove,dando da mangiare ad altri paesi,operazione a costo zero,grazie ai nostri governanti incapaci e alle nostre conoscenze frutto di generazioni di studi e sperimentazioni (un ingegnere WW,ad una intervista disse:smontammo pezzo per pezzo la fiat 128,in WW,un auto con quelle caratteristiche a quel prezzo a quell epoca, non avremmo mai potuto farla)possibile che oggi non sappiamo fare neanche una bicicletta?possibile che non ci rendiamo conto che il nostro patrimonio produttivo è l unica cosa che ci puo salvare?
    Tuttavia se barilla,se i suoi amministratori usano grano contaminato per fare cibo,vanno perseguiti legalmente e sostituiti con persone serie,il marchio ebbene tenerlo fuori da responsabilità che non gli competono,e poi calci in culo ai legislatori europei,sono loro gli artefici di tali porcherie,se in quel parlamento noi avessimo contato qualcosa e avessimo avuto gente competente e responsabile quella norma non sarebbe passata,poiche i primi ad essere danneggiati saremmo stati noi tutti italiani,trasformatori,operai, agricoltori consumatori, e una parte consistente dell economia italiana,invece?

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  2. 1) si confermo, come ben sappiamo tutti, i prezzi del grano prima del 2006, erano di molto più bassi, del quinquennio successivo. Anzi nel 2008 si raggiunse uno dei record di tutti i tempi.

    2) sull'import di grano duro, non vi è alcun aumento medio negli anni successivi all'adozione del regolamento del 2006.

    3) che io sappia la Barilla non è americana, ma italiana a tutti gli effetti. Da wikipedia:

    Nel 1970 i fratelli Barilla cedettero la loro azienda alla multinazionale statunitense W. R. Grace and Company. Sotto la gestione statunitense Barilla nel 1973 acquisì il controllo della Voiello, e nel 1975 ampliò la propria produzione a quella dei prodotti da forno (biscotti, merende, torte) con il marchio Mulino Bianco.
    Nel 1979 Pietro Barilla riacquisì il pacchetto di maggioranza della sua azienda, che così ritornò italiana.
    Nel 1993 morì improvvisamente all'età di 80 anni Pietro Barilla e la gestione della società passò ai figli Guido, Luca e Paolo.

    4) A me non risulta alcun aumento dei limiti di legge per le micotossine sul grano (se non sbaglio avvenne sul mais). Ma sarò lieto di essere eventualmente corretto.
    L'aspetto critico dei limiti di legge attuali è che sono tarati su un consumatore medio europeo, con un consumo medio di pasta che è molto inferiore al nostro.
    Credo che sia un problema legato alla nostra perdita di sovranità nei confronti della cara Europa. Non capisco cosa c'entri la Barilla con tutto questo.


    In conclusione non credo sia giusto attaccare la Barilla con argomenti palesemente falsi. Evidentemente a qualcuno che vuole entrare nel mercato può far comodo orchestrare una campagna di questo tipo. Personalmente credo che la calunnia non potrà mai portare alla costruzione di un sistema produttivo virtuoso e sano. I concorrenti vanno battuti sul campo...se ci si riesce.

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  3. Innanzittutto vi prego di verificare le notizie errate che inconsapevolmente (forse) state trasmettendo. Abito in Emilia Romagna e coltivo del grano duro esclusivamente per Barilla, che grazie ad un accordo con la Regione, comprerà quest'anno oltre 80 mila tonnellate di grano duro sanissimo e di alta qualità. So che in Campagna, Toscana, Marche e Puglia ci sono degli accordi simili. con queste notizie di terrorismo mediatico puro, state rovinando quel poco rimasto della Nostra Economia che Aziende Italianissime come la Barilla (e non americane) stanno cercando di sollevare. Grazie per la pubblicazione del commento.

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    1. Innanzitutto ti prego di rileggere bene ciò che ho scritto.
      Successivamente dovresti essere così cortese da indicarmi le notizie errate che avrei diffuso.

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  4. Scusate, non ho analizzato la pasta né vi ho avvicinato un contatore Geiger, ma a me sembra una bufala.
    La Barilla americana? Grano ammuffito e addirittura radioattivo? Crollo dei prezzi del grano? Permettetemi di non crederci.
    Dopo il 2006, per esempio, non c'è stato nessun crollo del prezzo del grano, anzi, nel 2010 l'Osservatorio Prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico ricordava la "fiammata delle quotazioni internazionali delle materie prime agricole a cavallo tra il 2007 e il 2008" e il conseguente aumento dei prezzi di pane e pasta: già questo basta secondo me a smontare la tesi del complotto.
    Eviterei di dare troppo credito a questa voce e soprattutto di diffonderla.

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    1. Per la verità il credito rivolto al contenuto della notizia è pari a zero. Mi pare che già nell'introduzione scrivevo di "disastrosa mistificazione, atta a creare allarmismo ingiustificato e panico alimentare, oltre che danno ad una importante azienda italiana".
      Nonostante ciò credo che andasse pubblicata lo stesso, proprio per avere l'occasione di chiarire, alcune palesi falsità che vengono veicolate sul web, che risultano convincenti e che inducono molti di noi ad assumere atteggiamenti conseguenti.
      E' perfettamente inutile provare a creare un luogo di dibattito (come il blog) per fare incontrare persone che accedono alle stesse informazioni, dicono le stesse cose e la pensano nello stesso modo.

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    2. Premetto che anch io coltivo duro per barilla-
      La questione non è barilla,ma attaccando barilla il piu grande trasformatore di grano duro,di conseguenza si attacca la pasta italiana,con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
      La rete non è una contrada dove le chiacchiere restano circoscritte al suo interno,qui le notizie fanno il giro del mondo in pochi secondi,e se qualcuno non li contesta con fare tecnico,be allora si finisce per crederci,chi a parte un agricoltore,sa che i prezzi non sono caduti dopo quel decreto?chi ,se non un agricoltore puo testimoniare che barilla stipula contratti di filiera con i produttori italiani?
      Io da agricoltore posso dire che il mio grano è sanissimo e chiunque volesse potrebbe venire a fare i dovuti controlli dal campo fino allo stoccaggio,ma circa 1/3 del
      grano trasformato viene da fuori,e ogni tanto qualche vocina sussurra qualche incoveniente, l import non riguarda solo barilla,ma anche altri trasformatori,e qui occorre che siano le autorità competenti a fare luce sulla verità,.
      Voglio ricordare ,che in italia saremmo in grado di produrre la quasi totalità del volume trasformato,ma cio non avviene,e non perchè gli agricoltori siano sfaticati-
      A me come agricoltore ,produttore di grano duro,non piace questo attacco alla pasta italiana,ma i signori trasformatori,potrebbero adoperarsi per porre fine ad attacchi e mistificazioni,ricordando a tutti,che in italia si riesce a produrrere grano di qualità,senza bisogno di artefizi come il glifosate,trebbiati, trasportati e stoccati in ambienti sanitariamente certificati,con impatti minimi sull ambiente perche a km 0-,nel mio areale riusciamo a controllare le malattie fungine con l utilizzo di elementi naturali come lo zolfo bagnabile,grazie alla rotazione vi è un minimo impiego di fertilizzanti e diserbanti,allora invece di andare in giro per il mondo a fare speculazioni,e tenere l agricoltore italiano per i coglioni(scuasate il termine,ma quelle navi che approdono nei nostri porti in periodi particolari per controllare i prezzi a questo servono)spingano con più decisione sul prodotto nostrano.
      Sapete non è che mi và tanto giu,il fatto che il mio grano prodotto con uno strumento come la filiera tracciabile,debba fare da copertina a quella porcheria artefatta al glifosate,oppure importato dal Kazakisthan con mezzi senza certificazione sanitaria,va bene l italianità,va bene difendere il nostro prodotto,ma essere trattati da fessi nò.

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  5. Credo anche io che l'Italia potrebbe fare da se per la produzione di grano. Ed in questo senso la Barilla ha le sue grosse responsabilità (probabilmente derivate dal periodo in cui la proprietà era americana)in relazione all'ingresso di grani Nord-americani nella pasta.

    Naturalmente per raggiungere l'obiettivo di una produzione integralmente italiana va chiarito ai consumatori italiani che alcune paste sono prodotte solo parzialmente con materia prima nazionale, mentre il resto deriva da ambienti lontani decine di migliaia di km ed agronomicamente ostili alla sua coltivazione (con tutto ciò che ne consegue).
    E' giusto che si sappia, poi ognuno fa le sue valutazioni.

    Le argomentazioni che girano su facebook, di tenore ben diverso a mio avviso, sono prive di ogni fondamento e controproducenti per tutto quanto il settore.

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    1. Barilla sviluppò gli "italian contracts" in Arizona nel periodo nel quale in Italia non si reperivano grani proteici (>14,5 s.a.). Il Desert Durum (var. Kofa) è un grano con un indice di glutine molto alto e "tenace", che era indispensabile per la qualità della pasta. Ora la situazione è cambiata: i grani "tecnici" servono di meno perché anche in Italia abbiamo varietà (e zone) che danno delle performance ottime.
      Resta il fatto che pur abbattendo il deficit tecnico, rimane quello quantitativo. Per questa ragione i canadesi sono market maker mondiali (anche per il Maghreb); quello che manca al Mediterraneo (4 milioni di ton all'anno) lo producono loro. Aggiungo anche che, a dispetto dei pregiudizi, le condizioni agronomiche e ambientali in Canada sono ottimali: ciclo vegetativo corto e intenso, clima secco, rese basse, poca fertilizzazione, poco fusarium.

      D'accordo invece sulla dannosità della coltivazione del grano duro nel deserto.

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    2. No, in Canada le condizioni ambientali sono del tutto inidonee alla coltivazione del grano duro.
      Raggiungono infatti rese produttive molto basse. Riescono a raggiungere invece contenuti proteici molto elevati (ed anomali per la pianta del frumento che è destinata a produrre amido, non proteine), a causa delle condizioni climatiche estremamente avverse.

      Se dai una occhiata al post: la ricetta americana per produrre...link sopra... te ne rendi conto.

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  6. ma da quando i vari decreti UE tutelano la salute dei cittadini....si tutela sempre l'economia dei grandi produttori così come delle grandi case farmaceutiche... e si emanano leggi e decreti ad hoc...il cibo è TUTTo inquinato, dal grano ai vegetali per non parlare delle carni...solo le colture veramente biologiche o quelle del tuo orto (beato chi ce l'ha oggi) si salva ...e pertanto le aziende non facciano credere ai consumatori che ciò che producono sia sano... questa è la vera bufala! BARILLA o ALTRE..

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  7. ad essere sinceri, io neanche il mio orto faccio in biologico, avrei risultati davvero magri.

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