giovedì 25 aprile 2013

13.000 aziende agricole già chiuse nel 2013


Crisi a che punto siamo? Che prospettive abbiamo nel nostro settore agricolo? Leggiucchiando qua e là, il blog vi segnala quanto segue.






“E' una vera e propria emorragia. Nel primo trimestre dell’anno oltre 13 mila imprese agricole sono state costrette a chiudere, soffocate dai costi sempre più alle stelle." E' questo il commento del presidente della Cia, Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, in merito ai dati resi noti da Unioncamere che spiega come mezzi di produzione, oneri contributivi e burocratici siano ormai un peso insostenibile. Inoltre l’Imu sui fabbricati rurali e sui terreni e la mancanza di una politica agricola mirata allo sviluppo e alla competitività rendono la situazione disastrosa secondo Politi, che sollecita un governo autorevole in grado di sviluppare una strategia che porti l'Italia fuori dalla crisi.

“Oggi i costi produttivi - avverte il numero uno della Cia- incidono sulla gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85%. A questi aumenti si sono aggiunti anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni +26%) e quelli di carattere burocratico”.
“Mentre si fa sempre più forte la stretta creditizia (-22% di finanziamenti al settore in un anno) - continua Politi - crescono le situazioni debitorie delle imprese. Ad oggi ben due aziende agricole su tre sono gravate da debiti e tre su dieci non riescono più a fronteggiarlo, con il rischio di finire nella rete dell’usura e della criminalità organizzata".
Politi ha concluso ricordando il ruolo fondamentale dell’agricoltura per il Paese: "Ecco perché insistiamo sull’esigenza di una svolta che soltanto un governo forte politicamente può dare. Da qui il nostro invito affinché si faccia presto. E’ a rischio il futuro di migliaia di imprese agricole”.

Fonte

Chiarisco per -13.000 si intende il saldo (cioè aziende aperte-aziende chiuse). E che nel complesso delle imprese italiane di tutti i settori questo è quanto riporta UnionCamere:

Roma, 19 aprile 2013 – Era andata meglio persino nel primo trimestre dell’annus horribilis della crisi, il 2009, quando il bilancio tra aperture e chiusure di imprese era stato negativo per poco più di 30mila unità. Con un saldo di -31.351 unità, i primi tre mesi del 2013 rappresentano peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe delle imprese dal lontano 2004.
Tutti i dati Unioncamere qui.

I sindacati agricoli chiedono la svolta (qualcuno addirittura annuncia di stare battendo la crisi), tuttavia qualche giorno fa è stato redatto un documento di programmazione economica dal precedente Governo. Eccovi il commento del solitamente paludato Informatore Agrario.

Economia: dopo il rigore c’è ancora rigore
Se qualcuno si aspettava che nel Def, il Documento di economia e finanza presentato dal Governo, ci fosse un cambio di passo verso una politica economica attenta alla crescita e alloccupazione, è meglio che ripassi un’altra volta. Il Def prevede ben poco di propedeutico alla crescita, se non qualche vago riferimento alle riforme strutturali, per lo più incompiute: la priorità resta dunque ancora il risanamento dei conti dissestati dello Stato.  E così a luglio l’aliquota ordinaria dell’Iva, per effetto della legge di stabilità, passerà dal 21 al 22%. Poi ci sarà il salasso di fine anno, che oltre al saldo Imu, dopo l’acconto di giugno, includerà la maxi-rata natalizia della Tares (la nuova tassa sui rifiuti), procrastinata a dicembre, e i pagamenti altrettanto pesanti di Ires e Irpef.Un ingorgo fiscale che colpirà anche le imprese agricole, drenando altra liquidità dalle casse delle aziende, già prosciugate dai costi in continuo aumento e dalle crescenti difficoltà di accesso al credito.E avanti così.
Fonte

Aggiungo io che è già prevista, dalla finanziaria 2012, la rivalutazione delle rendite catastali dal prossimo anno. Oltre ad un disimpegno finanziario crescente della UE in materia di PAC ed altri provvedimenti di varia natura che renderanno l'attività produttiva sempre più onerosa e complicata.
E che almeno in Sicilia per varie ragioni la situazione è ben peggiore che nel resto d'Italia (almeno gran parte di quella centro-settentrionale).
Aree geografiche
Iscrizioni
Cessazioni
Saldo I trim. 2013
Stock al 31.12.2012
Tasso di crescita I trim. 2013
Tasso di crescita I trim. 2012



Totale imprese











Nord-Ovest
31.388
39.343
-7.955
1.594.698
-0,50%
-0,35%
Nord-Est
22.920
31.270
-8.350
1.191.022
-0,70%
-0,68%
Centro
26.220
31.095
-4.875
1.304.583
-0,37%
-0,14%
Sud e Isole
38.090
48.261
-10.171
2.002.855
-0,51%
-0,52%
ITALIA
118.618
149.969
-31.351
6.093.158
-0,51%
-0,43%


Signori, mi dispiace dirvelo, non per fare il menagramo ma siamo all'alba della crisi almeno per le aziende...lo Stato potrà anche salvarsi...ma ciò non mi consola minimamente. Auguri...

2 commenti:

  1. Questo è il frutto della globalizzazione e del libero scambismo-
    Se qualcuno non si mette bene in testa che bisogna ripristinare dei confini nazionali con relativi dazi,qui non si salva nessuno,questa europa cosi com'è stata creata ha fatto solo disastri-
    Si è accettato questa imposizione tecnocrate senza battere ciglio,i governanti europei si sono venduti il futuro delle loro nazioni e dei loro cittadini alla finanza globalista-se il popolo europeo non si solleva contro i propri governanti il disastro è alle porte-

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  2. e ancora dobbiamo fare il libero scambio UE-USA...............

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