domenica 22 luglio 2012

Semente Certificata Obbligatoria: le mie 10 buone ragioni per farne a meno!

Nei commenti del post precedente si è accesa una discussione con alcuni sementieri pugliesi; le solite schermaglie sulla semente certificata non temete, tuttavia visto che qualcuno auspicava un serio confronto, mi sono sforzato di rappresentare sinteticamente alcune perplessità di molti agricoltori come me, sull'argomento. 


Mi dispiace per quanti leggeranno queste righe e le prenderanno per un attacco mirato al settore sementiero, non è questa mia intenzione, penso piuttosto che potrebbe farne tesoro, invece di troppo spesso prendersi(ci) in giro con opuscoli di propaganda e studi scientifici compiacenti. So bene che molti operatori del settore lavorano con coscienza e professionalità, ma non è questo il punto principale in discussione. La vera questione da porsi sarebbe la seguente: E' utile l'elefantiaco settore sementiero italiano per la nostra durogranicoltura? E se si, quanto? Francamente per mia impostazione, sono fortemente critico verso  tutti gli operatori economici che in regime protetto svolgono, anche al meglio, un attività che non genera un vantaggio significativo per la collettività, soprattutto in tempi difficili come questi, ed ho il sospetto che la parte prevalente della attività sementiera, per come allo stato strutturata, rientri in questa fattispecie.
Inoltre, più affronto oggettivamente e razionalmente l’argomento semente certificata, più ritengo che i vincoli che sono stati imposti nel tempo a noi durogranicoltori, attraverso provvedimenti legislativi ad hoc (ancora in corso in forme diverse), sono la più antipatica vessazione che noi agricoltori abbiamo dovuto subire negli ultimi venti anni. Non saranno cifre altissime, sebbene se le accumulassi finanziariamente nel tempo lo diventerebbero, ma la vessazione si contraddistingue spesso più per il principio leso che per la sostanza. 

Proverò a distinguere puntualmente gli elementi specifici che supportano le mie riflessioni:

1) Nella quasi totalità dei casi, in Europa non esiste alcun collegamento forzoso tra l’uso della semente certificata ed il percepimento dei contributi comunitari. L’autoriproduzione aziendale del seme è molto diffusa ovunque. Per i cereali tra il 50 ed il 90% in Europa, mentre in USA, Canada, Argentina, Australia tra il 65 ed il 95%. L’Italia è l’unica nazione al Mondo che ha imposto e continua ad imporre, un costo suppletivo rilevante ai suoi durogranicoltori, generando così una perdita di competitività delle nostre aziende sul mercato globale (in altri paesi europei esiste un obbligo su superfici ridotte e per importi accoppiati minori).

2) Il valore economico delle produzioni derivanti dall’utilizzo del seme certificato (salvo per chi fa parte di filiere sementiere) è identico a quello originato da seme autoprodotto, in quanto entrambe le produzioni sono sotto qualsiasi profilo commerciale indistinguibili tra loro!

3) Il costo della semente cartellinata non è irrilevante! Secondo alcuni sementieri sarebbe pari al costo del seme aziendale + 10€/q. Osserviamo invece i ricavi netti per ettaro di una azienda ordinaria siciliana: prendendo i dati ufficiali ISMEA e moltiplicando la resa media siciliana quinquennale del frumento duro pari a 25 q/ha circa, per il prezzo medio del grano duro praticato all'agricoltore in Sicilia degli ultimi 5 anni pari a 21 €/q circa, otteniamo la seguente PLV unitaria media: 25x21= 525 €/ha. Bene, se a questa togliamo i costi colturali, pari per una azienda media siciliana (da noi costa un po’ meno coltivare il grano), a 400 €/ha e sono onesto perché in qualsiasi rivista del settore calcolano almeno 550-600 €, si ottengono 125 €/ha di ricavo netto annuo per ettaro. Se a questi 125 € sottraiamo i 22 € che servono in più (tenendo conto di un investimento di 220 kg/ha e dando per buoni i costi forniti dal sementiere del foggiano) per utilizzare il certificato, vedremo che quasi il 20% del nostro ricavo netto unitario sarà sottratto dalla semente certificata!  Se poi volessimo utilizzare valori più inerenti alla realtà del costo del cartellinato, che variano da annata ad annata, e che possiamo quantificare realisticamente in +15, ma anche +20 €/q in alcune occasioni, capiamo bene che questa zavorra risulta pesante. Salendo verso Nord nella penisola le rese aumentano ma anche i costi, così l’incidenza del seme rimane elevata un po’ dovunque.

4) Con il vincolo di utilizzo del cartellinato si consente  alle aziende sementiere di assumere una  posizione monopolista, visto che l’agricoltore è costretto ad acquistare da loro il seme e ciò porta ripercussioni negative sia sul costo che sul servizio offerto.

5) L’approvvigionamento della specifica varietà idonea per l’azienda agricola in certe annate risulta complicato presso alcuni sementieri, nel senso che pur ordinando certi quantitativi di una varietà, poi ci si trova costretti a seminarne, almeno in parte un'altra meno adatta, perché quella è finita o non arriva, o c’è sempre qualche altro problema. Se viene prodotta in azienda invece, l'agricoltore sa esattamente la quantità e la varietà che gli serve e avrà la certezza che non mancherà alla semina.

6) La confezione in sacchi della semente certificata è oramai desueta e comporta la generazione di rifiuti speciali con conseguenti oneri di smaltimento a carico dell'agricoltore, mentre una azienda organizzata che si autoproduce la semente aziendale, movimentandola con coclee, muletti e lanciagrano è in grado di gestire il seme dal magazzino-silos alla seminatrice senza sforzo, a costi minimi e con emissione nulla di rifiuti. E' un sistema che negli ultimi due anni, in cui abbiamo goduto della liberalizzazione, si è diffuso sempre più.

7) Ancora oggi dopo 20 anni dal primo obbligo di semina di semente cartellinata, risalente al 1995 le varietà più diffuse e che riscontrano il maggiore favore degli agricoltori (vedi sondaggio a lato), sono Iride (del 1996) e Simeto (del 1988) costituite prima o poco dopo l’introduzione dell’obbligo (ci volevano ai tempi almeno 10 anni per costituire una varietà). Quindi la crescita delle rese delle varietà non è dovuta all'obbligo di utilizzare seme certificato, anzi senza regime protetto è probabile che i costitutori di varietà lavorassero più alacremente senza cullarsi sugli allori di una rendita di posizione, quale si è manifestata negli ultimi 20 anni.

8) Con ciò voglio dire che il certificato è completamente inutile ? No, non esageriamo, in uno schema teorico, secondo me, di una azienda moderna di medie dimensioni, circa il 10% della superficie dovrebbe essere destinato ad una rimonta interna con semente cartellinata anche di 2° riproduzione (se fatta bene), il restante 90% con la semente aziendale crivellata derivante dalla cartellinata dell'anno prima. Con questo  modello le aziende risparmierebbero mediamente 30 €/ha ottenendo i medesimi risultati sul piano qualitativo e quantitativo delle produzioni (oltre ad una serie di vantaggi logistici richiamati sopra), visto che come tutti sappiamo il grano è una specie autogama con una percentuale di deriva genetica molto bassa (naturalmente operando con  dovute ma semplici accortezze). L'eccesso di purezza genetica garantita dalla certificazione ha un impatto più estetico che pratico sull'attività agricola, a ben vedere.
Seminare certificato su tutta la superficie aziendale è quindi uno spreco che le aziende orientate al raggiungimento della massima competitività non si possono più permettere, e neanche il settore agricolo nazionale nel suo complesso. Buona parte delle ditte sementiere svolgono un lavoro superfluo, mettendo in commercio un prodotto che in condizioni di libero mercato sarebbe acquistato in minima parte. E non voglio neanche soffermarmi sui casi limite, ma non troppo, nei quali la semente certificata può anche essere di peggiore qualità, sotto vari profili, rispetto a quella fatta in casa.

9) Ma allora i costitutori non avranno abbastanza risorse economiche per continuare l’attività di ricerca? Non credo, visto che in passato hanno ottenuto brillantissimi risultati senza che vi fosse alcun sussidio agricolo forzoso. Se proprio si deve sostenere la ricerca, si operi come in Francia con i COV. Ovvero gli agricoltori che vogliono riprodursi la semente autonomamente versano una tassa media pari a circa 2.5 €/ha per ottenere il diritto di risemina (gli agricoltori francesi sono in rivolta perché non vogliono neanche questo, sapessero cosa tocca a noi), mentre gli altri comprano la semente certificata liberamente, senza ulteriori oneri. La modulazione dell'importo del COV avviene peraltro in base alla risposta produttiva della varietà, ovvero più la varietà da migliori risultati all'agricoltore in termini di resa, più il costitutore incassa, vero il contrario in caso di risultati deficitari.
In questo modo si favorisce la ricerca efficiente (ed i risultati francesi parlano chiaro) e si evita di foraggiare una nutrita schiera di operatori sementieri e burocrazia pubblica connessa, che spesso non sa neanche cosa produce o certifica.

10) Oggi si parla tanto di sostenibilità e qualità. Ma cosa c’è di più sostenibile della semente aziendale a Km 0? La semente cartellinata può fare anche il giro del Mondo prima di arrivare sul nostro campo!


Ecco dunque le mie principali perplessità, alle quali sono sicuro altri agricoltori potranno aggiungere le loro. Sarebbe interessante, se le associazioni di categoria dei sementieri, magari in una pausa della loro estenuante attività di lobbing, entrassero nel merito di queste ragioni, piuttosto che continuare a ripetere come un disco rotto che il prodotto cartellinato sarebbe tanto eccezionale quanto stranamente incompreso dall'agricoltore!





59 commenti:

  1. io uso seme certificato,solo di 1riproduzione sul 40%dell'azienda.p rimo per risparmiare sul trasporto dal mio ammasso.poi con le rese di quest'anno ed il premio di contratto pari a quasi 3. cent. ai un grano gia' conciato, ed il costo del seme gia' ammortizato, e' secondo me' rese piu' alte e'meno suscettibilita' alle malattie dove semino il cartellinato sono i miei migliori terreni e' distano dall'ammaso 30km.quindi anche per risparmiare un po' di gasolio'poi condivido quanto dici che spesso la varieta' che si vuole seminare non sempre te la garantiscono ,io semino il cartellinato con lo stesso sementiere da piu' di 20anni senza mai problemi.ciao vedo che il blog e' molto attivo per nostra fortuna

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  2. Sono Roberto Angileri, amministratore delegato di Proseme, societa' costitutore di diverse varieta' di cereali e altro. Cerchero' di rispondere, naturalmente secondo le mie posizioni, a qualche questione che ritengo meriti riflessione.
    L'utilizzo del seme di grano duro certificato non e' obbligatorio ma diventa tale solo per gli agricoltori che hanno aderito all'art.68 che prevede un premio aggiuntivo di circa 90 euro ha ( il seme omaggio !!!! ).
    Non e' vero che in Europa l'utilizzo non e' obbligatorio ma in Francia l'aiuto e' accoppiato all'utilizzo di seme certificato, in Grecia esiste l'obbligo di utilizzo di 100 kg ettaro, in Spagna l'obbligo e' stato tolto per favorire le varieta' pubbliche.
    Faccio i complimenti a Grano duro se tra la sua granella di reimpiego ed un campo Coltivato con sementi non ha notato differenza. Dalle 202 aziende che hanno aderito alla nostra filiera ed alle 60 che riproducono per noi il seme mi giungono pareri nettamente diversi. Per quanto riguarda il conto economico parlare di zavorra per un costo aggiuntivo di 2o euro ettaro, tra l'altro tutto recuperato con l'aiuto, e non attenzionare una produzione in moltissimi casi maggiore ( solo la concia, che protegge il seme fin dall'inizio incide per 3/4 q.li in piu' di produzione ) mi sembra molto riduttivo. Ogni agricoltore e' libero di scegliere i semi che preferisce e che rendono meglio nella propria azienda. 48 sementieri in Sicilia possono offrire tutto il panorama varietale italiano ma anche estero. Per quanto riguarda lo smaltimento, l'azienda agricola che si definisce tale non mi pare utilizza solo confezioni per sementi bensi' anche concimi, diserbi etc.. quindi il problema non esiste.La ricerca ha permesso negli anni di aumentare notevolmente le rese produttive. Simeto ed Iride hanno permesso di produrre notevolmente di piu' ma a queste varieta' nel caso nostro si sono affermate negli anni Ciccio, Colosseo ed adesso le ultime nate Core e Mimmo. Sul Core preferisco far parlare i numeri, in un anno e' arrivata al 4. Posto per ettari seminati in Italia. Il successo di un prodotto dipende sempre dal consumatore finale.
    A proposito di km. 0 perche' preferire costitutori del nord e non le nostre societa' di ricerca del sud. Abbiamo prodotti e varieta' in grado di soddisfare il mercato ed a proposito dei francesi abbiamo tanto da imparare.
    Spirito cooperativistico, utilizzo seme solo di pre-base o R 1 ( la seconda riproduzione non esiste ) pagamento della royalties ai costitutori sull'utilizzo della proprieta' intellettuale anche sulla " semences de ferme " ( aziendale ), disciplinare di coltivazione rispettato al 100 %, stoccaggio differenziato etc... La sala convegni Proseme e' a disposizione, come sempre per un confronto democratico e costruttivo per il raggiungimento di un obiettivo comune senza dispersione e speculazione all'interno della filiera. Grazie per lo spazio concesso.

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    1. Angileri, grazie per il pacato intervento e per la sua disponibilità al dialogo.

      Prima di tutto però un chiarimento ce lo deve:
      (non so in Grecia ma chiederò ad un amico durogranicoltore che ci segue) in Francia non c'è alcun aiuto accoppiato al cartellinato che io sappia. La prego di fornirci un documento o un articolo che riporta tale notizia.
      Io nel mio post sulla situazione francese ho fornito molti link (in blu) in cui viene rappresentata una situazione radicalmente diversa.
      http://durodisicilia.blogspot.it/2012/04/si-agita-anche-il-mondo-agricolo.html
      Magari io mi sbaglio, ma se ci renda tutti quanti edotti su questo punto eviterò in futuro di diffondere informazioni errate.

      Il contributo per l'art.68 nasce per finalità ambientali di altro genere, non per utilizzare seme certificato. La reintroduzione del vincolo della semente certificata è stato ripristinato dopo i disperati allarmi lanciati da Assosementi sulla crisi del settore sementiero.

      Ogni azienda ha le sue convinzioni. Se ci sono così' tanti utilizzatori entusiasti volontari di seme certificato perchè ripristinare il vincolo per tutti.
      Perchè le superfici seminate sono dimezzate quando il vincolo è stato tolto?
      Un prodotto che funziona indiscutibilmente si vende senza imposizioni di sorta, per la mia esperienza.

      Lo smaltimento si paga anche in relazione ai Kg di rifiuti prodotti.

      In ogni caso, tutto quanto ho scritto si può riassumere in un unico concetto che ancora fa fatica ad affermarsi: libertà di scelta per le imprese agricole.
      Dovrebbe essere normale in una società che si riempe la bocca di libero mercato, competitività, concorrenza ma purtroppo così non è.

      P.S. Attendiamo ancora di conoscere il vostro modello di contratto di filiera. Si ricorda, aveva promesso di farcelo conoscere, molti agricoltori mi hanno scritto privatamente per saperne di più. Certo se voi aziende agro-industriali non diffondete la vostra offerta non potete accusare noi agricoltori di individualismo.

      Saluti e mi compiaccio del suo passaggio al minuscolo (il maiuscolo sul web, equivale a gridare!)

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    2. Ribadisco il concetto che il seme di grano duro certificato non e' obbligatorio per le aziende che non hanno aderito alla misura ambientale art.68 e quindi in rotazione con leguminose, maggese nudo, maggese vestito, miglioratrici. Posso farle avere il decreto ad una e-mail. Quindi libera scelta su cosa fare.... Ma per un'agricoltura di qualita' sono molto lontano dal pensiero di coltivare, ringrano per 15/20 anni o zone impervie. La perdita delle superfici riguarda solo il sud, ma le assicuro che se la repressioni frodi o l'Ense avessero aumentati i controlli in molti commercianti avrebbero potuto constatare molta " granella " crivellata ad uso zootecnico per eludere il pagamento delle royalties ai costitutori. E qualche agricoltore su questo e' rimasto colluso. In Sicilia si sono seminati ugualmente 250.000 ettari ma di seme solo 80.000. Tutto il resto e' stato reimpiego aziendale ?
      Per quanto riguarda le altre informazioni sul nostro contratto di filiera, mi sembra strano che non sia al corrente. Ripeto 202 aziende agricole lo hanno sottoscritto e lo conoscono, il contratto e' stato notificato alle associazioni di categorie (tutte) ed anche ai comitati spontanei ed al codifas. Non ho nessun problema a notificarlo alla e-mail che vorra' comunicarmi.
      Dimenticavo di riferirle che abbiamo anche attuato da tre anni il progetto " tutti in classe " per assistere le aziende agricole nella fase preliminaredella coltivazione ed anche nel post vendita. Naturalmente tutto compreso nel prezzo di vendita del seme alla azienda agricola. Le comunico infine che in considerazione che gli obiettivi sono quelli che contano, la nostra filiera quest'anno ha piu' che triplicato il suo stoccaggio. Forse siamo simpatici o il meno peggio del settore, oppure l'azienda agricola ci riconosce e certifica quello che noi cerchiamo di diffondere.
      Chiunque può chiamarmi al 339-7450148 - Roberto Angileri - amministratore delegato Proseme.

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    3. Angileri
      in blu nel testo ci sono dei link, che spiegano alcuni passaggi (come quello dell'art.68 con tutti gli estremi di legge) e citano fonti. Pigi sui link per approfondire.
      Non posso stare a riscrivere sempre gli stessi concetti.

      quindi lei mi conferma che crivellando la granella sostanzialmente si produce un prodotto praticamente indistinguibile dal certificato, salvo che per la mancanza del cartellino.
      Richiedete sanzioni per chi vi froda allora, piuttosto che coinvolgere una intera categoria, sino a prova contraria vittima di un pagamento di un obolo. Oltre a lanciare accuse antipatiche che sino a prova contraria sono prive di fondamento.
      Se dovessi lanciarmi io in allusioni di scorrettezze da parte degli operatori del vostro settore, potrei scrivere un testo lungo come un dizionario.

      non sono iscritto ad alcuna associazione di categoria
      granodurosicilia@gmail.com è la mia mail.
      già le avevo segnalato la mail nel precedente suo intervento nell'altro post. Evidentemente lei non segue le discussioni che alimenta.

      Ma nessuno ha mai messo in discussione i risultati di Proseme, che peraltro è un costitutore più che un sementiere. Io ammiro tutti coloro che hanno successo nel rispetto delle regole del mercato. Allo stesso tempo qui non si fa pubblicità ne sconti per nessuno.
      Con questo post ho inteso evidenziare una palese scorrettezza ai danni della libertà di impresa degli agricoltori.

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    4. Concordo su molti punti.
      Ringrazio anche io Angileri per la sua disponibilità al dialogo. Anche io non confonderei i sementieri con la proseme. Però il fatto che ia non possa autoruprodurmi il seme in azienda, magari pagando solo le royalty come fanno i sementieri ai costitutori, non mi piace per niente.

      Anche io attendo di vedere il contratto di filiera proseme.
      E' valido solo per la moltiplicazione del seme o vale anche per la granella normale?

      Alcuni discorsi tra la seconda e la terza riproduzione che sono identiche valgono solo per alcune varietà.
      Altre invece hanno differenze molto marcate già alla terza riproduzione.
      angileri può benissimamente approfondire questo aspetto.

      Circa i costi di soli 10 euro in più al ql, sono molto scettico...secondo me può valere solo per alcune varietà.
      Ci siamo intesi......

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    5. Le notifico subito la e-mail relativa al contratto ma piu' che un rapporto epistolare a noi piace il confronto diretto. Le rinnovo l'invito a venirmi a trovare per illustrarle dal vivo il lavoro di un sementiero costitutore prima di arrivare al sacco. Per quanto riguarda gli aspetti specifici legislativi cerchero' di coinvolgere nel blog il Dr.Lucconi di Roma, direttore di Asseme, Associazione sementieri Mediterranei.
      Per quanto riguarda la differenza tra una granella crivellata ed il seme certificato, ritengo che lei ha sicuramente la preparazione di valutare germinabilita' , purezza specifica. In presenza di seme certificato per qualsiasi problema si puo' appellare alla germinabilita' minima dell'85 % e di una purezza del 997 per mille per la seconda riproduzione. Naturalmente il tutto corredato con fattura da seme.
      In altri casi ritengo che eventuali impugnative sono difficili.
      Infine per quanto riguarda le denunce delle frodi mi piacerebbe averlo partner. Anche io potrei fare un'enciclopedia quando abbiamo assistito a compra-vendita di cartellini per ottenere l'aiuto comunitario.
      Per quanto riguarda infine la pubblicita' oltre ad avere i prodotti abbiamo anche un'ottima agenzia. La invito a ricondurre il dialogo sulla discussione democratica e costruttiva e non sindacale.
      Roberto Angileri

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    6. Ma lei non può pretendere un rapporto diretto con i lettori del blog. Il web permette soltanto questo tipo di espressione limitata ed epistolare al momento.
      Se vorrà inoltrarci qualcosa riguardo al contratto sarà certamente gradito da tutti.
      La partecipazione al dibattito del Dr. Lucconi sarà certamente stimolante.
      Per quanto riguarda me, io in questo momento, ho soltanto il ruolo del latore. So benissimo che fate un ottimo lavoro di selezione, Angileri, ma qui non si discute di PROSEME che qualsiasi produttore siciliano non può che apprezzare per l'apporto che ha dato al settore(il mitico Simeto ha cambiato gli standard produttivi), qui si discute di un principio più generale, a cui nessuno agricoltore intende rinunciare a cuor leggero.

      Angileri, tenga conto che stiamo su un blog di produttori, ed io stesso lo sono. Generalmente non censuro mai nessuno,tranne Mimmo quando minaccia qualcuno di morte (ma lui è un abruzzese caratterialmente bizzoso, tutti i lettori del blog ormai conoscono il suo stile e lo apprezzano perché è un bravo agricoltore). Credo che in un blog ci debba essere libertà di espressione anche colorita, non stiamo mica ai Georgofili, il commento era generico (uno semplice sfogo comprensibile) e non offendeva nessun commentatore specifico.
      Quindi per me va bene così, se la sua sensibilità è stata ferita, me ne dispiaccio ma sappia che questo blog non è particolarmente beneducato.

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    7. non credo che il dottor Angileri la prenda sul piano personale-d altronde non mi pare di aver aggredito alcun chè-
      Mi preme fare una precisazione-
      dopo la sospensione dell obbligo di coltivare cartellinato,i bravi costitutori ,hanno dato il via ai contratti di filiera(strumenti con i quali io mi trovo bene)ed era una vita che si sperava in simili strumenti,finalmente -costitutori-agricoltori e trasformatori-che si incontrano e perseguono un obbiettivo comune-quantità,qualità e un minimo di reddito garantito all agricoltore-tutte specificità che prima andavano ognuno per i fatti propri-tuttavia chi fà impresa deve essere lasciato libero di fare quello che vuole,ragione per la quale io sono contrario agli aiuti(in modo particolare ai psr drogano il settore alterandone la realta)
      Dottor Angileri quando c era l obbligo circolavano sementi che non erano buoni neanche per i porci,e quella gente con la fine dell imposizione è letteralmente scomparsa-non me ne vogliano gli amici del sud,ma all epoca io pretendevo seme toscano o marchigiano,messi a confronto con alcuni prodotti pugliesi era come confrontare la ferrari con un catorcio da rottamare-mentre oggi dalle puglie arrivano sementi eccellenti-come mai?la risposta gia la sapete-
      tornare a quel regime significa ristabilre certe cattive abitudini-
      qui non si tratta di essere educati o nò-una fregatura anche se fatto con garbo ed educazione sempre tale è-a voi di proseme(e non cito gli altri)vi sta bene questa imposizione?vi sta bene che si torni a vendere solo il cartellino,condizione a voi sfavorevole mi pare-vi sta bene che alcuni furbastri potrebbero insersi nei contratti di filiera facendone decadere credibilità e stima?perche questo è quello che avverra con la reinroduzione del cartellinato-si apriranno delle corsie preferenziali per furbi e furbastri-buttando di nuovo scredito e diffidenza verso l intero settore-
      PS-io non ho mai attribuito a proseme o alla sua persona alcuna responsabilità truffaldina,anzi ho sempre portato avanti un discorso positivo sui contratti di filiera,di cui voi siete costitutori,e guardate che questo provvedimento più che avvantaggiarvi rischia di danneggiarvi-

      Io sono una persona abbastanza convinta delle mie posizioni,ma se qualcuno mi fa notare delle anomalie ci ragiono sopra-
      la invito a contestarmi i punti del mio commento sopra citati-
      rapporto qualità-seme certificato
      correlazione tra art.68 e grano cartellinato-
      divieto di professare liberamente la propria attività-
      dopo magari ci beviamo qualcosa insieme e ascoltiamo anche della musica -quella buona -però-

      granduro,pure tù,minacce di morte,ma sei "impazzito"-?io dico solo che si sta per consumare una tragedia,e la storia insegna che quando essa avverrà la ragione lascerà il posto all odio e alla rabbia-speriamo di nò-

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  3. Buonasera Granduro,

    pur d'accordo in linea generale con i suoi 10 punti, ho delle perplessità sul dato riportato in merito all'autoproduzione aziendale delle sementi in USA; non conosco bene il francese, ma anche la tabella con i dati derivati da GRAIN mi sembra che indichi nella colonna di destra la quota di produzione mondiale dei due paese e non quella di semente da autoproduzione degli stessi.
    Se mi sbaglio, vi prego di scusare il mio intervento.

    Le lascio però anche un link per la piattaforma Grano di Monsanto: http://www.monsanto.com/products/Pages/wheat.aspx

    Considerando l'aggressività sui mercati del colosso americano vedo, a malincuore, il futuro della autoproduzione aziendale parecchio bigio. E' vero anche che notizie come quella di ieri, anche se in merito ad una cultivar differente, lasciano uno spiraglio ad un'agricoltura più "umana": http://www.quotidianolegale.it/1296/notizie/ogm-la-francia-chiede-il-divieto-il-mais-mon810-dossier-ogm.htlm

    Spero di non aver deviato troppo dal tema e la ringrazio per il lavoro svolto e la passione che emerge dal suo blog.

    Sergio Cherici

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    1. No la tabella indica ciò che ho scritto, se parliamo della stessa. Se la fonte riporta la verità non sono in grado di stabilirlo. Anche a me sembrano un pò esagerati come dati, ma le associazioni francesi li indicano di continuo, senza smentite.

      Inoltre se segue i link suggeriti nel seguente post:
      http://durodisicilia.blogspot.it/2012/04/si-agita-anche-il-mondo-agricolo.html
      vedrà che anche l'ESA, l'organizzazione europea dei sementieri, riporta dati molto elevati di autoriproduzione aziendale.

      Si capisco i timori che nutre per il futuro, ma pragmaticamente io mi fermo all'oggi, che per noi durogranicoltori è già piuttosto complesso.

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  4. obolo?estorsione bella e buona-secondo questa gente noi duricoltori dovremmo fare i corrieri,prelevare presso agea,a spese nostre e consegnare nelle loro mani,magari rimettendoci pure qualcosina-
    perchè se avvicendo avena o orzo con leguminosa l art.68 è mio,con grano duro è vostro?
    il cartellinato costa mediamente tra il 70-80% in piu del grano autoprodotto,come se non bastasse vogliono pure l art.68-scordatevelo-dovrei rinunciare a precessare con orzo e avena,coltivare favino o altre leguminose che pagano a malapena le spese per prendere l art.68 e consegnarlo nelle mani dei sementieri?in nome della qualità?cosa succede al cartellinato quando viene attaccato dalla fusariosi,si difende esibendo il cartellino?volete la qualità?allora fate come gli usa con il trattamento contro la fusariosi-combattendo essa si assicurano qualità merceologiche eccellenti alla cariosside-proteine-glutine e basso contenuto di micotossine-
    il creso entrò nelle aziende cerealicole italiane senza alcuna imposizione,s inpose da solo,all epoca era il top del grano duro e non ci misero tanto a conoscerlo- volete stare sul mercato? fate come mercedes e bmw,no come fiat.
    Qui è ora di chiamare le cose con il loro nome-questo è un furto bello e buono-voi dite di sostenete dei costi per produrre nuove varietà-e chi ve lo ha chiesto?babbo natale?per me potremmo tranquillamente continuare a coltivare varietà da 15qtxha,vuol dire che anzichè 30Ealqt ne prenderei 90E-e tanti saluti-speriamo che questa europa fallisca-fine della pac-fine del giocattolo-tutti a zappare pe magnare-

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  5. Mimmo70 .
    "Prima di sparare...pensa"
    E' una bellissima canzone.
    Ti consiglio di ascoltarla quotidianamente.

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    1. amico anonimo,ci ho pensato e ripensato-e piu ci penso piu mi convinco che ci volete fregare-poi io non sono neanche cacciatore-quindi-piuttosto contestami quale sarebbe la mia sparata-la mia inesattezza-la verità e che qui cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa,ed io piu la sento più mi agito-
      Io la consiglio di ascoltare tutti i giorni una canzone di Antonello Venditti-indovina come fà-inizia---in questo mondo di l....-non se la prenda,ma io amo essere schietto e
      diretto-noi zappaterra siamo fatti cosi-

      tanti saluti

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    2. lettori per favore non trascendiamo in scaramucce spicciole, se quel che afferma Mimmo, non convince, si abbia il coraggio di esprimerlo compiutamente in modo che tutti possano capire, piuttosto che lanciare provocazioni che non danno alcun contributo al dibattito ed anzi lo potrebbero far trascendere.

      Grazie

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  6. Caro amico Mimmo hai ragione
    la musica non è cambiata ma è finita
    e gli amici ...se ne vanno.

    Stento a credere che potrai tranquillamente
    coltivare producendo 15 q.li/Ha ricevendo
    un pagamento di € 90 /q.le
    In quel caso sì che sarebbe Babbo Natale a pagarti.
    Oggi di "creso migliorati" nel mercato ce ne stanno
    tanti.

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    1. vediamo un pò-voi dite di sostenere dei costi per produrre nuove varietà-io semino cartellinato senza alcuna imposizione,poichè lavoro con i contratti di filiera,ma chi non ha questi strumenti come si difende dai maggiori esborsi per il cartellinato?sono figlio d arte,e mio padre ha seminato grano certificato dai primi anni 60,era stupido?forse-ma sapeva che il seme per essere efficente deve essere rinnovato annualmente,ed io faccio la stessa cosa e come me la stragrande maggioranza degli agricoltori-ma i nostri grani sono accresciuti di qualità proprio quando non vi era obbligo di seminare cartellinato,poichè chi ha lavorato in modo serio è riuscito a farsi apprezzare dall agricoltore e a imporsi sul mercato-purtroppo mi spiace per lei,ma cosa c entra l art.68 con il cartellinato?perchè dovrei spendere soldi per un mediocre seme anziche per un trattamento contro la fusariosi?lei mi risponderà che sono tutti e 2 necessari per far la qualità-io le dico che noi non siamo BULGARI-non produciamo gioielli e per far quadrare i conti ,i costi devono essere compressi il piu possibile,altrimenti chi me lo fa fare a me lavorare?voi volete l art.68,il gasolio ha superato 1E,il concime aumenta,il trattamento contro la fusariosi è necessario ,altrimenti addio qualità e quantità,i mezzi meccanici costano un occhio,il grano ci viene pagato quello che vedete tutti i giorni ,ma per chi ci avete preso-
      io quando porto il mio prodoto allo stoccaggio esso viene analizzato e classificato,e cosi mi pagano-voi invevce volete imporci una tangente e basta-
      mi associo a lei nel denunciare lo squallido mercato dei cartellini per avere il premio,ma questo non vuol dire nulla,era ed è un reato penale-da denunciare alle autorità competenti-
      a quando un magistrato indagherà su questa reintroduzione obbligatoria dell uso del cartellinato per accedere all ert.68?
      poi se facciamo bene due conti,caro il LEI,il mio grano attualmente al consumatore finale costa più o meno quei 90E da me citati,poichè la pac assorbe il 45% del bilancio comunitario,bilancio costruito con tasse e balzelli di ogni tipo,ma quanto di quei soldi tornano realmente nelle tasche dei veri agricoltori?altro che la festa e finita-qui prima si chiude e meglio è per tutti-
      credete veramente di poterci portare in giro con il dito sotto il naso?

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    2. Salve, mi sono imbattuto per caso in questo blog ed ho trovato interessante l'analisi fatta da Granduro.
      Tuttavia vi sono dei piccoli errori nei conteggi in quanto non tiene conto, per esempio che i 220 Kg di seme certificato sono "puliti" e quindi al netto dello scarto ( si consideri che una buona selezione a regola d'arte comporta un 20-25% di scarto. Per buona selezione si intende anche l'uso di gravimetrica o densimetrica in modo tale da avere un seme "calibrato" ed ottenere un'ottima densita' di semina, minore quantitativo di seme da utilizzare e maggiore produzione.......il tutto con assenza di orzo ed altro.
      Quanto affermato dal dott. Angileri e' in parte anche vero sia per quanto riguarda l'obbligo per l'articolo 68 (obbligo molto attenuato dal fatto che comunque il contributo comunitario ripaga ampiamente il maggior costo del seme certificato e che comunque consente all'agricoltore di utilizzare anche grano non certificato).
      E' vero anche il fatto che in realta' sono poche le aziende agricole in grado di autoprodurre correttamente seme aziendale.
      La quasi totalita' degli agricoltori acquista seme non certificato da ditte sementiere che per legge devono produrre e vendere solo seme certificato.
      Credo che questo sia doveroso sia per rispettare una concorrenza leale nei confronti delle ditte virtuose che devono sottostare ai numerosi controlli di legge,maggiori costi, sanzioni, tasse, adempimenti etc etc, sia perché l'agricoltore (in teori) dovrebbe risulterebbe maggiormente tutelato sui prodotti che acquista.
      Pero' e' anche vero che l'obbligo di acquisto di seme certificato, attraverso l'utilizzo di denaro pubblico e non attraverso il controllo del rispetto delle leggi esistenti, e' davvero antipatico ed e' strumentalizzato,
      manipolato ed utilizzato ad uso e consumo di una lobby e da una ristretta cerchia di societa' che utilizza come paravento e strumento l'associazionismo.
      Sarebbe interessante sapere ( ed io lo so) chi ha voluto a tutti i costi l'obbligo del seme certificato ( anche in modo illegittimo attraverso la costituzione ed il sostegno totale (in tutti i sensi)di una nota Associazione.
      Sarebbe anche interessante capire come mai ed in quale modo una notissima varieta' di grano duro, costituita e di proprieta' di un ente regionale, sia passata di mano a una ditta privata.
      Beh.....potrei scrivere fiumi di pagine e raccontare storie che nessuno conosce e nemmeno immaginare.
      Per esempio negli anni novanta tutti pensavano che vi fosse
      l'obbligo dell'uso del seme certificato e furono inventate le cosidette liste di qualita' per ottnere il controllo del mercato.
      Ebbene, non esisteva nessun obbligo in quanto in realta', non solo tale obbligo non era previsto dalle norme comunitarie ( la UE minaccio' una procedura diinfrazione a riguardo) ma la stessa norma nazionaleprevedeva solo che nel caso l'agricoltore non avesse utilizzato seme certificato poteva essere sottoposto solamente ad un controllo per verificare che avesse coltivato effettivamente grano duro e non altro.
      Una vera beffa.......in realta' vi era solo la minaccia di un controllo.....ma nessuno lo sapeva.
      Per ora mi fermo qui.........

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    3. ultimi aggiornamenti qui:
      http://durodisicilia.blogspot.it/2013/05/qualcuno-non-ci-sta3-chi-cercatrova.html
      leggiti anche i link possibilmente


      al volo ti rispondo rapidamente, poi se vuoi ci scriviamo in un post più recente:
      1) lo scarto ha comunque un valore commerciale di poco inferiore al grano...20-25% mi sembra proprio esagerato..., in ogni caso se il peso ettolitrico del grano che consegni è basso o il grano è sporco, il sementiere decurta...

      2) l'art.68 non nasce per ripagare il produttore dell'acquisto del seme, ma per ripagarlo del fatto che è obbligato ad avvicendare le colture con le leguminose.
      Questo è un punto fermo e sostanziale.


      3) lo sappiamo anche noi chi lo ha voluto, vedi il primo link che ti ho postato.

      4)so anche la Storia del Simeto, ma ho preferito non tirarla fuori, giusto per non rivangare vecchie storie...
      faccio il fesso...

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  7. Vorrei rispondere al dott.Angileri,ma se siete cosi bravi,e,avete fatto tanto(voi della Proseme sicuramente),ma perche' avete bisogno dell'obbligo,state sul mercato con la concorrenza e la qualita'.

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  8. Vorrei dire un ultima cosa, tutte le truffe sulle sementi e sui cartellini richiamati nella discussione possono essere probabilmente accadute, ma se vi sono state ciò è avvenuto a causa di un meccanismo distorto generato dall'obbligo (o convenienza economica ai fini del percepimento dei contributi PAC) di utilizzare semente cartellinata.
    Tornando al libero mercato si ristabilirà l'ordine delle cose così che speculatori truffaldini (anche agricoltori) ed operatori incapaci non troveranno più le condizioni per allignare.
    Chi vuole e ritiene giustamente utili le sementi cartellinate le acquisterà liberamente, chi invece preferisce autoriprodursi la semente lo potrà continuare a fare.
    Se non sbaglio peraltro i sementieri con licenza potranno fornire prestazioni conto terzi per la pulizia della semente, riconvertendo la propria attività. E' stato creato un mostro in Italia, in passato, non c'è motivo di continuare ad alimentarlo.

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    1. Skandiski
      Siamo tutti d'accodro: il seme cartellinato obbligatorio per percepire il premio art. 68 è una carognata!
      Cercherò di sintetizzare cosa è accaduto: Tale premio sarebbe dovuto essere spalmato sui titoli dei produttori per eliminare i costi della burocrazia, ma l'italia ha preferito l'avvicendamento per elargirli, cioè ha scelto la burocrazia ed i relativi costi. Inizialmente avevano decretato un avvicendamento triennale(tra l'altro senza nemmeno tutte le colture miglioratrici e da rinnovo)con obbligo del cartellino, ma la commissione Europea l'aveva bocciato proprio perchè il cartellino non c'entrava nulla. Ad essere onesto anche perchè l'avvicendamento proposto era una vera fetecchia. A quel punto è stato decretato l'obbligo del solo avvicendamento biennale per percepire il premio, ampliando anche le colture ammissibili in rotazione.
      Per qualche anno (non ricordo quanti) non vi è stato obbligo di cartellino, ma l'attivita di lobbing (Assosementi)si è fatta intensa, i sindacati agricoli in silenzio hanno avallato; ed ecco reintrodotto l'obbligo del cartellino per percepire il premio per l'avvicendamento cioè art. 68.
      Personalmene, penso che il premio sarebbe stato meglio spalmarlo sui titoli (la pratica dell'avvicendamento in passato nella mia azienda è stata sempre effettuata e questo ha fatto anche ridurre i titoli....invece di premiare chi già "rispettava l'ambiente"), si sarebbe eliminato un bel pò di burocrazia ed i relativi costi, cioè si sarebbe raggiunto gli obbiettivi iniziali voluti proprio dalla commissione Europea. Bisogna prendere atto che come al solito la politica con gli interessi dei sementieri e dei sindacati hanno fatto in modo di disperdere l'obbiettivo iniziale, cioè premio completamente disaccoppiato ed eliminazione della burocrazia (al quel punto la domanda pac consisteva solo in una conferma della situazione aziendale)e dei costi di gestione.
      Una cosa che mi meraviglia molto sono i costi colturali citati da Grano Duro....dalle mie parti (Puglia collina-montagna)con 400 euro ci compro si e no i mezzi tecnici (seme, concimi, diserbo.... il fungicida forse), poi ci voglio i costi per le lavorazioni, macchine, attrezzi tasse e burocrazia varia, la manutenzione degli immobili e perchè no telefonate, viaggi ecc...
      Tempo fa lessi una riflessione di un economista italiano che ora non ricordo il nome, il quale affermò: "I mali dell'agricoltura italiana stà nel fatto che gli agricoltori non si sanno fare i conti...quando poi si rendono conto che non c'e la fanno è troppo tardi".

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    2. Mimmo Mimmo qualche volta hai esagerato lo sai...ma chiaramente sempre in senso metaforico.

      Skandiski

      si, la tua ricostruzione è corretta, gli anni di liberalizzazione sono stati 2, se non erro.

      ho pubblicato e discusso più volte il mio conto colturale. Due anni fa era di circa 300 €/kg comprensivo di costi fissi e variabili, escludendo soltanto il costo del mio lavoro.
      Ovviamente ora è cresciuto un pò. Ma sto sotto i 400 €/ha agevolmente.
      In Sicilia a parte i casi limite, si spende generalmente poco per coltivare. In primis in concimi.
      Ciò non toglie che ci sia anche chi spende molto di più, ottenendo anche rese più elevate naturalmente, ci sono approcci diversi come è giusto che sia (esistono varie modalità altrettanto convenienti per coltivare il grano, io credo, ogni azienda in base alle proprie esigenze e condizioni dovrebbe mettere a punto una sua propria tecnica, altro che disciplinari di produzione standardizzati), ma io presentavo un dato medio.
      Non si spiegherebbe altrimenti come mai con le nostre rese medie ed i nostri prezzi ci siano ancora più di 300.000 ha di grano duro. Siamo tutti dei benefattori dell'umanità, oppure semplicemente non sappiamo fare le somme e differenze?
      Qualche giorno fa Agricoltore Tarantino presentava un conto economico molto simile al mio,incontestabile peraltro, figlio di una tecnica agronomica simile,

      Bizzarro, che un lettore che segua un blog principalmente economico sul grano duro, accusi il suo autore di non sapersi fare i conti.
      Io al tuo posto eviterei di seguire il blog semplicemente, piuttosto che citare frasi fatte di economisti da salotto!

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    3. Skandiski

      Granoduro...mi inviti a non seguire il tuo blog solo perkè dalle mie parti i costi non sono in linea con i tuoi?
      Guarda che io non ho affermato che tu nn sai farti i conti (non avere la coda di paglia , altrimenti brucia)...ma di certo non li potrai fare nelle tasche degli altri. Inoltre io non sono di Taranto...la Puglia è molto variegata, pianura, collina, montagna, vi sono realtà molto diverse a pochi km di distanza...c'è chi semina sul sodo chi ara e chi irriga il grano....per intenderci.
      I 300.000 ha di grano duro, evidentemente, ci sono anche perchè si percepiscono i premi pac. Voglio ricordarti che qualche anno fa si è venduto il duro a 13 euro e l'anno successivo si è seminato lo stesso, questo perchè, come saprai, l'agricoltore non ama vedere i suoi campi abbandonati e starsene con le mani in mano o ancora a causa della paura che un domani la commissione europea elargisca premi in base alla coltura praticata rischi di non percepire più nulla.
      La frase dell'economista la lessi sull'informatore agrario e non era uno da salotto ma da cortile di campagna se può consolarti.
      Cmq era chiaro che era una analisi generica, come un monito, ad un invito a stare attenti al propria redditività della azienda, altrimenti si sarebbe potuta trovare indebitata da un momento all'altro.
      Sicuramente negli ultimi anni gli agricoltori sono più attenti ai propri conti, sono più colti, informati grazie al web, tu ne sei l'esempio(anzi contribuisci a fare informazione), ma purtroppo molti ancora non lo sono.
      Se ti da fastidio e non vuoi che scriva sul tuo blog, non usare frasi fatte, dillo chiaramente.

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  9. caro amico grano duro ma sei davvero convinto che l'agricoltore usa il suo grano per risemina??? magari compra il grano senza cartellini (svecciato dai commercianti tutto senza fattura) e poi dichiara di aver seminato il suo proprio grano quando va a fare la domanda d'integrazione dal suo sindacato!!! Diciamo la verità ogni tanto e non ce la prendiamo sempre con i sementieri!

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    1. ma i commercianti non svecciano, sarebbero immediatamente perseguibili.
      Questo giochetto lo fanno i sementieri per fregare i costitutori e non pagare le royality, probabilmente. Loro hanno le licenze, e possono giustificare l'attività come conto terzi legale. I commercianti verrebbero scoperti immediatamente. Sareste voi i primi a denunciarli.
      Diciamoci la verità ogni tanto!

      E comunque si, conosco tantissimi agricoltori che si autoproducono il seme, compreso me. Alcuni sbagliano perchè neanche lo crivellano. Altri hanno acquistato dei semplici pulitori con crivelli che fanno un ottimo lavoro.
      Peraltro alcuni li hanno acquistati finanziandoli con le pratiche PSR, che favoriscono questo tipo di investimento.

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    2. ti sbagli grano duro, i controlli vengono fatti solo a noi sementieri e non ai commercianti, l'ense ( preposto per i controlli) non ha mai controllato nessun commerciante e nemmeno sa dove si trovino

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  10. e poi ti ricordo che a prescendere dalle sementi l'agricolotre è obbligato a fare un contratto di smaltimento dei rifiuti obbligatorio per legge come qualsiasi altra attività economica in italia! sementiero pugliese

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    1. Sementiero pugliese, nel mio contratto di smaltimento rifiuti è previsto un pagamento base che comprende un certo quantitativo di rifiuti speciali. Oltre una certa soglia si paga un supplemento.

      L'art.68 è nato per finalità esclusive di salvaguardia ambientale (compresi gli aspetti riguardanti le emissioni di CO2 nell'ambiente). Come mai finisce per finanziare una pratica che determina maggiore emissione di rifiuti speciali? Oltre a determinare una maggiore emissione di CO2 in seguito ai trasporti che subisce la semente cartellinata.
      Mah? Misteri?

      Ma quando la finirete di insistere. Continuate l'attività di lobbing, piuttosto, che finchè dura e fortuna per voi. Pretendere, pure di essere dalla parte della ragione, però mi sembra eccessivamente pretenzioso.

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    2. non certo sono i circa 100 grammi al sacchetto che ti fanno superare la soglia del contratto e poi c'e' la possibilità di comprare seme in big bags da q.li 5 cad. risarmiando anche....

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    3. Io non parlo di controlli Ense. Ma di controlli generici che possono svolgere le Forze dell'Ordine. Se si tratta di attività non autorizzata in nero (come tu dici), la guardia di Finanza ad esempio, ha pieno titolo per intervenire.

      In ogni caso se qualcuno vi froda, e lo Stato non è in grado di tutelarvi o avete paura di scontrarvi con realtà più toste di voi, torno a dire, perché dobbiamo pagare noi agricoltori il conto?

      Bèh, mai io produco molti sacchi.
      E poi chiaramente non è una questione individuale. Il punto è che vengono immessi, nel sistema rifiuti (già in crisi almeno al SUD) quintali di rifiuti di sacchi di cui potremmo farne a meno. E tutto ciò finanziandolo con un contributo, nato con finalità opposte! Bah, se a voi sembra normale...
      Ma fosse solo questo il problema, si tratta soltanto della ciliegina sulla torta di una questione più ampia.

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    4. Ritengo occorre un riepilogo del forum in questione.

      L'azienda agricola oggi è libera di seminare reimpiego, grano ad uso zootecnico o seme certificato. Tutti gli agricoltori hanno la capacità di poter valutare granella di reimpiego, grano ad uso zootecnico e seme certificato, possibilmente conciato con i parametri dettati dall'Ense ( germinabilità, purezza specifica, presenza seme estranei).
      Come sementiero di qualità è logico che la platea a cui mi rivolgo sono agricoltori di qualità, orgogliosi di vedere il proprio campo di duro, privo di fuori tipo, fuori taglia, senza orzo e/o tenero, con germinabilità del 85-90-95% e sopratutto campi produttivi,frutto di un corretto disciplinare di coltivazione. Basta solo 1 q.le di produzione in meno ad ettaro per colmare la differenza.
      Chi inoltre vuole aderire all'art.68 ( misura ambientale ) ha la possibilità di recuperare, tutto o in parte, il costo del seme in quanto la misura prevede un aiuto di 90/95 euro. Quindi chiaro che l'obbligatorietà scatta solo per coloro che aderiscono all'art.68.

      AZIENDE LIBERE DI SCIEGLIERE COSA FARE E CON CHI FARLO

      Per quanto riguarda " l'obolo " da pagare ai costitutori ritengo doveroso ricordare che mentre la ricerca pubblica,l'obolo lo prende dalle nostre tasche, la ricerca privata l'obolo lo deve guadagnare sul campo, ed a fronte di moltitudine di linee in osservazione, dopo anni si riesce ad iscrivere una varietà che qualora incontra il consenso del mercato riuscirà a raccogliere le royalties sperate dopo circa 10 anni di osservazione. Il primo incrocio del Core, ad esempio risale al 2001.

      Purtroppo devo rilevare che la ricerca pubblica, nonostante già finanziata, ha ottenuto risultati modesti in relazione agli investimenti e alle risorse umane impiegate.

      Un ultimo pensiero per i rifiuti. Di che cosa stiamo parlando ? L'azienda media di 10-15 ha ( la nostra siciliana ) avrà l'onere di smaltire 20 o 30 sacchi.
      Ma allora che dire di sacchi vuoti di comcimi, di confezioni di diserbi, di residui di oli usati.
      Eppure i residui che danno fastidio sono i sacchi del seme. Ma !!

      Ripeto il mio pensiero che contraddistingue il mio mandato " L'istinto non deve superare la ragione "

      Auguri a tutti gli agricoltori, ma quelli veri !!!Quelli che si confrontano anche nei mercati globali e che riescono a posizionare il loro prodotto nel meglio dei mercati e con le giuste soddisfazioni. Una buona forma di protezione potrebbe essere un'aggregazione non sindacale e decidere in proprio a chi vendere, come vendere e dove vendere. Questa potrebbe essere una buona risposta a tutte le critiche verso altri. Diventare imprenditori primari.

      Finisco con un aneddoto vissuto in prima persona.
      Ho avuto la fortuna di conioscere LUCA GRANATA, direttore di Melinda in Val di Non che, dopo aver assistito in un convegno a svariate lamentele e piagnistei da parte di responsabili di cooperative agrumicole, cerealicole etc..siciliane, ha preso la parola surclassando gli altri conferenzieri che si piangevano adosso.
      Per chi non conosce la Val di Non, la zona è impervia da raggiungere nel Trentino ed anche quando hanno avuto problemi di grandine si sono inventati " la mela grandinata ".
      Melinda oggi è la più grande cooperativa italiana per fatturato di frutta.

      Caro Grano duro, rimbocchiamoci le maniche e guardiamo alle cose positive che possono derivare da un confronto senza assumere a priori atteggiamenti di scontro e sindacali. Quel mestiere facciamolo fare ad altri.

      ROBERTO ANGILERI - AMMINISTRATORE DELEGATO PROSEME

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    5. Angileri rispetto la sua posizione, tuttavia lei deve tenere conto che oltre agli agricoltori giustamente orgogliosi della perfezione genetica del proprio campo, ci sono quelli come me, per i quali i conti del proprio bilancio risultano più gratificanti (il Mondo è bello perchè è vario, diceva qualcuno), oltre ad essere perfettamente in grado di autoprodursi una semente aziendale con le medesime caratteristiche di quelle di un sementiere medio. Non mi paragono certo a Proseme, che tuttavia però richiede un ulteriore sforzo economico, rispetto alla media, per acquistare le sue ottime sementi.
      Francamente negli ultimi due anni avevo trovato conveniente accedere al contributo dell’art-68, sebbene questo mi impedisse di adottare rotazioni triennali e quadriennali con prati poliennali per esempio, che rappresentavano pratiche ordinarie e premianti sotto tutti i punti di vista nel mio territorio. Oltre al fatto che i vincoli della condizionalità ecologica diventano sempre più onerosi per noi agricoltori. Da quest’anno potrebbero anche essere obbligatorie le fasce tampone (in Sicilia attendiamo che la Regione si pronunci), per chi accede a questa misura ambientale, e ciò potrebbe rappresentare una perdita di superficie coltivabile rilevante per certe aziende. Caricare dunque la misura dell’art.68 di un ulteriore onere, sempre a carico dell’ultima ruota del carro, lo ritengo dunque eccessivamente penalizzante, oltre che ingiusto nel principio.
      Per chi già aderiva alla misura e non faceva uso di cartellinato si tratta, inequivocabilmente, di un costo aggiuntivo secco, in cambio di un prodotto non richiesto.

      Sull’art.68, non posso che invitare i lettori a leggere il testo integrale del regolamento comunitario n. 73/2009 per verificare se da qualche parte si riscontra un qualche collegamento alla semente cartellinata.
      Estraendo le parti attinenti io invece leggo espressamente
      Il sostegno di cui al paragrafo 1, lettera a) può essere
      erogato solamente se:
      a) per quanto riguarda le specifiche attività agricole cui fa riferimento il paragrafo 1, lettera a), punto v):

      Il Punto v dice: specifiche attività agricole che comportano benefici agroambientali aggiuntivi;

      Le mie conoscenze, probabilmente non all’altezza, non mi consentono di comprendere quali siano i benefici ambientali aggiuntivi della semente certificata rispetto a quella aziendale.
      Non riesco a cogliere la rispondenza tra gli obiettivi della misura ed alcuni effetti dell'obbligo di utilizzo di semente certificata (più rifiuti, più Km, più CO2 emessa quindi) rispetto a quella prodotta in azienda.
      Ma sono sicuro che qualche scienziato benevolo avrà trovato la quadra!
      Peccato che nessuno ha ritenuto opportuno spiegarlo, a noi agricoltori!

      Qui il regolamento
      http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:030:0016:0016:IT:PDF

      Se avrete inoltre la pazienza di entrare nel sito di Assosementi leggerete, per ulteriore conferma di quanto ho affermato:

      http://www.sementi.it/tematiche/pac

      "Con Decisione di Esecuzione della Commissione del 25 novembre 2011 è stata approvata la modifica della misura di sostegno specifico per le attività agricole che apportano benefici ambientali aggiuntivi prevista dall'articolo 68 del Reg. (CE) n. 73/2009. Tale modifica riguarda l'inserimento dell'obbligo di utilizzo di semente certificata per i produttori di frumento duro a partire dalla domanda unica relativa all'anno 2013."

      Parlate voi sementieri di "obbligo di utilizzo", peraltro, io mi sono limitato a riprendere il vostro concetto coercitivo.

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  11. Con serenità, spero di rispondere:

    L'imposizione del seme certificato per l'art68 è errato nel principio. Il seme certificato o è utile sempre o mai.
    Che discorso è questa mezza misura?
    Che sia conveniente o meno il seme certificato è una valutazione complessa. Di sicuro conviene per alcune varietà che si "imbastardiscono" più facilmente di altre.
    Di sicuro conviene per la concia. Di sicuro conviene per la purezza del seme.
    Se lo pago fino a 15 euro ql in più del fino potrebbe convenire.
    Oltre trovo difficile la convenienza.
    Io ho provato il 90% delle varietà commercializzate.
    Credo nell'attività dei costitutori e cerco di essere presente a tutti i campi possibili.
    Ritengo giusto di pagare le royalty.
    Però vorrei pagare solo quelle e non tutto il resto del lavoro che c'è vicino la preparazione del seme che potrei benissimo fare da me.Perchè non posso acquistare grano di 1 ripr, pagando il dovuto e poi seminarmi quello di seconda preparandomi da me il seme (come faccio adesso).
    Mi spiego: ho 100 ettari di terreno: mi servono 250 ql di seme.
    Posso farmi da me il seme di 2 ripr, senza doverlo comprare per forza?

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  12. gino agricoltore pugliese23 luglio 2012 alle ore 20:41

    mi piace molto l'impostazione di granduro sul libero arbitrio dell'agricoltore sulla scelta del tipo di sementa da utilizzare, questo e un segnale di indipendenza, comunque se si prende del seme cartellinato,conciato di un sementiere serio, pur pagandolo 15-20€ in più ti evita dei piccoli fastidi come una pulitura sommaria, l'insacchettamento, la concia, io preferisco mettere meno concime corrispondente al valore della differenza di prezzo e usare grano trattato e cartellinato si può usare anche 170 kl. per ha. in conclusione Ognuno deve essere libero di operare come meglio crede. Io uso il seme aziendale per i ceci li il risparmio e di 50€ al quintale allora conviene molto di più

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  13. eee no-no no no-non ci siamo,qua si salta di ramo in frasca come niente fosse-
    qualcuno mi spieghi-anzi ci spieghi,dove sta scritto che l art.68,debba essere girato ai sementieri-per favore pubblicate il testo dove sta scritto che l art 68 è stato creato per i sementieri-

    adesso ,mi incazzo veramente-qualcuno questa mattina mi faceva notare che agea non ancora finisce di pagare i premi pac-quest anno l art.68 sono 92E-dopo una telefonata o appurato che ad oggi sul mio contocorrente manca ancora un versamento agea pari all art 68. tale importo è stato definito entro maggio,e agea avrebbe
    dovuto pagarlo entro il 30 giugno-io quei soldi dopo un anno non ancora li vedo,e loro li vorrebbero anticipati al mese di novembre-
    su alcuni commenti vecchi era uscito fuori che ci sono aziende che aspettano i premi pac da 3-4 anni e sono pure cifre consistenti-
    cari signori sementieri,per caso i terreni,le attrezzature ,le abbiamo comprati insieme?quando vado giu per i campi a sgobbare non mi pare che veniate con me-e allora?la vogliamo finire ?quei soldi sono nostri-voi fate il vostro mestiere se ci riuscite,altrimenti ,compratevi una lapetta e andate a vendere le bigiotterie per le piazze-che è meglio- e mi fermo qua..ma tu guarda questi-poi garnduro dice che io esagero-eeee granduro granduro-

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  14. bravo Roberto Angileri pensiamo ad una degna quotazione del grano duro nazionale in base alle ns ottime qualità. Dalle mie parti si dice che si guarda la gallina mentre il maiale scappa......

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    Risposte
    1. completamente d'accordo... sappiamo come fare qualità e quantità.......ma ci serve un distacco dal mercato globale.Un produttore di cibo per alimentazione umana.

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  15. Infine non posso che apprezzare gli auguri che lei ci rivolge di buon successo nei mercati globali.
    Nei mercati locali invece in cosa dobbiamo sperare?
    Per esempio risulta, leggendo il sito della Borsa di Enna, che lei farebbe parte della Deputazione della Borsa.
    http://www.cameradicommerciodienna.it/Borsinodeicereali/Deputazione/tabid/108/Default.aspx

    Può spiegare allora agli agricoltori siculi e non solo, perché le quotazioni del borsino di Enna, aggiornate oggi dopo quasi un mese peraltro, sono a parità di classe, divergenti di più di 5€/q rispetto a quelle di Altamura pubblicate ieri?
    217-220 vs 270-274

    http://www.associazioneamc.it/public/html/listino%20n.28%20del%2021.07.2012.pdf

    http://www.cameradicommerciodienna.it/Borsinodeicereali/Quotazioni/tabid/110/Default.aspx

    Mille grazie per la disponibilità al confronto.

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    1. Il borsino di Enna ad oggi e' un osservatorio prezzi in quanto non e' luogo di scambio e affari merci come Bologna, Foggia, Altamura. Purtroppo anche in questo caso siamo fuori rispetto come " gira il mondo ". Infatti per pudore, per riservatezza, per ...... le transazioni notificate al borsino, anche da parte degli agricoltori sono irrisorie. Su quelle poche comunicazioni viene notificato il prezzo settimanale. Non era sicuramente questo l'obiettivo iniziale. Per questo motivo nel contratto di filiera che le ho notificato abbiamo preferito l'osservatorio Ismea piazza origine Catania. Per quanto riguarda la differenza di quotazione tra la Puglia e la Sicilia, sicuramente sara' a conoscenza che la nostra industria di trasformazione e' irrisoria rispetto a quella pugliese ed quella che fa mercato. Infatti normalmente il nostro prezzo e' inferiore di 3/4 euro quintale che e' pari al costo di trasporto per la tratta Sicilia - Puglia. Paradossalmente l'agricoltore pugliese solo per il fatto di avere l'azienda in un territorio dove ogni giorno vengono moliti i migliaia di quintali e' privilegiato rispetto al suo collega siciliano. E meno male che ci sono i molini pugliesi. Non so a chi potremmo vendere, ad esempio, i 6 milioni di quintali di surplus di produzione 2012 escluso il nostro fabbisogno di 3/3,5 milioni. La regione avrebbe dovuto lavorare in un mega accordo con la Barilla ad esempio per la costruzione di uno stabilimento in Sicilia. Non conosco quanto potrebbe costare un grande pastificio ma anziche' disperdere soldi in temi inconcludenti avrei favorito la costruzione ( tipo area industriale gratis ) avrei provveduto a fargli ottenere sgravi e di contro avremmo potuto ottenere forza lavoro e ritiro della materia prima siciliana. La pasta non e' come le macchine ( Fiat docet ). Il grano si trova da noi, il ferro e l'acciaio dappertutto.
      Roberto Angileri - Amministratore Delegato Proseme

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    2. Questo accade perchè spesso il grano siciliano non giunge in Italia ma va altrove.Il vostro mercato (dallo stoccatore in poi è molto molto diverso da quello insulare).
      Noi pugliesi vendiamo nelle marche, in campania ed in puglia.
      Per voi è più facile caricarlo su una nave che portarlo da noi.

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  16. AGRCOLTORE D'ABBRUZZO se saremo rimasti alle vecchie varieta di 20q ettaro ora il grano starebbe a 150 euro q invece dobbiamo sperare nella disgrazia di un altro(usa)per vendere il nostro grano ad un prezzo appena accettabile

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  17. Quando è cattiva annata non vendi a 150 euro.

    Se attualmente abbiamo gli stessi prezzi di 20 anni fa non è per le nuove varietà.
    Secondo te dove attualmente hanno le vecchie varietà, gli pagano il grano 150 euro?
    Basta pensare alla soia italiana.....speriamo non facciamo la stessa fine!!!!!!

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  18. sono d'accordo anche io con la tesi che l'aumento della produttività delle varietà, da un beneficio soltanto nel breve periodo all'agricoltore. Nel medio-lungo periodo provoca una diminuzione dei prezzi, più che proporzionale all'aumento delle rese, a vantaggio esclusivo del consumatore.
    Per questo penso credo che la ricerca la debba pagare la società nel complesso, l'unico beneficiario. L'agricoltore è invece la vittima al quale, il suo boia chiede il pizzo.
    Con l'aumento delle rese degli ultimi decenni, l'agricoltore sarebbe dovuto diventare un nababbo, invece i nostri margini sono sempre minori.

    Skandiski

    ti invito a farmi domande circostanziate, nel caso qualcosa non ti risultasse chiara, piuttosto che filosofeggiare.


    risponderò ad Angileri sulla Borsa di Enna in un post apposito, appena potrò.
    Purtroppo dobbiamo registrate una caduta delle quotazioni del wheat tra ieri ed oggi. Cercherò prima possibile di pubblicare un post su questo argomento con i principali riferimenti.

    Saluti

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    1. Skandiski

      Azz! il cieco dice al muto di stare attento allo scalino!
      Raccolgo il tuo invito.
      Domanda: Cosa ne pensate della semina diretta (no till)?
      Qualcuno ha esperienza in merito? Dalle vostre parte viene praticata....con quale risultato? Con quale macchina? Vantaggi e svantaggi?
      Granoduro ti andrebbe di trattare anche questo argomento in un post apposito?

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    2. si è interessante, vi darò l'opportunità di discutere l'argomento tra qualche giorno, era già previsto, me lo aveva chiesto Toni. Lancerò anche un sondaggio sul tipo di preparazione del terreno.
      Così mentre il blog sarà in pausa, avrete di che dibattere.

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  19. agricoltore d abbruzzo per agricoltare pugliese ma se ogni volta che abbiamo una buona annata subito il prezzo cala perche si dice che di roba ce ne molta allora a cosa e servito trovare varieta super produttive e sempre la solita storia quando ce ne non costa e quando non ce ne costicchia

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  20. Il problema non è il nostro.
    Immagina se le nostre rese restassero a 20 ql mentre gli altri avanzano.
    Tu credi che la nostra risibile produzione ha un peso nel mondo?
    Dovrebbe essere così su tutto il globo, ma non funziona così.
    Noi importiamo soia ogm mentre qui non si può produrre.
    Queste sono le assurdità.
    Siete convinti che i soldi li faranno fare a noi?

    Quanti di voi immagazzinano in azienda il loro grano per evitare le speculazioni degli stoccatori?
    Facciamo un sondaggio? Come pensate di poter fare il prezzo se non siete più in possesso della vostra merce, se non potete più essere artefici di quel mercato libero che è determinato dalla libertà di vendita? Siete liberi di vendere il grano ad un altro stoccatore?
    Finito il raccolto i giochi sono fatti.
    Le borse merci le governano loro....mica noi!!!!!
    Lo sai che mentre noi produciamo la soia come decenni fa in america fanno la soia ogm?
    Secondo te chi sopravviverà? noi nel medioevo oppure loro che sono all'avanguardia? Il mais, la patata?
    E noi continuiamo a pensare che si stava meglio quando si stava peggio?
    Per caso c'è qualcuno che vuole tornare ad arare con i muli oppure a diserbare con la zappa?

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    1. A.P. ma tu parti dal presupposto che il modello globale è ineluttabile. Ma siamo sicuri che lo sia davvero!

      Sul fatto che gli Usa siano all'avanguardia ho forti dubbi.
      I parametri economici vedono una nazione in profondo declino, certo non come noi, ma quasi.
      Tutta questa tecnologia che risultati pratici porta?
      In realtà, vendono anche molta propaganda.

      Secondo me ad esempio i cinesi hanno molte più probabilità di sopravvivere.

      Mi sembri eccessivamente modernista A.P., prendere una zappa in mano non è così traumatico. Anzi il Mondo forse va così male, perchè la gente ha una paura fottuta di tornare a questo baubau. Ma il lavoro manuale tempra il fisico e la mente.

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  21. Non e' come dici agricoltore pugliese,non siamo noi che importiamo la soia,ma ce la imbgcono le multinazionali americane,io continuo ha pensare che questo modo di fare crollera'quando prima,i sintomi ci sono tutti,oppure torneremo con i muli conc questo andazzo nessuno potra'comprare un litro di gasolio.

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  22. La zappa, ahime, la conosco bene.
    Analizzo la realtà. Se sono in competizione con il farmer americano, vorrei che fosse ad armi pari.
    Che questo è un sistema malato non c'è dubbio.
    Il problema è che noi viviamo oggi, non siamo vissuti ieri.
    Io ho fatto ortaggi, vino, olio.
    ad oggi troppi prodotti agricoli vengono da fuori.
    Se non siamo competitivi,saremo fuori.
    Vedasi il pomodoro, olio,zucchero, etc.....
    Credete che il grano possa essere esente?

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  23. No, il grano non è esente, e bisogna essere competitivi al massimo con il modello attuale, non vi è dubbio.
    Però anche io come anonimo, giudico questo sistema malato ed insostenibile nel lungo periodo, perchè le competizioni hanno senso e possono durare soltanto quando le regole sono almeno simili per tutti. Altrimenti, prima o poi, qualcuno si rompe di continuare ad essere preso per il culo.
    Quindi non mi sento di alimentarlo, cadendo nella trappola di richiedere varietà sempre più produttive. Quando arrivano, mi ci assoggetto, per non andar fuori mercato.

    Un ultima cosa proprio per corroborare quanto diceva anonimo. Quest'anno in Sicilia annata così produttiva che alcuni ottimi campi di granella di sulla (i tardivi) non sono stati trebbiati, perchè il prezzo della granella era troppo infimo.
    Produrre di più dunque, a che serve, se poi il prodotto te lo "schifiano"?
    Comunque non è il post idoneo, per questa conversazione, sicuramente avremo occasione per riprenderla.

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  24. Come già dichiarato sono un dilettante e leggendo i commenti sopra capisco di non avere molte competenze però voglio scrivere e lasciare le mie esperienze. Personalmente acquisto e semino grano di seconda su medica vecchia e quello riprendo. Pulisco la trebbia svuotando il serbatoio dopo che ho aperto il campo, riempio dei sacconi e poi li uso all'occorrenza, tal quale senza niente. Come differenza noto solo una maggiore fittezza a favore del mio perché chiaramente senza concia semino anche i chicchi più piccoli.
    I sementieri hanno immesso sul mercato una miriade di qualità che promettono faville e invece sono sempre più spesso delle delusioni. Troppe volte mi sono pentito di non aver seminato una varietà vecchia, come il Duilio, spesso preso come testimone battuto dalla nuova varietà. Usando il vecchio avrei riempito qualche sacco in più risparmiando parecchi soldini.
    Un ultima cosa, ho letto dei costi delle sementi sopra, di 10 euro in più. A me non risulta, forse per le piccole quantità che compero, ma a me, il grano di seconda è costato circa 60 euro/quintale quest’anno.

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    1. Ti hanno rapinato!! Con quei soldi avresti potuto comperare un seme di 1 R.

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    2. Toni
      se ti può consolare rapinano anche noi qua su al nord :base ( cartellino bianco)e R 1, stesso prezzo: 85 euro/qle ,
      che paghi a 30 giorni,uso riproduzione.Il raccolto viene ritirato con sovrapprezzo di 2 euro/qle,ovviamente se supera controlli ense,germinabilità etc etc
      in caso contrario hai speso un sacco di soldi e lo destini per un prodotto a uso macina o zootecnico.Qua non lo fa piu nessuno e i sementieri lo fan riprodurre in est europa,dove si "presume" che
      controlli e qualità saranno altrettanto rigorosi ..

      confermo l'r 2 confermo non meno di 60 euro qle..

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    3. ma 'sti prezzi della 2 riproduzione sono scandalosi.
      Comunque puntualizzo che il sovrapprezzo a cui faccio riferimento nel post, non è rispetto alla granella commerciale, ma alla semente aziendale, comprensiva dei costi per ottenerla (stoccaggio, pulitura).
      Confermo, mediamente in Sicilia la 2 riproduzione, quest'anno, è costata +15,+20 rispetto alla semente aziendale. Ovviamente come stiamo capendo, sul territorio italiano, vi sono grandi sperequazioni su tante componenti del bilancio aziendale.
      Si, il 90 % delle nuove varietà sono la solita minestra riscaldata.
      A proposito sapete di chi è la responsabilità della introduzione dell'obbligo del cartellinato? Il comitato tecnico delle Regioni, formato dagli Assessori all'Agricoltura di ognuna di esse. Hanno votato tutti all'unanimità per la reintroduzione dell'obbligo (ad onor del vero, tranne la Sicilia, strategicamente non presentatasi il giorno del voto).
      Quando andrete a votare ricordatevi del vostro Assessore Regionale.

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    4. Giusto così per sapere e avere le idee chiare che non guasta, ma di quanto sarei stato rapinato? 5-10-15-20 Euro? Un aggiornamento sui prezzi delle materie prime di consumo e uno scambio qui non sarebbe male però.
      Comunque nella mia zona e per un raggio di parecchi chilometri i prezzi del seme sono quelle che ho detto. Consigli e offerte sono molto graditi.

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  25. io nella mia zona tutta questa differenza di prezzo tra r2 e' seme aziendale non lo ' notato. tra l'altro seme conciato

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  26. Vi devo una parziale rettifica, in Francia nel febbraio 2012, successivamente all'Italia e limitatamente ad alcuni territori, è stata emanata una circolare del Ministero secondo la quale, ai fini del percepimento dei contributi dell'art.68, è obbligatorio seminare 110 Kg/ha di semente certificata. In pratica circa il 50% della superficie.
    http://agriculture.gouv.fr/IMG/pdf/DGPAATC20123010Z.pdf

    Il premio accoppiato dell'art.68, però è quasi irrilevante, pari a 30 €/ha, mentre la restante parte già dal 2009, è stata aggregata al pagamento unico disaccoppiato.

    http://coordinationrurale60.over-blog.org/article-35819203.html


    In Italia a guardar bene negli ultimi decreti istitutivi non è specificato la quantità minima di semente obbligatoria da utilizzare.
    Suppongo ci si rifaccia al precedente limite di 180 Kg/ha, che presuppone l'obbligo su quasi tutta la superficie aziendale.

    Qui tutti gli estremi di legge recenti in Italia sulla materia:
    http://www.sementi.it/tematiche/pac

    Insomma in Francia, l'impatto dell'obbligo è molto relativo, rispetto alla nostra situazione.

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