Dopo che le quotazioni del grano duro, si sono attestate sui 15$/bushel negli ultimi mesi, i produttori Nord-Americani hanno assistito (mestamente non solo loro, ndt) ad un calo dei prezzi nelle ultimissime settimane. Dal 21 luglio i prezzi si sono aggirati tra i 13,25 ed i 13,75 $/bushel (nell’ultima settimana anche meno intorno agli 11,5 $/bushel ndt).
Secondo Erika Olson, specialista di marketing della North Dakota Wheat Commission, il calo è dovuto principalmente all’inattività del mercato. Sebbene il mercato conosca bene le deludenti prospettive produttive per il prossimo raccolto in Nord America, i compratori al momento non ritengono necessario acquistare se non per soddisfare bisogni immediati, mentre i produttori si mantengono su posizioni attendiste nella speranza di un prossimo aumento.
Le prospettive produttive, rispetto agli anni passati, sono indubbiamente discutibili. Ad esempio, in North Dakota, solo il 18 % delle superfici si trova in spigatura, contro una media del 71%. Tuttavia la situazione complessiva della coltura appare abbastanza buona al momento.
Sulle effettive superfici seminate a duro, negli USA, ancora poca chiarezza, l’ultimo rapporto USDA tuttavia, riporta un valore di circa 700.000 ha, minimo degli ultimi 50 anni. Con una resa media prevista di 26 q/ha, si prevede dunque una produzione inferiore del 40%, rispetto all’anno passato. Nel North Dakota addirittura -50%.
Secondo la Olson, comunque le stime sulle superfici seminate sarebbero sovradimensionate, mentre quelle sulle rese al contrario eccessivamente pessimistiche.
Sui consumi interni USA, va rilevato che nell’annata 2010-2011, si sono raggiunti i valori massimi pari a 98 milioni di bushel. In prospettiva con l’aumento dei prezzi, attesa una riduzione dei consumi come delle esportazioni. Mentre le scorte continuerebbero a diminuire intorno ai 14 milioni di bushel (il terzo valore più basso della storia).
Così, secondo la Olson, questi numeri non lasciano dubbi che le disponibilità di duro avranno una stretta significativa verso la fine dell’anno in corso. Le variabili in gioco, per definire meglio la partita, sono i prossimi raccolti USA e Canadesi e le scelte degli agroindustriali che potrebbero modificare le miscele con il duro per la preparazione di vari prodotti finiti.
In generale la produzione mondiale dovrebbe essere leggermente superiore all’anno passato. Grazie al boom delle rese Nord-Africane e la buona produzione italiana, di contro rese deludenti in Francia e Grecia.
Insomma tutto può ancora succedere!
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