lunedì 10 ottobre 2011

L'offerta Canadese si trasforma pericolosamente

In vista della soppressione del Canadian Wheat Board (CWB), in Canada stanno facendo le cose per bene. E' stato infatti annunziato un investimento di 50 milioni di $ a Regina, in Saskatchewan da parte dell'Alliance Grain Traders, multinazionale di casa nello Stato Nord-Americano. 
Si tratterebbe della costruzione di un complesso agroindustriale integrante mulino e pastificio. Il Primo Ministro Canadese Harper, patrocina l'iniziativa, garantendo le modifiche di legge sul libero mercato del grano entro l'autunno (quelle che comportano l'abolizione dell'unico compratore, il CWB), e la realizzazione di una rete logistica per favorire l'iniziativa. L'Alliance Grain Traders dal canto suo, evidenzia i successi raggiunti, da una sua controllata che produce la Pasta "Arbella" sul mercato turco e la sua penetrazione sul mercato asiatico.

Insomma il Canada sembra voler fare il grande salto: da esportatore di grano duro iperproteico ad esportatore di pasta, in modo da farci una concorrenza ancora più serrata. Sebbene questo tipo di politica industriale probabilmente danneggerà l'intera filiera della pasta italiana, va rilevato che il problema maggiore a 'sto punto sarebbe dei nostri agroindustriali pastai. Ed in qualche modo ben gli sta, visto che sono stati loro a far crescere e prosperare il comparto durogranicolo canadese, a spese delle produzioni del Sud-Italia.
Oggi la loro insana passione per il prodotto d'oltreoceano sembra rivoltarglisi contro.
Come beffa estrema va notato che la pasta Arbella sembra in tutto e per tutto un prodotto italiano, nel nome, nei colori della confezione, nei formati. Ma di italiano, in realtà, non ha nulla!

P.S.:  Prezzi del grano in Nord-America (qualcuno mi aveva chiesto le fonti): eccovi una bella tabella con i prezzi del grano duro e non solo (al 7 ottobre) in N. Dakota. Ogni piazza locale ha il suo prezzo per ogni giornata di contrattazione. Sembra impossibile un sistema simile al Sud-Italia (in Sicilia non ne parliamo). Ed il N.Dakota, grande quanto mezza Italia ed abitato da circa 600.000 anime, non è certo il simbolo della modernità USA



9 commenti:

  1. La puntata di ieri di Presa Diretta dovrebbe farci riflettere tanto...alcune erano mezze veritá ma tante erano notizie vere e preoccupanti....

    http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-157667b5-2727-468c-be0f-05c22e7fb0a2.html?homepage

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  2. Sinceramente a me,è sembrata propaganda di Stato.

    Io la vedo semplicemente così, lo Stato ci impedisce di competere appieno con i produttori internazionali, per varie ragioni, ma al contempo ci abbandona sul mercato globale. Quindi per distrarre il nostro giusto malumore ci racconta che ci sono dei cattivi che invadono il nostro mercato con roba a basso costo e di bassa qualità.
    Ma non è vero, almeno per il grano. Ogni produttore fa semplicemente il suo gioco, e molti lo fanno con più rigore di noi.

    Le dichiarazioni della Coldiretti Siciliana sono da mentecatti, perchè non pensano a monitorare le Camere di Commercio sicule, invece di raccontarci di oscure trame internazionali?
    Che ci sono anche per carità, ma come possiamo contrastarle, se non riusciamo ad avere un minimo di trasparenza e correttezza a casa nostra.

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  3. Sono pienamente d'accordo con le tue considerazioni. Ma se si continua ad essere disgregati ed a non fare proteste di massa....la storia continuerà ad essere sempre la stessa. Mi sono stancato di sentire dire "La Sicilia era il granaio d'Italia”. Si è vero, ma quando? Non possiamo aspettarci che le cose ritornino come una volta da sole. Dobbiamo innanzitutto migliorare la qualità del nostro grano (giá buona ma non eccellente) e migliorare l`offerta. Ci vuole associazionismo e marketing….non voglio fare retorica ma non possiamo piú vivere sulla scia o con i ricordi degli anni passati. I competitori del mercato sono aumentati ed il modo di fare mercato è pure cambiato. Quindi non ci resta che cambiare modo di fare agricoltura anche noi! Vendere grano é una cosa molto conveniente….deve esserlo pure produrlo!

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  4. proteste di massa? Ok, ma per cosa esattamente?
    io leggo soltanto proposte demagogiche nei volantini degli agricoltori che protestano.

    Sul grano ci vuole associazionismo?
    ma sei sicuro? le cantine sociali non mi sembrano funzionino molto bene. Anzi non funzionano proprio, tranne pochissimi casi sporadici.
    L'agricoltore è per vocazione individualista secondo me. In ogni caso, io lo sono.

    Marketing? lì posso darti ragione. Anzi ho già in serbo un post sull'argomento. Ma il marketing non è mai risolutivo, può dare un valore aggiunto in un sistema che già funziona.

    Cambiare il modo di fare agricoltura? Verissimo, ma come?
    Purtroppo, secondo me con le seguenti azioni:
    favorendo l'accorpamento fondiario;
    favorendo il vero ricambio generazionale;
    creando organismi di rilevamento imparziali sui prezzi di mercato;
    creando una rete di informazioni pubblica via web come negli altri paesi (meteo, quotazioni di prodotti e mezzi tecnici, opportunità, consigli tecnici);
    eliminando i contributi per tutti quelli che praticano l'agricoltura come secondo lavoro;
    ed altro che al momento non mi sovviene.


    Efficienza, organizzazione e meritocrazia in tutta la filiera produttiva. Tutto quello che al momento manca.

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  5. Alle considerazioni di granduro che condivido pienamente, aggiungo la mancanza di informazioni sui mezzi tecnici che risultano in molte realtà territoriali della Sicilia, fino a completamento della semina dei cereali vernini, la vera sorpresa di incertezza con batoste per noi produttori.

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  6. Grazie per la condivisione. A volte mi sembra di predicare nel deserto.

    Si, sui mezzi tecnici hai perfettamente ragione, in effetti quando parlavo di informazione pubblica via web e quotazione di mezzi tecnici, pensavo proprio a quello che tu riferisci.

    Trasparenza e scambio di informazioni sono fondamentali per l'agricoltura moderna. E su queste basi che ho messo su questa baracca .

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  7. Sono abbastanza 'accordo con quanto scrivete: faccio solo un piccolo commento sulla tua frase:
    "Sul grano ci vuole associazionismo?
    ma sei sicuro? le cantine sociali non mi sembrano funzionino molto bene. Anzi non funzionano proprio, tranne pochissimi casi sporadici."

    L'impressione che ho io è che quel tipo di associazionismo non funziona perché fatto "all'italiana".... ovvero tutti si livellano al peggio o quasi. Nel momento in cui da nio nasce una qualunque associazione, ecco che parte il magna-magna di tutti gli amici e poi gli amici degli amici.... per cui alla fine la cosa va o rotoli.

    All'estero la cosa è completamente diversa: prendi ad esempio CWB (per quanto ultimamente sia caduta un po' in disgrazia): l'associazione è la prima a svolgere controlli e analisi rigorosissime sul prodotto prima di metterci su il suo bollino. Perché in Italia questo non succede mai? Perché tutto il grano duro viene mescolato assieme in un unico calderone ed etichettato come "buono mercantile" o simili, a prescindere dalla cura che ci hai messo o dalla reale qualità del prodotto?

    Il fatto è che finché ci sono produttori con 500 o anche 5000 quintali di grano duro in magazzino non contano niente... e le uniche soluzioni (a mio modesto modo di vedere ) sono o l'accorpamento fondiario (come giustamente dici tu) o l'associazionismo.

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  8. CWB non è un associazione, è un ente pubblico nel cui consiglio di Ammninistrazione sono presenti circa la metà di produttori.
    Ecco il caso in cui lo Stato aiuta i produttori, e non li lascia alla mercé della globalizzazione.
    Ma ogni nazione aiuta i propri produttori, penso ai mulini di Stato negli USA, ai dazi in Nord Africa ed in Siria sulle importazioni, al sistema di protettivo Francese. Solo da noi gli agricoltori sono esposti in prima persona.

    Ogni produttore nordamericano peraltro possiede migliaia di ettari, ed è un professionista all'avanguardia.
    Qua ancora si intervista lo "zio Piddu" e ci si chiede come mai sta chiudendo. Semplicemente perchè oggi è costretto a confrontarsi sul mercato con realtà iperorganizzate (europa, paesi anglosassoni, Cina) o sfruttratrici (sud america ed ancora Cina), sia a livello statale che a livello aziendale, che riescono ad avere dei margini a prezzi minimi.
    Come ho già scritto da qualche parte, sollevando più di una polemica, l'agricoltura "non è più ne per il possidente ne per il viddano".
    Ma intendiamoci io non sono un tifoso di questa realtà, anzi la subisco. Preferirei fare il tranquillo agricoltore, piuttosto che essere continuamente costretto a razionalizzare, allargare, investire per mantenere i margini.

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  9. Giustissima precisazione, CWB non è una associazione, certo.
    Ma il punto che volevo sottolineare è questo: perché un organismo come CWB (o i board che la sostituiranno in futuro) non è neanche immaginabile in Italia?
    Perché in Italia c'è un sola qualità di grano duro mentre in Canada ce ne sono almeno 5 (e il nostro costa più o meno come il loro di ultima categoria)?

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