domenica 15 luglio 2012

I terreni agricoli demaniali...rimangono al Demanio!

Ricordate qualche mese fa il decreto liberalizzazioni varato dal Governo? A sentire i nostri "tecnici" sembrava che l'Italia dovesse essere rivoltata come un guanto, eliminando inefficienti e parassitari retaggi statalisti in favore della libertà d'impresa.
In quel decreto, tra i vari provvedimenti, era  prevista la cessione, dei terreni agricoli demaniali inutilizzati, a privati, mantenendone la destinazione agricola, e con un diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli.
Molto giusto per uno Stato che vuole ottimizzare le risorse, dare impulso all'economia reale, favorire l'ingresso di forze fresche, ed abbattere il mostruoso debito pubblico, tanto che Coldiretti, una volta tanto, così bene si esprimeva in un comunicato:

La privatizzazione dei terreni agricoli di proprietà dello Stato, con la prelazione a favore dei giovani agricoltori, potrebbe portare alla nascita di 43mila nuove imprese. E’ quanto stima la Coldiretti in riferimento alle misure contenute nel decreto legge sulle liberalizzazioni, in occasione della diffusione dei dati Istat sulla disoccupazione giovanile. All’articolo 66 il decreto sancisce positivamente - sottolinea la Coldiretti - l’avvio dell’operazione di dismissione dei terreni demaniali da effettuare con la prelazione per i giovani imprenditori agricoli nelle procedure di alienazione, che dovranno essere effettuate attraverso aste pubbliche sopra i centomila euro con l’obbligo di conservare la destinazione agricola per venti anni. Lo Stato è proprietario in Italia di 338mila ettari di terreni agricoli, gestiti attraverso amministrazioni ed enti pubblici, che potrebbero essere venduti agli agricoltori, sulla base di una analisi della Coldiretti dei dati del Censimento Istat del 2010. “Dal ritorno delle terre pubbliche agli agricoltori che le coltivano possono nascere nuove imprese o, in alternativa, essere ampliate quelle esistenti, come testimonia il fatto che il 50 per cento delle imprese agricole condotte da giovani “chiede” la disponibilità di terra in affitto o acquisizione, secondo una indagine Coldiretti/Swg

Tuttavia come troppo spesso accade nel nostro poco affidabile Paese, qualcosa è andato storto - leggiamo uno stralcio dell'art.66 del decreto ( integrale QUI), per provare a capire:

Entro il 30 giugno di ogni anno, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, con decreto di natura non regolamentare da adottare d'intesa con il ministero dell'Economia e delle finanze, sulla base dei dati forniti dal l'agenzia del Demanio nonché su segnalazione dei soggetti interessati, individua i terreni agricoli e a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato non ricompresi negli elenchi predisposti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell'agenzia del Demanio mediante procedura negoziata senza pubblicazione del bando per gli immobili di valore inferiore a 100.000 euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 100.000 euro. L'individuazione del bene ne determina il trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato. Ai citati decreti di individuazione si applicano le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 3, 4 e 5, del decreto legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410. Il prezzo dei terreni da porre a base delle procedure di vendita di cui al presente comma è determinato sulla base di valori agricoli medi di cui al Dpr 8 giugno 2001, n. 327. 
Bene, sarebbe servito un decreto attuativo emanato dal Ministero dell'Agricoltura, d'intesa con quello dell'Economia per rendere operativa la misura. Ma sono passati 15 giorni dalla scadenza dei termini e nulla è stato pubblicato. Il provvedimento è così congelato sine die, i terreni sarebbero pochi e non è chiaro chi debba gestire tutta l'operazione recita l'Agenzia del Demanio, leggermente interessata al mantenimento dello status quo. 
Di fronte a tanta inettitudine anche il Sole 24 ORE, noto giornale fiancheggiatore governativo, è sempre più palesemente critico nei confronti dell'operato dei tecnici. Di svariati provvedimenti sulla carta per crescita e sviluppo senza seguito, sono rimaste soltanto tasse ed imposte, ed una situazione economica sempre più disastrata. 
La politica degli annunci, praticata negli anni passati, ci ha condotto a questo punto, purtroppo con la stessa politica sembriamo proseguire. E poi qualcuno si stupisce e si indigna se le agenzie di rating continuano a declassarci!




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