giovedì 17 ottobre 2013

Pausa di riflessione

Carissimi, in questi giorni sono molto impegnato nella preparazione della prossima semina; la  connessione alla Rete, di cui dispongo al momento, è pessima; il prezzo del grano duro in Sicilia è oramai, in alcune zone, arrivato ai 20 €/q, importante soglia psicologica depressiva. Urge una pausa di riflessione dal blog.

Per qualche giorno farete a meno di me. Continuate ad inserire le rilevazioni delle quotazioni delle varie piazze italiane nei commenti di questo post, se volete.

Nel frattempo mi hanno scritto dall'Ismea, ecco la comunicazione sotto (nulla di grave...tutti i lettori del blog sono soltanto diffidati dal monitorare le rilevazioni delle quotazioni, sinché non verseranno il dovuto tributo...!?):

Buongiorno
Sono il responsabile del Servizio di Rilevazione dei prezzi di Ismea.
In riferimento al collegamento ai prezzi pubblicati da Ismea, di cui Vi ringraziamo, vorremmo fare una precisazione, circa quanto riportato all’interno del blog sul frumento duro, sul fatto che i prezzi non vengano registrati e resi disponibili su un archivio storico: in realtà, si segnala che lo storico delle quotazioni non viene cancellato ma archiviato nella banca dati DATIMA, che è gratuita e accessibile senza obbligo di registrazione, dal sito  Ismea www.ismea.it.
Per potersi collegare e visualizzare correttamente i contenuti occorre utilizzare il browser explorer.  In allegato si riportano le modalità di accesso.
Si precisa , tuttavia, che nello specifico delle piazze di vostro interesse la banca dati è consultabile solo per il prodotto frumento duro. Per gli altri prodotti, quali avena orzo e mais, che non sono appaiono direttamente dalla banca dati, potrebbe comunque essere messo a disposizione un servizio di fornitura dati se di vostro interesse.
Ringraziando per l’attenzione si porgono cordiali saluti.
Patrizio Piozzi
Scherzavo...soltanto una comunicazione nella quale si spiega che il servizio di archiviazione storica delle rilevazione esiste. Al contrario di quanto da me affermato nella pagina sopra Ismea grano duro Sicilia (non mi è stato ancora possibile verificarlo, però).

le istruzioni allegate nella mail dell'Ismea:
Dalla home page di ismea cliccare su DATIMA

Scegliere PREZZI AGRICOLI
In caso di errata o mancata visualizzazione dei pulsanti cliccare sull’icona “visualizzazione compatibilità”

Scegliere MERCATO ORIGINE
Scegliere PREZZI MEDI SETT. VARIETA’
Compilare i campi
Anno: il sistema di default inserisce l’anno in corso e il precedente, altrimenti inserire anno/anni desiderato/i
Mese: il campo non è obbligatorio, se non viene inserito alcun valore al momento della visualizzazione della tabella si dovrà scegliere il mese da visualizzare, altrimenti scegliere il mese utilizzando la torcia o scrivere in lettere maiuscole le prime tre lettere (es. OTT)
Categoria: campo obbligatorio, si può scegliere la categoria utilizzando la torcia, oppure scrivere in lettere maiuscole “CEREALI”
Gruppo: campo non obbligatorio
Prodotto: il campo non è obbligatorio, se non viene inserito alcun valore al momento della visualizzazione della tabella si dovrà scegliere il prodotto da visualizzare
Dopo aver scelto e compilato i campi necessari si clicca sul pulsante” VIA”


Vi segnalo  anche l'ultima uscita di Antonio Nisi (il nostro sindacalista di riferimento), per risolvere la crisi del Grano Duro qui (mi auguro che gli eventuali commenti siano "scevri da ogni polemica per il gusto della polemica"):

Novità importante la reintroduzione dell’obbligo delle sementi certificate di grano duro
BASILICATA
La fine degli aiuti accoppiati, l’esclusione del contributo disaccoppiato, la continua ricerca di grano duro a basso costo da parte dell’ industria di trasformazione possano dare un colpo ancora più duro alla già martoriata produzione di grano duro nella nostra regione e nel “granaio d’Italia”: è il grido dall’allarme lanciato da Antonio Nisi, responsabile nazionale GIE (Gruppo Interesse Economico)-cerealicolo e dirigente regionale della Cia lucana per il quale la riproposizione della misura dell’accoppiamento per il grano duro va comunque legata al contratto di filiera.
Una novità particolarmente importante riguarda la reintroduzione dell’obbligo delle sementi certificate di grano duro nell’ambito della misura dell’avvicendamento biennale, per le regioni centromeridionali, a decorrere dalla domanda del 2013.
La vicenda delle sementi certificate di grano duro è stata particolarmente complessa e ricca di colpi di scena. Inizialmente, il Decreto ministeriale 29 luglio 2009 prevedeva l’obbligo di utilizzo della semente certificata caso in cui nell’avvicendamento rientrava la coltivazione del grano duro. La Commissione europea aveva contestato l’introduzione  di questo obbligo in una misura, come quella dell’avvicendamento, che ha un carattere prettamente ambientale.
Per Nisi la forte competizione del libero mercato determinata dall’arrivo al porto di Bari di grano di origine estera (Ucraina, Kazakhistan, Australia, Canada) che sta strozzando i produttori cerealicoli lucani e meridionali, con quotazioni del nostro grano duro sino a 24 euro al quintale, incide particolarmente sulla sicurezza alimentare. E’ ormai risaputo che nella pasta italiana vengono impiegati grani duri per il 70% di origine estera (???? ndr), con seri problemi di qualita' e sanita' del prodotto, come emerge da alcuni processi in corso contro alcuni importatori. Abbiamo bisogno di combattere senza tregua l'economia dell'inganno  con un sistema coordinato e pianificato dei controlli. Di qui la necessità di considerare l’opportunità di introdurre nei premi accoppiati (permessi dall’ art 68) un plafond significativo a favore del grano duro di qualità, con sementi certificate, libere da OGM a vantaggio dei produttori di tutte le regioni con tradizioni di colture di grano duro, in particolare per produttori che applicano l’avvicendamento triennale con colture miglioratici ed allargare la possibilità di accedere a tali fondi anche ai produttori che operano nelle zone di montagne e di collina interna.
Per il responsabile GIE-cerealicolo insieme ad un confronto tra produttori scevro da ogni polemica per il gusto della polemica è necessaria a livello regionale e nazionale una cabina di regia con tutti i soggetti preposti ai controlli e le organizzazioni professionali agricole per affrontare in maniera seria il grave problema delle importazioni illegittime e il falso made in Italy. Chiediamo al governo regionale e nazionale un tavolo interprofessionale per regolare il mercato.
La Cia infine rivendica l’adozione del Piano Cerealicolo Regionale in sinergia con il Piano nazionale; una nuova disciplina regionale che favorisca l’aggregazione delle produzioni; un programma di insediamento agro-industriale; un progetto per il potenziamento della ricerca e dell’innovazione e di sostegno all’introduzione di varietà; la definizione del marchio a tutela del pane e della pasta made in Lucania.
Buon lavoro a tutti quanti...

22 commenti:

  1. e che dio ce la mandi buona!.....

    RispondiElimina
  2. Carissimo Granoduro, sono Antonio da Foggia. Mi complimento per la gestione del blog ed in merito al particolare momento della cerealicoltura italiana. Ancora questa sera su tg3 Puglia si è parlato della gravosa situazione in cui si trovano i coltivatori di grano duro. Alla denuncia della Coldiretti, la quale è convinta di risolvere il problema con l’indicazione obbligatoria in etichetta della provenienza del grano duro, ha risposo l’Associazione Industriali di Bari asserendo che il ricorso al grano duro estero è obbligatorio poiché quello italiano non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno dei pastifici italiani. A loro dire, per produrre la pasta Made in Italy servono 5 milioni di ton a fronte di una produzione di 3 milioni di ton. . Nel sentire queste parole, in considerazione del fatto che il destino di noi agricoltori è nelle mani di caimani pastai, importatori, mugnai , sementieri e soprattutto di una politica sorda alle nostre problematiche, mi sono convinto che ci dobbiamo dare una scossa. Prima di tutto dovremmo pensare di riprendere i FORCONI e, così come fecero i nostri colleghi del nord per le quote latte, andare a manifestare nei porti dove stanno scaricando le navi con il grano estero. Rallentare gli scarichi ed i trasporti di grano in porti rilevanti quali Bari e Ravenna. Facciamoci sentire e facciamoci vedere!!! Se non alziamo la voce nessuno prenderà provvedimenti!!! In secondo luogo, si dovrebbe seriamente valutare di non seminare grano duro per il prossimo anno. Così vediamo cosa se ne fanno i commercianti ed i sementieri della merce che hanno in magazzino!!! Ed in seguito, l’anno prossimo, lasciamo i mulini nelle mani dei mercati esteri… e lì non hanno la possibilità di gestire il prezzo, bensì dovranno subire l’andamento del mercato globale. Vuoi vedere che alla maggior richiesta di grano duro estero alzeranno il prezzo? NON SEMINIAMO! MANIFESTIAMO NEI PORTI, SULLE AUTOSTRADE, NELLE STAZIONI! FACCIAMOCI SENTIRE!

    RispondiElimina
  3. granduro non ci lasciare da soli...
    non abbiamo fatto in tempo a riprenderci dallo shutdown americano, che ci fai questa brutta sorpresa annunciando il durosicilia-shutdown....

    Comunque oggi il tenero a Chicago ha fatto un bel balzo in avanti, sfondando quota 700... mica male...

    http://www.agrimoney.com/marketreport/wheat-prices-jump-to-four-month-high-on-argentine-woes--2348.html

    E buon lavoro a chi sta cominciando con le semine...
    orzo v.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. NON SEMINIAMO!!! FACCIAMOCI SENTIRE!!! VOGLIAMO I CONTROLLI SULLA QUALITà DEI GRANI ESTERI SCARICATI NEI PORTI!!!

      Elimina
    2. Questa dello sciopero l'ho già sentita... anzi viene fuori tutti gli anni in questo periodo.... come se tutto il fondo fosse in apprensione per sapere che cosa intendono fare a Foggia!
      Invito a leggersi il post sulla Germania per capire invece come si può cercare di fare qualcosa di positivo, anziché buttarsi ulteriormente la zappa sui piedi!!
      ov

      Elimina
    3. Skandiski
      Buongiorno. Penso che l'obbligo dell'indicazione della provenienza del grano in etichetta sia una cosa buona degna di un paese civile e democratico, ma non basta. Bisognerebbe regolamentare i mercati, attraverso l'introduzione dei dazi in modo da salvaguardare le produzioni nazional da quelle provenienti da paesi extraeuropei visto che le nostre produzioni sono migliori in termini di salubrità e hanno costi maggiori rispetto ai paesi esportatori (tra l'altro non è possibile delocarizzare le nostre produzioni agricole). Ci sarebbe anche il discorso economico: perchè utilizzare prodotto importato se possiamo produrcelo in casa nostra con stimolo alla maggior utilizzazione dei terreni (invece di farli abbandonare)? il tutto a vantaggio dell'economie locali e nazionale?
      Ci sono anche i porti, dove i controlli dovrebbero essere fatti in maniera seria...si direbbe che in Italia entra di tutto e di più.
      Poi aggiungiamo che disgraziatamente il modo agricolo in italia è rappresentato in maniera molto frammentata e la sua voce non la sente nessuno, quindi non si prendono i provvedimenti opportuni. Bisognerebbe essere rappresentati in modo che le richieste del mondo agricole fossero univoche e se non basta, entrare direttamente nelle stanze dei bottoni e farsi le proprie leggi....siamo in maggioranza e se non lo siamo, lo saremo nel momento in cui torneremo tutti all'era del baratto dove, chi sprà zappare magia, altrimenti s'arrangia.

      Elimina
    4. Il problema è che non siamo tutelati! Nessuno si interessa di proporre qualcosa per salvare il nostro settore, l'agricoltura!!! La chiamata ad uno sciopero o una manifestazione importante, è soltanto per far capire che noi esistiamo! Noi agricoltori con le mani sporche di terra!!! Naturalmente queste proposte non interessano ai PROFESSIONISTI DELLA TERRA, avvocati, medici, notai che con il loro NERO hanno realizzato le loro aziende con centinaia di ettari e non sanno cosa vuol dire sudare nella terra!!! SONO CONVINTO CHE SU QUESTO BLOG SCRIVONO MOLTI COMMERCIANTI E .... PROFESSIONISTI!

      Elimina
    5. per l'anonimo del 19 ottobre:
      una cosa è farci sentire (che mi sembra più che giusto), una cosa è suggerire di non seminare....

      Concordo con quanto dice skandiski sopra... in tutto il blog ci sono spunti interessanti in proposito.

      Ma non seminare vuol dire fare il gioco dei mulini, che il prossimo anno avranno tutte le scuse per andare a comprare ancora di più all'estero.

      O, meglio: non seminare il grano duro, certo, se si ha un'alternativa migliore... questo si può fare, anzi lo farei anche io. Se fossi solo 100 km più a nord, mi orienterei sul grano tenero o su altre colture alternative... che mi sembrano molto più redditizie, almeno al momento.

      Il consumo di grano duro nel mondo è minimo rispetto al tenero, è inutile saturare il mercato.

      Lasciamo il duro dove non c'è alternativa, laddove ci si può accontentare di guadagni minori...
      Ma purtroppo, dalle mi parti non abbiamo scelta!
      Orzo vestito

      Elimina
  4. Signor Nisi! Ci spieghi meglio cosa c'entra l'obbligo di impiegare il seme certificato con il problema importazioni o sanita' o tracciabilita' eventuale del prodotto italiano?
    Non serve a niente!
    Serve solo ad aumentare i costi di produzione a vantaggio dei sementieri!
    Vada a fare questi discorsi in Francia o in Canada!
    Come minimo le dicono che ha sbagliato sindacato.....forse non e' della Cia ma di Assosementi!
    Quello che serve e' semplice: obbligo di scrivere sulla pasta la provenienza del grano duro!E controlli sulla filiera commerciale!Fatture in entrata e in uscita con obbligo di indicare la provenienza e poi controlli a tappeto.
    O deve farsi sempre carico l'agricoltore di tutto....anche di garantire che il suo grano l'ha prodotto nel suo campo? Poi il consumatore italiano o americano o tedesco ha gia' chiaro cosa scegliere tra Ucraina o Italia!
    Siamo contro il seme certificato per pricipio! Perche' in troppi ci hanno speculato in questi anni...mentre l'Europa e il mondo vanno verso il liberismo noi torniamo indietro!Si legga cosa dice l'art.14 del reg. cee 2100/94!

    RispondiElimina
  5. Gli unici parametri che contano per vere qualita' sono la % di proteine e la sanita' da fusarium.
    E il seme certificato su questi non incide!
    Incidono le concimazioni azotate frazionate e il trattamento funcigida in spigatura....!
    Ma forse il sig.Nisi non coltiva grano duro.....
    ciao a tutti

    RispondiElimina
  6. DA circa un anno seguo il blog e ringrazio chi lo gestisce, come detto sopra da un collega non ci lasciare soli, questo tipo di servizio pubblico in agricoltura serve perché non ci sentiamo soli e in compagna a volte o sempre ci siamo

    RispondiElimina
  7. Frontiere dazi etichette addasare acise carburanti facviamoci sentire blochiamo tutto metiamo 10q di grano a testa e diamogli fuoco e l ora di muoversi

    RispondiElimina
  8. Gli agricoltori,allo stato dei fatti,possono fare ben poco,la cosa principale è quella di far quadrare i conti e di non esporsi finanziariamente-
    Il problema ,purtroppo,fino a quando ci sarà questo modello europeo,non puo essere affrontato,ci vorrebbero,le dogane con relativi dazi,poi ci vorrebbe una moneta nazionale,la quale(ricordate la lira) fluttuando nel mercato dei cambi valutari,riesce a garantire una certa protezione per i prodotti nazionali,favorendo le esportazioni e creando un'espansione reddituale nazionale in modo da tenere vivace la domanda interna- l'euro è e sarà la nostra rovina-
    Tuttavia,si deve fare qualcosa-la prima cosa da fare,è smettere di pagare le domande della pac-andate dai caa,fate un'offerta (ragionevole) e se la prendono e bene,altrimenti neanche quella-
    Sospendete immediatamente l'utilizzo di strumenti come i PSR-i mezzi tecnici si acquistano se c è reddito,altrimenti un po di fil di ferro e si tira avanti,con quello che avete-
    E inutile che vi dica,di ridurrere le semine a duro,e se lo fate utilizzate solo seme aziendale,l'art.68,utilizzando il seme certificato è niente,quest'anno ha subito anche un taglio del 4%,-poi questo è l'ultimo hanno,per cui un bel maggese di 2 anni,costa poco farlo,prendete comunque l'art.68 e sarà piu produttiva per il raccolto 2016-
    Di fronte a queste situazioni,la cosa principale da fare è chiudere i cordoni della borsa,niente per noi,niente per gli altri-se volete cambiare qualcosa questa gente va colpita nel portafogli,altro sistema non cè-tutto il resto è fuffa-tracciabilità,etichettatura,made in italy,solo strumenti per dare altri stipendi ad altri parassiti sfaticati,che ricadrebbero sulle spalle dei consumatori e dei produttori-basta ,non se ne può più-

    RispondiElimina
  9. Copio e incollo,come trovato su -COME DON CHISCIOTTE-

    Puglia, scoppia la guerra del grano
    "La nostra pasta a stelle e strisce"

    L’ultimo carico è arrivato dall’Oregon, un'altra nave dal Messico sta scaricando da giorni, lunedì ne arriva una dal Canada. Coldiretti: “Pasta non italiana, cambiamo l’etichetta sulle buste”. Confindustria: “Import necessario”
    di FRANCESCA RUSSI


    Poco dopo le dieci del mattino ha attraccato al porto di Bari con un carico da 58mila tonnellate di grano. È ormeggiata al molo 16 la nave Santa Barbara proveniente dall'Oregon, stato della costa pacifica a nord della California, e ci rimarrà ancora per qualche giorno prima di ripartire per Ravenna. Il tempo di svuotare parte della stiva con le gru.

    Alla Puglia sono destinate 37mila tonnellate del grano americano trasportato, il restante quantitativo, invece, è diretto al nord. Il mercantile statunitense è solamente uno dei tanti carichi di grano che arrivano ogni settimana nel porto del capoluogo pugliese. A pochi metri di distanza, infatti, c'è un cargo battente bandiera messicana che sta scaricando ormai da cinque giorni 43mila tonnellate e lunedì è previsto l'arrivo di un'altra nave dal Canada. In media gru e tramogge riescono a svuotare e caricare sui camion circa 89mila tonnellate al giorno.

    Una volta riempiti, i tir si dirigono verso i pastifici pugliesi. Così dai cargo americani il grano finisce sulle tavole italiane. È con frumento estero, infatti, che si produce il piatto italiano per eccellenza, la pasta. Un curioso paradosso che ha scatenato una vera e propria guerra del grano. Da un lato ci sono i coltivatori, dall'altro gli industriali. "Chiediamo ufficialmente che sulle buste di pasta pugliese e italiana vengano rappresentate le 50 stelle della bandiera americana, al posto dei simboli dell'italianità - provoca il presidente della Coldiretti Puglia Gianni Cantele Ha più senso ed è più rispettoso nei confronti dei consumatori, considerata la passione degli industriali del nostro Belpaese per il grano americano".

    In Puglia si concentra oltre il 36% dell'attività molitoria nazionale, con la lavorazione di circa 80mila quintali al giorno di solo grano duro e altri 15mila di grano tenero. "Ma soltanto il 30 per cento della pasta prodotta in Puglia utilizza grano locale - fa i conti il direttore Coldiretti Antonio De Concilio - La certificazione italiana, se il territorio ha un valore, deve essere del prodotto e non del processo. Servono poi controlli perché il trasporto fa innalzare il rischio di contaminazioni".

    Gli industriali, però, non ci stanno. "Senza grano estero la pasta italiana non si potrebbe produrre - replica Confindustria Bari e Bat la soluzione potrebbe essere quella di aumentare la produzione agricola di grano pugliese e di innalzarne la qualità. Non c'è altra via per soddisfare la domanda dell'industria e ridurre le importazioni di grano estero. La produzione nazionale di frumento duro risulta deficitaria rispetto ai fabbisogni dell'industria".

    Negli ultimi sei anni sono state prodotte circa 3,4 milioni di tonnellate di grano all'anno a fronte di un fabbisogno industriale di 5,3 milioni di tonnellate. "Al problema della quantità occorre aggiungere anche la questione della qualità del grano locale - vanno avanti gli imprenditori Confindustria invita i consumatori e non farsi ingannare da alcuni miti collettivi, come quello secondo cui tutto ciò che è coltivato in Italia sia necessariamente migliore di ciò che è coltivato altrove nel mondo".

    (19 ottobre 2013)
    http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/10/19/news/grano-68907213/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. OPERAZIONE "GRANO NOSTRUM" .... AFFONDIAMO LE NAVI CON GRANO ESTERO!!! ..... é una provocazione, scherzo! Comunque dovremmo riflettere se seminare o meno, vadano a comprare il grano estero, poi a giugno vediamo cosa macinano i mulini!!!

      Elimina
  10. Skandiski
    seeee "falsi miti" ............avvelenano la salute e l'economia. Questi vogliono la botte piena e la moglie ubriaca. Si proponga per la prossima pac premi per la non coltivazione totale dei terreni a tutela dell'ambiente e dell'economie cosi' andiamo tutti a fare le gite ed i picnic sui prati. Facciamo venire anche i turisti americani.....soprattutto le turiste. Mille euro ettaro in parte ricavati tassando i prodotti fatti con materia prima importata.....

    RispondiElimina
  11. Una domanda: si sa già qualcosa sul prezzo del grano da seme dalle vostre parti?
    ov

    RispondiElimina
  12. Agritel ha previsto la produzione di grano dell'Argentina pari a 10,1 milioni di tonnellate. La notizia divulgata qualche giorno fa dal governo argentino di una produzione di 8,8 milioni di tonnellate si è rivelata infondata. Però dopo una prima flessione, il tenero è ripreso a salire. Speriamo bene

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il motivo è che adesso stanno cominciando a capire che ci sono grossi problemi in australia:
      http://www.agrimoney.com/news/luckless-weather-prompts-aussie-wheat-downgrade--6407.html
      Comunque anche in argentina non sono messi mica bene...

      Elimina
  13. queste notizie mi fanno davvero paura:
    http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2013/10/23/ue-canada-siglato-accordo-di-libero-scambio/35134?utm_campaign=newsletter&utm_medium=mail&utm_source=kANSettimanale&utm_content=2299

    RispondiElimina
  14. Salve a tutti, sono un agricoltore laziale , da generazioni la mia famiglia coltiva grano duro, è difficile, ma credo che ormai occorra orientarsi verso altre colture... non seminare tutti per un anno farebbe riflettere un po' tutti in Italia e in UE sulla situazione dei cerealicoltori, anche più di andare a protestare sotto le navi cariche di grano. Ogni anno va peggio, di dazi non si può parlare e allora se non si regolamenta il settore facendo controlli seri sui grani imporati non si va più da nessuna parte... non si può e investire energie, denari e sudore per sperare di avere una risultato economico per ettaro vicino al pareggio... se poi il tempo non ti assiste sei fritto... perciò dico anche che se non seminassimo nessuno per uno o 2 anni grano duro, daremmo una sveglia un po' a tutti...

    RispondiElimina
  15. Discorso condivisibile...
    ma continuo a dire che lo sciopero totale non è utile, anzi fa il gioco dei trasformatori, che andrebbero ad acquistare all'estero e dicendo "avete visto che avevamo ragione?", e a quel punto sarebbe un mercato perso completamente.

    Però è più che giusto cercare un'alternativa, laddove è possibile, io sto passando da una rotazione triennale ad una biennale....
    orzo

    RispondiElimina