giovedì 1 settembre 2011

L'agricoltura e l'allevamento sprecano acqua !!??


L'ottimizzazione delle risorse, acqua compresa, è obiettivo auspicato e perseguito da ogni agricoltore coscienzioso.
Senza andare a sindacarne le valutazioni etiche, in campagna gli agricoltori fanno solitamente di meglio, che divertirsi a sprecare acqua e conseguentemente tempo, denaro, energia e fatica. L'acqua per l'irrigazione infatti ha sempre un costo diretto ed uno indiretto, non la regalano di certo.
Ovviamente il ricorso a tecniche e strumenti, al fine di limitare il consumo, massimizzare l'efficienza, preservando la qualità dell'acqua utilizzata e restituita in falda dall'agricoltura, è sempre in costante evoluzione, richiede un continuo aggiornamento, e cospicui investimenti da parte dell'agricoltore.
Le tecniche di agricoltura conservativa ad esempio, attraverso, la riduzione di lavorazioni del terreno e la copertura vegetale, favoriscono l'incremento della sostanza organica e limitano l'evapotraspirazione, riuscendo ad utilizzare e regimare al meglio l'acqua disponibile.
Ecco alcuni esempi su mais Usa e frumento UK.
Cio nonostante è da rilevare, che, sia tra i sostenitori dell'acqua pubblica, che tra i suoi detrattori, vi è un pensiero trasversalmente diffuso: L'agricoltura e l'allevamento sprecano acqua!!
Come si può evincere a titolo di esempio, anche dai commenti a questo articolo:
Nei commenti suddetti vi sono molte affermazioni (in corsivo) sempre più frequenti nei pubblici dibattiti, che mi lasciano notevolmente perplesso, ed alle quali proverò a controbattere modestamente evidenziandone i punti deboli:
-”ci sono ancora i campi irrigati con il metodo a pioggia
Nella realtà agricola vi sono coltivazioni ed ambienti, in cui il metodo a pioggia è, ancor oggi, il più sostenibile e razionale per vari aspetti. In altri casi, addirittura, può risultare l'unico praticabile, per cui credo sia demagogico scagliarsi a prescindere verso questo metodo di irrigazione, salvo che non si voglia escludere dalla produzione agricola una parte non insignificante di terreni agricoli.
-“Se da una falda acquifera prelevo 100 e le precipitazioni reintegrano 50 alla lunga la falda si esaurirà, quindi non sarò più in grado di mantenere lo stesso livello di consumi. La maggior parte delle riserve idriche dipende dai ghiacciai che, come sappiamo, si stanno rapidamente restringendo. Quando si saranno esauriti le precipitazioni non basteranno a sostenere il consumo d’acqua odierno.”
In questa diffusa considerazione, non viene conteggiata la percentuale di ricarica delle falde, a cui l'irrigazione contribuisce, con l'utilizzo di acqua precedentemente immagazzinata in bacini o prelevata da fiumi, altrimenti destinata alla perdita in mare. Ricarica, a cui non contribuisce, o solo in parte, l' acqua piovana che defluisce da ampie superfici impermeabilizzate, indirizzata velocemente nei corsi d'acqua.
-Ridurre l’allevamento di bovini, invece, abbasserebbe drasticamente il consumo d’acqua
Se è per questo anche limitare alcuni usi industriali e civili, ridurre il numero di polli, maiali ed umani, che credono che il cibo cresca sugli scaffali degli ipermercati, potrebbe risolvere il problema ..basta mettersi d'accordo su a chi tocca per primo...
Più prosaicamente va ricordato a questi spiriti belli, l'impatto della irrigazione sull'alimentazione mondiale. Attualmente il 30-40% della disponibilità di prodotti agricoli a livello mondiale, infatti, derivano dal 16% irrigato della superficie totale; si prevede nei prossimi 30 anni che l'80% le disponibilità alimentari supplementari deriveranno dall'agricoltura irrigua.Inoltre pur con tutti gli sprechi e le inefficienze tipiche del Mondo Occidentale, nel sistema produttivo in cui operiamo, il consumo idrico agricolo rappresenta soltanto il 39 % del totale consumato, contro il 91 % utilizzato a fini agricoli nei paesi del Sud del Mondo, ancora caratterizzati da sistemi irrigui scarsamente efficienti e da qualità delle acque spesso scadenti se non del tutto inquinate.

1 commento:

  1. I principi dell'agricoltura conservativa riguardo le minime lavorazioni del terreno e la copertura vegetale, non sono sempre valide, però eh?
    Qui in Sicilia io ne sono fortemente critico, del resto la tecnica che vada bene per ogni ambiente non esiste. Solo la UE, non lo ha ancora capito.

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