Su Report stasera 11 Novembre 2013, una inchiesta sugli OGM e sulle vessazioni subite dai farmer canadesi, a causa delle azioni legali intentate dalla Monsanto. Di seguito un sintetico video sulla vicenda.
La storia di Percy Schmeiser è ancora attuale per i temi che sollevò per prima. Soprattutto perché in qualche modo la disputa legale tra la multinazionale del seme brevettato Monsanto e l’agricoltore di colza del Saskachewan, Canada, alla fine terminò alla pari.Fonte
La colza trovata nei campi di Schmeiser era la colza brevettata da Monsanto, quella che era stata modificata geneticamente per renderla resistente all’erbicida comunemente conosciuto come glifosate. Poco importava il fatto che Schmeiser dichiarasse che lui i semi se li era sempre rifatti da solo, e che probabilmente la sua colza era stata semplicemente impollinata da quella dei campi vicini: al secondo grado di giudizio i giudici dissero che Schmeiser doveva sapere che quella nel suo campo era la colza brevettata dalla multinazionale e lo condannarono a pagare sia i danni richiesti da Monsanto sia le spese legali.
Schmeiser però è uno tosto e si appellò alla Corte Suprema del Canada, che accolse parzialmente il suo ricorso perché riconobbe che non avendo utilizzato il glifosate, Schmeiser non aveva tratto alcun vantaggio nell’aver utilizzato la colza Monsanto, e decise così che nulla era dovuto da parte dell'agricoltore a Monsanto.
Tuttavia la sentenza confermò anche la validità di Monsanto a far valere i suoi diritti sull’utilizzo della sua colza attraverso i Technology Use Agreements: contratti per cui gli agricoltori non possono conservare il seme per una risemina l’anno dopo; che permettono a Monsanto (o ad altre aziende) di inviare i suoi ispettori a controllare campi e magazzini della fattoria per i tre anni successivi alla coltivazione della sua colza, o mais, o soia, o cotone con il gene modificato e brevettato; nonché stabiliscono sanzioni, penali e danni salatissimi se l’agricoltore non rispettasse il contratto.
Link alla puntata completa
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RispondiEliminaSkandiski
Eliminaho inserito il tuo commento nel post che si occupava delle imposte sull'acquisto terreni
http://durodisicilia.blogspot.it/2013/09/soppressa-limposta-di-registro.html?showComment=1384196824441#c9166350220509365359
Report si perde sempre in un bicchier d'acqua...il Kamut è una varietà brevettata esattamente come i brevetti OGM...
RispondiEliminahttp://www.alimentazioneinequilibrio.it/2012/05/17/il-kamut-un-cereale-a-marchio-registrato/
http://www.freshplaza.it/article/59076/Ma-a-chi-conviene-gettare-la-croce-addosso-alla-ricerca-e-allinnovazione-varietale-in-agricoltura
RispondiEliminaVi riporto uninteressante punto di vista sulla ricerca scientifica.
dal link di Edoardo
Elimina“La ricerca sul miglioramento vegetale non è a solo fine di lucro......si sforza di rispondere a ben altre esigenze produttive...”
Ma ..un conto è lo sforzo un altro lo è il risultato... I risultati degli ultimi decenni di ricerca varietale non sono consoni alle attese, Vuoi per esigenze dei suoi maggiori finanziatori a cui sono funzionali le attuali condizioni di mercato di commodities e relativi imput,vuoi per limiti potenziali quasi raggiunti,vuoi per altri fattori ambientali ,su cui incidono produttività e qualità,(es gestione del suolo)che dovrebbero essere di interesse di ricerca di base e applicata ,ma non producendo risultati, ne graditiai finanziatori, ne subito vendibili , le si finanzia poco o niente.
Non sono essendo più possibili gli incrementi economici dei primi anni della rivoluzione verde,( ripagavano il maggior costo della nuova varietà) tali da consentire al produttore di pagare sia Royalty, che guadagni dei gestori della filiera seme,mi pare normale che si percepisca solo lo scopo di lucro, con il fine di mantenere in piedi un sistema che concretamente, appare poco produttivo rispetto ai suoi costi, scaricati su produttori e ambiente, con i benefici dubbi per i consumatori .
incondivisibile...brevetti e Royalty sono aspetti differenti...il brevetto presuppone una serie di vincoli che costringono l'agricoltore ad acquistare la semente, oltre ad esporlo a ritorsioni legali da parte delle corporation...come abbiamo visto...
RispondiEliminaIl pagamento delle Royalty (inteso come remunerazione per la attività di miglioramento genetico) può tranquillamente convivere con un sistema nel quale l'agricoltore si autoproduce la semente e paga semplicemente un diritto per la sua utilizzazione (come avviene in Francia, Australia ed in altri Paesi Avanzati).
Costringere l'agricoltore ad acquistare il seme è una distorsione illiberale, tipica dei sistemi governati dalle lobby, come USA ed Italia, per creare un monopolio protetto, evitare il progresso tecnico e scientifico, e instaurare una sudditanza economica nei confronti di Nazioni o categorie sociali più deboli....
Il brevetto sulle colture agrarie, come qualsiasi altro sistema atto a costringere gli agricoltori ad acquistare la semente (vedi art.68 per il frumento duro), lo considero una aberrazione pericolosa che va contrastata.
D'accordissimo con Granoduro!
RispondiEliminaCredo che sull'art.68 ci siano gia' degli esposti all'antitrust pronti a partire se non lo tolgono dalla prossime semine 2014-2105....soldi della comunita' europea dirottati a favore dei sementieri? Ma qui in Italia siamo matti! E tutti tacciono.....
Ci siamo ridotti a sperare in Report-Il Gabibbo o Grillo! E tutti i politici e i sindacati latitano!
politici e sindacati hanno i loro bravi interessi in questa vicenda...è una latitanza strumentale...secondo me comunque non lo tolgono l'obbligo (rin qualche modo lo faranno rientrare)...costitutori e sementieri sono ormai troppi e troppo potenti...il 50 % di loro verrebbe spazzato se si ritornasse ad un liberalizzazione, e la restante parte dovrebbe mettersi a lavorare e studiare sul serio, con margini minimi di guadagno...siamo in Italia...non scherziamo...
RispondiEliminaaggiungici che una parte non irrilevante delle varietà sono del CRA, e capirai come anche il Ministero non abbia nessun interesse a privarsi delle Royalty che derivano da varietà costituite 30 anni fa, ma ancora in auge, grazie alla protezione garantita dal sistema....
infine anche M5S è a favore dell'uso vincolato del certificato...quindi puoi anche smettere di sperare in Grillo, almeno per questa faccenda...
Nessuno dice che le royalty non vanno pagate.
RispondiEliminaL'agricoltore le deve pagare al costitutore tramite accordi privati o collegiali(come dice il reg.Cee), ad esempio i sindacati:diamogli 0,50 euro a q.le per stipulare il contrattino ....cosi' mangiano pure loro.....poverini e poi ne diamo 2-3-4 ai costitutori.
Punto e a capo!
Chi ci perde? I selezionatori puri, che in questi anni non hanno investito in ricerca!
Ma non esiste che soldi della comunita' siano utilizzati per favorire commercialmente chicchessia!
E poi guarda che chiunque abbia buona volonta' puo' fare un esposto all'antitrust!
E senza spendere 1 cent. Se c'e' una cosa che abbonda in Italia sono i giovani avvocati rampanti in attesa di farsi vedere!
alcuni sindacati controllano direttamente o indirettamente alcune ditte sementiere tra le più importanti d'Italia...informati...
Eliminail contrattino se lo possono mettere in quel posto...se comincio a regalare 0,5 €/q per firmare un contratto, meglio che faccio il blogger a tempo pieno, ci perdo di meno...
chi gestisce le sementi non si accontenta delle Royalty (quisquiglie quelle), vuole vendere il seme...lì è il vero guadagno e li si condizionano i produttori...chi vende seme spesso a credito, poi compra la produzione (almeno in Sicilia è così) a prezzi di realizzo, visto che il produttore è indebitato con lui...in questo modo si crea un sistema monopolista di controllo dei prezzi...
fare un ricorso all'antitrust, non so bene che effetti possa raggiungere, io credo nulli...ma tu fallo se è così facile e credi nel sistema legale italiano...
infine è inutile che ti inalberi se ritengo che la situazione rimarrà questa...le opinioni è ancora possibile esprimerle in questo Paese...spero di si...
in più andrebbero definiti i termini di questi pagamenti delle Royalty...per varietà costituite più di 20 anni fa (la quasi totalità delle varietà oggi utilizzate), per esempio non vedo cosa dovremmo ancora versare noi produttori...i diritti intellettuali non sono eterni, anzi nel caso dei brevetti ipertecnolgici (mica varietà ottenute con semplici incroci che quasi chiunque potrebbe fare) sugli OGM si estinguono proprio dopo 20 anni. In Italia si paga ancora per roba preistorica...la Monsanto da questo punto di vista dovrebbe venire a fare un corso di aggiornamento da noi...scoprirebbe che ce chi la batte in pretenziosità
EliminaNon entro nel discorso su brevetti, royalties e marchi.
RispondiEliminaVolevo solo segnalare che la vienda dell'agricoltore canadesa io l'aveva capita diversamente.
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/18/monsanto-contro-schmeiser-lagricoltore-contaminato-dagli-ogm/
può anche darsi che Schmeiser abbia riprodotto il seme rr...ma non ne ha tratto vantaggio visto che la Corte Canadese ha stabilito che non ha usato il glifosate...
Eliminale lettere di minacce di azioni legali che Monsato spedisce ai produttori che non usano le loro sementi, però sono vere. Quanti agricoltori col rischio di essere trascinati in una azione legale (con spese legali folli) da una potente Corproration USA e di perdere anche (non si può mai esser sicuri che il proprio seme aziendale non sia contaminato per mille motivi) sono disposti a non usare le varietà OGM?
Questo sistema seriale di intimidazione fa si che la maggior parte degli agricoltori ceda.
Sono convinto di ciò, perchè anche in Italia, in alcuni settori, si innesca lo stesso meccanismo di minacce legali...e molti agricoltori ci cascano.
Monsanto in ogni caso, con la sua solita ed estrema sensibilità, si è rifiutata di fornire la sua versione dei fatti a Report.
Bressanini è tanto appassionato nell'approfondire i fatti quando si tratta di favorire i brevetti OGM, quanto approssimativo quando gli si contestano lapalissiane evidenze che non rientrano nei suoi schemi.
Report d'altro canto, e non è la prima volta, racconta altrettante inesattezze...rimane la questione di fondo...è ingiusto privare gli agricoltori della possibilità di riprodursi il seme...L'introduzione di un gene all'interno di un pool genico enorme e di origine naturale, a mio modo di vedere, non può privare il produttore del diritto di utilizzare la propria semente...
Schmeiser ha affermato questo principio con il suo comportamento...dunque viva Schmeiser
Infatti secomdo me il punto è questo. Schmeiser non ha usato semi monsanto, ha selezionato nel suo campo le piante che avevano il gene di resistenza, e poi le ha riseminate. Visto che le piante nel suo campo non ce le aveva messe lui, le aveva "trovate" secondo me aveva tyutto il diritto a selezionare quelle che gli piacevano di più. Altrimenti si arriva all'assurdo in cui chiunque si faccia il seme in casa deve stare attento che tra la sua selezione non ci sia capitato qualche gene coperto da brevetto. E come si fa!?
RispondiEliminaSchmeiser resta un furbacchione che sapeva quello che faceva, ma se un giorno gli ogm saranno ubiqui, di casi simili, magari anche in buona fede, potrebbero essercene molti.
sarà un furbacchione, ma difende un principio che io ritengo giusto...
RispondiEliminahttp://en.wikipedia.org/wiki/Percy_Schmeiser
qualcun altro qui in Italia difende le ragioni di Monsanto...ma, almeno io, non riesco a capire per quale motivo...
Bressanini è tra questi. Seppur con stile efficace e bonario racconta scempiaggini seriali sugli aspetti agronomici ed agricoli degli OGM ed in generale delle sementi (è un chimico del resto).
ad esempio da http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/02/12/dieci-risposte-a-carlo-petrini-sugli-ogm/comment-page-7/
afferma:
"FATTO: la maggior parte degli agricoltori (convenzionali o biologici) acquista semi ogni anno, e mi stupisce che Petrini non lo sappia. Sono ormai finiti i tempi, da quasi un secolo, in cui gli agricoltori miglioravano le proprie sementi, perche’ ora si preferisce acquistare sementi certificate, prive di virosi, e con germinazione e qualita’ molto elevata. Salvare i propri semi per l’anno successivo, a parte casi specifici e su piccola scala, può portare ad una riduzione notevole della qualita’ del raccolto."
Senza fornire alcuna fonte specifica per queste affermazioni.
A me invece risulta che per le specie autogame circa la metà degli agricoltori Europei si autoproduce la semente per risparmiare sui costi di produzione, vedi post con fonti linkate
http://durodisicilia.blogspot.it/2012/04/si-agita-anche-il-mondo-agricolo.html
In Canada poi a parte le varietà brevettate è assolutamente la pratica ordinaria (ho un post in preparazione).
Al contrario chi acquista le sementi certificate (tranne che per gli ibridi) lo fa spesso perchè invogliato più o meno coercitivamente da sussidi legati all'uso del seme certificato, oppure è un agricoltore part-time che ha una filosofia di conduzione aziendale semplificata rispetto ad un produttore integrale.
http://durodisicilia.blogspot.it/2013/02/qualcuno-non-ci-sta.html
Inoltre Bressanini afferma che salvare i propri semi possa portare ad un detrimento della qualità del raccolto.
Questa è una affermazione largamente infondata nel caso delle specie autogame (la maggioranza delle colture), e chiunque abbia letto l'abc della genetica potrà smentirla.
Realisticamente può manifestarsi soltanto se l'agricoltore non metta alcuna cura nella preparazione della semente e solo dopo alcuni anni di rimonta interna.
Non esistono pasti gratis,neanche quello di Bressanini!!!
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