venerdì 22 luglio 2011

Un approccio appassionato all'agricoltura ecologicamente intensiva

Esimi lettori ho l’onore ed il piacere di introdurre nel blog un nuovo autore.
Si tratta di un valente agricoltore del Nord-Italia, con il quale ho scoperto incredibilmente, pur a migliaia km di distanza, di avere la medesima visione di molti aspetti agricoli. Leggetevi il suo appassionato contributo sull’agricoltura ecologicamente intensiva. Un approccio agricolo che senza saperlo, anche io ho spesso adottato, pur riferendomi ad esso con altre denominazioni quali agricoltura sostenibile o agricoltura razionale (cosa ben diversa da quella razionalista, che serve soltanto ad ingrassare i nostri fornitori).
Appena avrò un computer adeguato ed un collegamento decente proverò a ristrutturare l’aspetto del blog in relazione alla nuova, proficua e duratura collaborazione di “Granturco”. Si, lo ho chiamato così per assonanza con il mio nick, perché coltiva anche mais, e perché scrive come un “turco” (sto scherzando, è molto ispirato invece ed ha molte cose da dire).
Un saluto a tutti da Granduro



In campagna, vi sono tecniche colturali, che noi agricoltori applichiamo perché le abbiamo sempre viste adoperare, spesso ci hanno insegnato acriticamente a far cosi, perché non ci sono a disposizione altri mezzi o modi per fare diversamente, oppure perché cosi facendo le cose funzionano discretamente e ci soddisfano
Se intraprendi l'attività di agricoltore, con la sola esperienza pratica, senza un preparazione scientifica specifica, senza nessuno che ti tracci la strada, come è successo a me, per forza di cose ti ritrovi con pochi pregiudizi agronomici, nessun schema mentale predefinito, poco tempo e risorse per poterti dedicare a coltivare miti e ideologie.
Quando non riesci a ricavare il reddito sufficiente ad avviare un'impresa, o l'abbandoni oppure cerchi oltre il tuo mero lavoro agricolo, altre possibili soluzioni.
Ad esempio le misure offerte dai PSR, oppure lo studio attento dei disciplinari di produzione con le loro norme tecniche e le sperimentazioni (spesso straniere o di qualche regione pilota) che li hanno suggeriti, diventano un'opportunità per provare nuove strade, prendendosi dei rischi si, ma con un minimo di assicurazione economica e conforto psicologico, potendo constatare che qualcuno di particolarmente qualificato, almeno nel suo ambiente e nel suo campo, le ha sperimentate con successo.
La capacità di osservare quello che avviene sul campo, la valutazione dei risultati, i limiti tuoi e quelli dell'ambiente in cui operi, diventano così il tuo vero tirocinio.
Se poi hai occasione di poter visionare da vicino il modo di operare di agricoltori innovatori, e/o di validi enti di ricerca che operano diversamente dal contesto abituale, ed i cui risultati, almeno per alcuni aspetti appaiono interessanti, scopri che si può fare ancora di più, di ancora meglio ed inizi ad informarti, studiare, approfondire, per cercare di capire come e perché accadono certi fenomeni, tentando di riprodurre le tecniche innovative con i necessari affinamenti propri del tuo contesto.
Inizi così ,a sperimentare nuove tecniche ,con cui sostituisci, quando funzionano, quelle che sono diventate obsolete.
È iniziato cosi il mio approccio a quella che i francesi chiamano agricoltura ecologicamente intensiva (AEI), una tecnica i cui fondamenti operativi si basano sulla rotazione delle colture, su semina su sodo, minima lavorazione su residui oppure miscele di sovesci.

La grande innovazione della AEI, consiste nell'essere impostata, sul concetto di adattamento da parte dell'agricoltore ai fenomeni naturali, e nell'uso quanto più efficiente dei mezzi a sua disposizione.
Non più solo ricorso automatico a soluzioni standardizzate che risolvano problemi (spesso peraltro solo temporaneamente,o che ne creano successivamente di nuovi di più difficile soluzione), ma ricerca di nuove e coraggiose soluzioni (anche con un occhio rivolto al passato) che interagendo con i fenomeni naturali limitino o aggirino ove possibile l'insorgenza dei problemi.

Gli esempi sono tanti:
  • - lo sfruttamento dell'energia gratuita degli esseri viventi, rinnovabile, prodotta in situ;
  • la massima utilizzazione dell'energia solare e la migliore regimazione dell'acqua nel suolo. Aspetti,che se non efficientemente considerati, comportano costi aggiuntivi e diminuzione della produttività.
  • - il ricorso nei periodi di intercoltura ai sovesci ,che se ben concepiti, possono rappresentare una ulteriore fonte di reddito e risorse sia per la collettività ,che per il singolo agricoltore.
  • - le rotazioni in cui siano presenti leguminose, che esaltino gli interventi agronomici dell'agricoltore (diserbo chimico e concimazione azotata di sintesi, al momento opportuno, e quando necessari), consentendo un efficace contenimento di infestanti e parassiti, insieme ad una produzione di azoto a basso costo.
Tutto ciò, naturalmente con l'accortezza di valutare redditività e soluzioni dei problemi all'interno dell’intero avvicendamento e non del singolo ciclo colturale.
Queste pratiche, peraltro, diventano particolarmente interessanti, dal punto di vista economico, nelle annate, nelle quali i prezzi dei prodotti agricoli, non coprirebbero i costi di produzione dell'agricoltura convenzionale, ma più in generale migliorano, in ogni caso, la produttività aziendale in senso più ampio, attraverso un uso più efficiente del tempo, del terreno agrario e dei mezzi tecnici di produzione.
Credo che sia per questi motivi e per alcune circostanze fortunate, che oggi mi ritrovo ad avere un azienda agricola, condotta in un modo, diverso dallo standard. In continua evoluzione rispetto alla conduzione di alcuni anni fa e se mi sarà concesso probabilmente in futuro, ancora diversa da come è condotta attualmente.
Quello che trovo strano è che con i potenti mezzi di informazione e divulgazione a disposizione , molte conoscenze apparentemente semplici, siano rimaste inutilizzate, dimenticate o nascoste non solo agli occhi di noi agricoltori “moderni”, ma anche a quelli di uomini ben più qualificati di noi, per cosi tanto tempo.

Granturco




4 commenti:

  1. Ho letto con vero piacere l'intervento di Granturco, e noto che l'ha scritto con tanta passione.
    Se nelle nostre Facoltà ci insegnassero anche ciò, se nella vita di ogni giorni tutti noi, produttori e tecnici, trasferissimo ciò che impariamo dalla vera pratica agricola a chi viene appresso, se tutti noi facessimo anche un pò di autocritica al mondo universitario, che spesso sperimenta per "amore" di un tornaconto a breve, allora forse ce la passeremmo meglio.
    L'approccio, poi, col mondo degli Uffici mortifica ogni piccola innovazione, ogni piccola scoperta, ogni piccola speranza, che invece è nel cuore di noi.
    In ogni agricoltore, ed io sono fra questi oltre ad essere un agronomo), si innesta (passatemi il termine tecnico) una malattia: quella dell'agricoltura, che muore solo quando noi non ci siamo più.
    Ed a tutti dico sempre che "nelle mie vene c'è il succo delle mie arance, e nelle mie arance c'è il mio sangue".
    Ogni blog è una voce libera, da leggere, studiare, seguire e che fa meditare.
    Ogni blog (cosa che rimprovero a qualche mio lettore) si decide di seguirlo o meno, alla stessa stregua di un canale televisivo. Se non ti piace non lo visiti.

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  2. Grazie Corrado per l'intervento, mi hai fatto accaponare la pelle (sul serio).
    Il mio blog ti deve tanto, non lo avrei mai concepito, se non avessi imparato da te e dalla tua creatura.
    Grazie ancora e continua a seguirci, anche se so che lo farai.

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  3. Ringrazio Corrado e Granduro per la presentazione e gli apprezzamenti
    ,fin troppo generosi nei miei confronti,
    Trovo altresì ,Interessanti e di stimolo ,le loro riflessioni.

    Ieri sono stato a vedere questa dimostrazione

    http://agricolturaonweb.imagelinenetwork.com/agripiazza/2011/07/20/agricoltura-sostenibile-prove-agronomiche-su-mais-soia-e-frumento-14496.cfm

    Sono stato positivamente sorpreso ,dal constatare che molti degli agricoltori presenti,a differenza del passato e di altre manifestazioni,erano attenti e interessati alle tecniche e colture cosi coltivate,più che a alcune imponenti attrezzature presenti..

    Granturco

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  4. Siamo in presenza di un risveglio agricolo lo ho notato pure io, anche qui nel profondo Sud.

    Ne approfitto per invitare altri agricoltori a fornire i loro eventuali contributi su questo blog. Molti di voi hanno qualcosa di interessante da comunicare: esperienze, sensazioni, sacrifici, successi, condiviteli con tutta la comunità agricola. Ne trarrete giovamento non solo voi, ma tutto il mondo che vi gira intorno.
    Non voglio essere settario, l'invito è esteso anche agli agronomi (anche dissenzienti purchè in buonafede e propositivi, finanche propugnatori di pastoie, per cavalli si intende).
    Qualsiasi operatore del settore che senta di dover comunicare qualcosa, con umiltà di spirito e libertà di pensiero sarà il benvenuto.

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