Eccolo.
A me risulta un tantino demagogico questo intervento (ma il ministro è forse uno spettatore passivo della vicenda?), anche se tra le tante obiezioni, qualcuna suona anche corretta, ad esempio:
1) la rendita fondiaria improduttiva, sostenuta dall'attuale sistema, è un anomalia da correggere;
2) la resistenza da parte della U.E. verso la sacrosanta indicazione di origine dei prodotti va contrastata;
qualche altra meno:
1) decine di accordi di commercio internazionali, a torto o a ragione, impediscono aiuti diretti alla produzione; 2) ritenere di poter controllare i prezzi è pura velleità.
Tuttavia l'aspetto più rilevante della "Filippica" sembrerebbe che con il nuovo sistema di distribuzione degli aiuti comunitari, il budget per l'Italia ne uscirebbe fortemente ridimensionato. Ciò naturalmente è preoccupante, ma ancora da verificare, se ci si beve il primo sermone del politico di turno, siamo a posto. Peraltro se così fosse quali sarebbero le iniziative intraprese dal governo italiano (a parte la redazione di un articolo di giornale) per correggere queste palesi incongruenze?
7 miliardi di € di versamento alla U.E. contro una riscossione di 3,5 miliardi € (molti dei quali persi per strada come ben sappiamo) appare insostenibile per il già disastrato bilancio nazionale.
- sembrerebbe sanare le sperequazioni di premio comunitario tra le varie colture;
- sembrerebbe assegnare dei titoli Pac anche a chi oggi non ne detiene;
- la soglia di reddito per rientrare tra gli agricoltori "attivi" è troppo bassa (5%);
- l'aspetto ecologico non è ancora chiaramente definito (non è ancora chiaro dunque se sarà virtuoso o penalizzante per l'azienda agricola);
- sembrerebbero previsti dei premi accoppiati per alcune colture strategiche particolari (tra le quali il grano duro ad esempio).
Insomma complessivamente, anche se sarò probabilmente smentito dai fatti, mi sembra andare in una direzione meno sbagliata della precedente. Vedremo...
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