martedì 11 settembre 2012

QUANDO IL BUE TIRAVA


Il Blog ospita oggi, con vero piacere, un intervento molto misurato  di Mimmo sul rapporto, sempre più difficile, tra zootecnia ed agricoltura. 
Un tempo inscindibili nel modello di economia chiusa dell'azienda agricola, oggi nell'era della iper-specializzazione, sono spesso realtà lontane e  non comunicanti.



L'agricoltura moderna è forzosamente imperniata sulla monocultura, un modello imprenditoriale rischioso e molto oneroso.
Affiancare la zootecnia alla cerealicoltura, consente di aumentare la redditività delle aziende ammortizzando le spese ed ottimizzando i profitti. Tuttavia la difficoltà di piazzare sul mercato i derivati della zootecnia, carni e latticini, molto spesso rendono questa attività poco remunerativa se non addirittura in perdita. Ma la situazione non è da meno per le aziende che svolgono cerealicoltura pura, la necessaria rotazione delle colture, fa si che prodotti come favino, foraggi, orzo, avena e altri prodotti destinati al consumo animale, siano di difficile collocazione sul mercato, così che a volte si coprono a stento i costi di produzione.
Una soluzione sarebbe l'abbinamento dei 2 comparti produttivi (come un tempo peraltro). L'azienda ne guadagnerebbe in produttività eliminando gli sprechi e riciclando il superfluo, l'autoproduzione di mangimi e foraggi farebbe abbassare il costo di produzione zootecnica, i terreni si arricchirebbero di elementi nutritivi, grazie alle rotazioni larghe ed all'impiego di letame per la loro concimazione, si abbasserebbe anche il fabbisogno di concimi e diserbanti. 
Tuttavia i prodotti zootecnici debbono scontrarsi con una realtà molto difficile, quella della sua commercializzazione, la grande distribuzione fa concorrenza spietata sui prezzi e mette in seria difficoltà l'agricoltore che comunque deve sostenere dei costi di produzione notevoli.
In alcuni casi gli agricoltori sono riusciti a far coesistere i due comparti creando dei punti vendita diretta, tramite i quali commercializzano i loro prodotti, imperniando la loro attività sulla qualità del prodotto, decisamente più elevato di quello della grande distribuzione, e questa soluzione non ha creato solo un maggior introito per le aziende agricole, ma essa è riuscita anche a far riscoprire razze autoctone di animali, sono tornati in auge allevamenti di bovini e, maiali, di cui si rischiava di perdere il patrimonio genetico.
Tuttavia queste realtà sono poche ed il grosso dell'allevamento viene fatto a livello industriale, così che allo stato attuale il settore zootecnico tradizionale sta attraversando un periodo di crisi profonda.

16 commenti:

  1. agricoltore abbruzese purtroppo il problema di tutto e sempre la globalizzazione ,il mercato libero e questa unione europea che ancora capisco a cosa e servito infatti le carni e il latte entrano andrabi da fuori per non parlare del latte che e stato limitato la produzione (con le famose quote latte)per poi aqcuistarlo al estero magari in polvere praticamente alla fine e sempre colpa di questi politici di merda che si sono mangiati tutto ed anche il nostropatromonio agricolo magari ritornerebbe la zotecnia in italia a sfamare il popolo allora si che l agricoltura ripartirebbe cmq milano invariato

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  2. Skandiski
    Bari: invariato
    Milano: invariato
    Foggia: invariato
    Oggi relazione USDA.

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  3. preoccupante, di solito dopo due tre invariati il mercato crolla

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  4. PERCHE' NON VI FATE UNA PASSEGGIATA AL PORTO DI BARI E VERIFICATE SE STANNO SCARICANDO DELLE NAVI DI GRANO DURO?

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  5. OGGI HO CONTATTATO IL CAP , DOVE HO CONSEGNATO IL GRANO IN CONTO DEPOSITO A GIUGNO E VOLEVO SAPERE COSA PAGAVANO AL NETTO OGGI....BE NON POSSO CREDERCI 28 EURO IVATO TENENDO CONTO CHE DEVO PAGARMI ANCHE IL TRASPORTO 2 EURO AL q.le, CHE DITE LO TENGO ANCORA O LO VENDO...MI SA CHE CON L'APPROSSIMARSI DELLA NUOVA CAMPAGNA MOLTI STANNO VENDENDO PER MANCANZA DI LIQUIDITA'O SBAGLIO? FORSE ANCHE PER QUESTO I PREZZI NON SALGONO PIU'.

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  6. Granduro, ma dove sta 'sto commento di Mimmo?

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  7. Io ho fatto ciò che Mimmo ha sintetizzato, ed anzichè svendere i foraggi e gli altri prodotti zootecnici, mi trovo a svendere i vitelloni. Al danno di aggiunge la beffa degli operai che pensano a guadagni consistenti e mi chiedono un aumento.
    Vorrei anch'io leggere il commento di Mimmo.

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    1. tranne il corsivo iniziale mio, il testo del post è di Mimmo. Intervento ho scritto, non commento.

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  8. agricolt abruzzo per anonimo ti consiglio togli gli operai per prima cosa allevati 30 vitelli e 20 maiali e apriti una macelleria oppure chuoci la carne alla gente forse bastano anche di meno di animali ciao

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  9. X Toni,adesso ti becchi pure il commento-
    Qualcuno punta il dito contro la globalizzazzione,in parte è vero,ma il succo del discorso è un altro-
    i prodotti agricoli italiani hanno una storia millenaria alle spalle,i derivati della loro trasformazione affondano le radici nella nostra cultura ,la sicilia era il granaio dell antica Roma,e si capisce che la pasta è cosa nostra,cosi come il vino-
    la globalizzazzione,la politica ,la crisi possono minare la loro esistenza ma non possono contraddire il loro valore aggiunto-è il modello consumistico italiano che è stato stravolto,grazie alla televisione,alla propaganda della GDO-
    Tempo addietro abbiamo parlato del grano al glifosate,andando nei CAA,avete mai visto volantini invitare la gente a controllare l origene dei prodotti che consumano?avete mai visto i sindacati di categoria promuovere le aziende con i centro vendita diretti?avete mai visto gli ambientalisti invitare i consumatori a rifornirsi direttamente dagli agricoltori per abbattere l inquinamento dei grandi impianti di allevamento intensivo?avete mai visto gli animalisti denunciare le barbarie e le atrocità commesse dentro i grandi allevamenti intensivi,ed elogiare invece il tenore di vita che gli animali hanno nelle piccole medie fattorie?avete mai visto dentro gli studi dei vostri medici di base avvisi di consumare carni locali poichè quelle provenienti dagli allevamenti intensivi sono ipercarichi di antibiotici e quindi nocivi per la nostra salute?questo non è terrorismo mediatico,ma bensi raccontare la verità,poichè se si riuscisse a cambiare lo stile di vita dei consumatori italiani,invece di andarsi a rinchiudere in un ipermercato,andassero a farsi una bella passeggiata in campagna,presso gli agricoltori a fare spesa di carni formaggi e verdure,guadambierebbero loro e gli agricoltori italiani,avoia la globalizzazzione e gli hard discount-non potrebbero fare nulla contro il prodotto locale,è una questione culturale-il popolo va educato a mangiare ,lo hanno fatto,a danno del prodotto italiano,non ci hanno solo venduti alla globalizzazzione ma ci hanno attaccato dall interno grazie alla stampa e alla televisione-

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    1. E', visto che strigliata?!
      Avete messo in foto una bovina di razza marchigiana comunque!

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  10. agricoltore abbruzzese vorrei ricordare a mimmo che tutto quello che dice e vero pero ci sono due punti inportanti da sottolineare uno e che se nei super mercati la posto di trovare la carne estera estrogenata trovassero la carene buona italiana ,il consumatore non si avvelenerebbe e l agricoltura ne gioverebbe,ma questo non e solo per la carne ma e un po per tutti i prodotti,l altro punto e che mi dispiace deluderti ma la stra maggioranza delle persone vuole la comodita cioe andare in un super mercato dove trovare tutto anziche farsi qualche chilometro per andare da un agricotore cio mimmo

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  11. @mimmo
    complimenti davvero bello il post.

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