domenica 28 ottobre 2012

Diserbo su Favino in Sicilia

Prima che la Sicilia sia investita dal "nuovo che avanza", e venga trasformata, più o meno forzosamente, in "un'isola biologica felice", come molti dei programmi elettorali dei candidati (incompetenti) alla Regione Sicilia propongono, mi affretto a pubblicare questo post sul diserbo pre-emergenza del favino.

Prendo spunto dalle informazioni inviatemi da Edoardo Finocchiaro (tecnico DuPont), che ringrazio per la puntualità con la quale ci aggiorna, in merito ad un nuovo prodotto per il diserbo del favino e favetta.
Il prodotto si chiama Cirrus ed è a base di Clomazone. Di seguito la brochure originale (pigiate per ingrandire).




Va abbinato al pendimetalin (Stomp della Basf, un prodotto commerciale). La tipologia di diserbo appare simile a quella dell'OKLAHOMA della Basf, il prodotto sinora di riferimento (miscela tra Imazamox e Pendimetalin), e che io stesso ho finora usato con discreta efficacia.


Il costo dei due trattamenti dovrebbe essere simile più o meno, ma per maggiori certezze consiglio un preventivo dal rivenditore. Rilevo che, tra le infestanti controllate, nel Cirrus manca un riferimento alla Sinapis, mentre l'Oklahoma posso affermare che la controlla abbastanza significativamente (e lo riporta anche in etichetta).
Interessante rilevare che da alcune prove non ufficiali sembrerebbe manifestarsi un effetto sinergizzante tra Oklahoma ed il Cirrus.
E la temibile Centaurea? l'Oklahoma è sicuramente scarsamente efficace, mentre il Cirrus va ancora testato su terreni infestati (al momento dai dati DuPont la Centaurea non avrebbe creato problemi nelle prove sperimentali).
Se qualcuno fosse interessato al Cirrus e volesse contattare la DuPont per maggiori chiarimenti, vi segnalo il recapito di Edoardo.

Insomma un nuovo prodotto che arricchisce lo spettro di possibilità per noi produttori. Il ricorso alternato a più principi attivi diversi peraltro aiuta a limitare l'insorgenza di resistenze, che a lungo andare si possono manifestare nelle malerbe.
Come sempre va valutato in base alle proprie esigenze ed in relazione all'ambiente pedoclimatico ed alla tipologia di infestanti, sul quale andrà ad interagire il prodotto.



8 commenti:

  1. Hai messo il dito sulla piaga ..il grosso problema della zootecnia bio in Sicilia, è l'apporto proteico alla razione zootecnica .le uniche colture proteiche coltivabili nel nostro areale sono la fava,favino e favetta che non hanno una elevatissima percentuale proteica (la metà della soia) ma che ben si prestano a essere coltivate da noi con un ma..devono essere obbligatoriamente diserbate x avere una resa discreta. le tecniche alternative(sarchiature etc) difatti si sono rivelate non idonee soprattutto nel contenere l'esplosione d'infestanti nel caso di precipitazioni primaverili. Così gli allevatori bio sono costretti ad acquistare nucleo o soia bio a sangue di papa e tanto x cambiare a spendere molto di + x vendere a prezzi non diversi dal convenzionale ...Morale della favola il Premier ipotetico che annuncia che la Sicilia deve diventare tutta bio ,dice una gran castroneria..(mi sono limitato).

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    1. Ritengo che l'apporto proteico della razione bio può essere senz'altro soddisfatto con l'accoglimento di adeguati accorgimenti nella pratica della fienagione. Si può intanto scegliere di inserire il favino nella consociazione di essenze foraggiere da affienare, poi ancora meglio se la falciatura viene effetuata in piena fioritura e non poco prima che la coltura stia per seccarsi. Se poi si ricorre alla pratica dell'insilamento (almeno in balle fasciate) penso che si possa riuscire ad ottenere un foraggio in grado di soddisfare il fabbisogno in proteine degli animali in allevamento bio.

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    2. Non voglio assolutamente polemizzare ma una cosa è la razione di mantenimento che può essere soddisfatta con un ottimo fieno "chiaramente" mietuto a tempo opportuno a secondo delle essenze, un'altra quella d'ingrasso dove la somministrazione di concentrato opportunamente bilanciato fra cereali e farine proteiche è indispensabile sia x un'adeguato incremento ponderale sia per le caratteristiche qualitative della carne.Questa è la mia esperienza ma sarei ben felice se qualcuno avesse sperimentato,con successo,altre pratiche.

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    3. Neanch'io voglio polemizzare, e prima rispondendo all'intervento non volevo assolutamente innescare alcuna polemica.
      Ho voluto dare un contributo riguardo all'apporto proteico della razione zootecnica. Voglio adesso aggiungere altro.
      Intanto premetto che chi sceglie di fare bio deve sapere che deve necessariamente adottare tecniche diverse da quelle convenzionali, e che non sempre sarà possibile raggiungere gli stessi risultati.
      Poi, ricollegandomi a quanto scritto prima, affermo che l'apporto proteico di un buon fieno-silo è notevolmente superiore a quello di un ottimo fieno tradizionale( a sua volta notevolmente superiore ai fieni "da commercio"); pertanto concorrerà ad elevare il tenore proteico della razione, da bilanciare facilmente con farine ottenute da cereali bio prodotti in azienda, magari comprendenti non solo il classico orzo, ma anche grano tenero (che è facile produrre ma difficile a vendere), avena e triticale.
      Forse non sarà possibile eguagliare i risultati ottenibile con l'impiego di panelli di soia, ma si potrà ottenere un buon compromesso tra costi e benefici.
      Inoltre l'aumento nella razione dei foraggi migliorerà la qualità delle carni e la loro "tenuta al banco" senza necessità di ricorrere ad integratori.
      La mia modesta esperienza mi invita a spostare l'equilibrio della razione sempre più verso i foraggi.

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  2. Sottolineo che Ettore Pottino è un ottimo agricoltore Bio. Quindi il suo commento non può essere certo condizionato da partigianeria.
    E' evidente a tutti gli agricoltori e tecnici ragionevoli, che un approccio talebano ed ideologizzato alla questione agricoltura biologica (qual'è quello che viene veicolato da alcune forze politiche), danneggerà non solo l'economia siciliana ma anche lo specifico settore Bio.

    Personalmente credo che si debba lasciare sia l'impresa agricola che il consumatore nella condizione di poter scegliere tra convenzionale e Bio. Il dirigismo e l'omologazione sono piaghe che fanno fatica ad uscire dalla politica siciliana, per questo motivo eviterò accuratamente di partecipare a questo cambiamento (in peggio) che si sta prospettando in Sicilia.

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  3. i prodotti segnalati possono andar bene anche per i ceci?

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  4. Oklahoma si, ad una dose più ridotta, per quanto non registrato su cece.
    Cirrus da provare. Non escludo possa funzionare.

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  5. Ringrazio Grano duro per avermi dato la possibilità di presentarmi sul suo Blog.
    Ritengo doveroso sottolineare che le prove fatte da DuPont in Sicilia sono tutte svolte da Centri di saggio con regolare autorizzazione del ministero. Vorrei evitare qualunque fraintendimento quando si dice "prove non ufficiali”.

    Per quest’anno ho la necessità di trovare un campo di favino dove presumibilmente possa esserci della centaurea napifolia.

    Voglio segnalarvi anche questo sito http://gire.mlib.cnr.it. Per riflettere insieme a voi sul discorso resistenze.
    Forse quelle che abbiamo in Sicilia sono un pó sotto stimante. Quest’anno ho mandato dei campioni di papavero al nostro centro per delle verifiche molecolari. I semi sono stati raccolti in zona Delia (Cl) perché troppo spesso ricevuto segnalazioni di resistente agli ALS inibitori proveniente da quelle zone. Altre numerose segnalazioni che ricevo riguardano al Senape dalla zona di Palermo.
    Nei prossimi anni non aspettiamoci arrivi di molecole con modalità di azione innovativi, quindi teniamoci stretti i nostri bei prodotti e cerchiamo di utilizzarli al meglio e con raziocinio.

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