domenica 21 dicembre 2014

Limiti tecnici e commerciali del Duro in Emilia

Un produttore emiliano di cui ho letto alcuni scritti apprezzabili via FB, mi ha incuriosito, così gli ho chiesto un parere generale sulla produzione di Duro nella sua Regione e sui rapporti con Barilla...ne è uscito un quadro molto diverso del modello durogranicolo emiliano, solitamente mitizzato, che viene propinato a noi cosiddetti arretrati produttori del Sud.

Un sincero ringraziamento a Claudio Bertolini, uno che ama dire la verità...uno dei nostri.



Scusa per il ritardo nel rispondere al tuo messaggio.
Ho scritto recentemente due commenti riguardanti l'argomento "grano duro", uno riguardo alla presenza delle tossine su prodotto proveniente dall'estero e l'altro, in epoca di semina, per la manipolazione strumentalizzata dei prezzi di mercato per dirottare i cerealicoltori del nord ad investire parte dei terreni con grano duro. Riprendo le motivazioni che mi hanno indotto personalmente a seguire una via contraria a quella proposta, che poi altro non è che continuare a seminare totalmente grano tenero, ben più vocato nei terreni più freddi della mia zona. 
Qui nella bassa pianura di Reggio Emilia e Modena, dove ho sparso i 470 ettari di terreni che conduco con la mia società agricola, di cui circa 220 a grano tenero, bisogna fare parecchia attenzione alle operazioni che accompagnano tutte le fasi vegetative delle colture impiantate e spesso proprio il grano, seminato in autunno dalla metà di ottobre a buona parte di novembre, viene messo a dimora in condizioni di elevata umidità del terreno e se l'acqua non drena bene rischia di morire già dalla fase di germinazione. Per questo motivo non ho mai adottato il metodo della semina sul sodo, mentre coloro che continuano a farsi convincere a farla, oltre a non risparmiare niente rispetto ad una mediocre lavorazione a scopo drenante, raccolgono discretamente in poche annate. Questo è uno dei tanti aspetti che fa sì che coltivare qui grano duro costa tanto più che fare del tenero:
- il grano duro teme il freddo molto più del tenero;
- andrebbe seminato a fine anno, ma si rischia, proprio come nell'anno in corso, di lasciarlo nei sacchi ( qualcuno non ha neanche terminato la semina del grano tenero);
- a calpestarlo con le concimazioni invernali spesso muore dove passano le ruote dei trattori ( anche con gomme a largo profilo);
- necessità di una concimazione azotata in più nella fase di spigatura per aumentare il tenore di proteine ed evitare il bianconato, ma nessuno ti ripaga di questa ulteriore spesa;
- servono indispensabilmente due trattamenti fungicidi contro il fusarium della spiga, sempre che non insorgano ulteriori malattie precedentemente alla spigatura;
- non trattare vuol dire non fare prodotto e di dubbia qualità e, se non fai del grano idoneo all'industria della pasta, non sai a chi darlo perché spesso non va bene neanche per l'uso zootecnico, proprio per la presenza di tossine.

Spero di avere spiegato abbastanza chiaramente il problema dal punto di vista tecnico ed operativo, perché adesso devo penetrare quello del mercato speculativo e dell'annessa industria "benefattrice". Il mercato quando fa dei sobbalzi come quello dei giorni scorsi, impennandosi o deprimendosi rapidamente è sempre sinonimo di truffa manipolata o di un disastro avvenuto o di una calamità che ha creato uno squilibrio improvviso della domanda e dell'offerta. Siccome recentemente il prezzo era salito più sui mercati del nord Italia che non in quelli del sud, la risposta è di un chiaro sinonimo di speculazione manipolata, probabilmente da interessi reciproci gestiti da industria trasformatrice, rivenditori di mezzi tecnici ed altri. 
Barilla in Emilia è un riferimento storico per il metodo di contrattazione tra produttori e industria utilizzatrice, ma poche sono state le volte che non si sono registrati problemi nel rispetto dei contratti, perché come succede da sempre lei vuole tutte le garanzie inimmaginabili, mentre ha sempre delle motivazioni legalmente impugnabili per non rispettare gli accordi sottoscritti. In poche parole la ragione ed i vantaggi sono sempre suoi. Quest'anno ci ha riprovato con un ennesimo metodo che neanche ho voluto sentire per non sputare in faccia a chi voleva propormelo.
A 56 anni, di cui ben 46 passati a tempo pieno a sfiancarmi fisico e mente per fare il mio dovere di agricoltore, di cittadino ed ancor più di uomo, sono nauseato da queste barzellette ideate da gente il cui solo scopo è riempire le proprie tasche deridendo ulteriormente la povera gente onesta che tuttora continuano spudoratamente a spremere di ogni minima risorsa, spesso l'unica ed altrettanto sudata. 
Anche qui, con questo lungo ma doveroso messaggio, ribadisco il bisogno e l'invito
estremo ad abbandonare il pensiero dei confini delle regioni, messo a punto da politici e sindacati per tenere divisi coloro che hanno obiettivi e problemi comuni, ma che, riuscendo a tenere ben divisi, non comprenderanno mai la forza e la potenzialità di cui sono dotati.
Noi imprenditori agricoli ed annessi siamo le prime vittime di questo sistema.
Prendiamone coscienza ed uniamo forze e idee, così senza ulteriori spese e senza urla nelle piazze potremo finalmente fare il nostro lavoro come qualsiasi altra attività economica, nella logica imprenditoriale che contraddistingue tutti gli altri settori produttivi.
Ciao e diffondi a chiunque questo messaggio.


28 commenti:

  1. lo sputo in faccia era per la proposta a prezzo chiuso a 25 €/q ?

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    1. Qualcuno parlava anche di 27 €/q. e con il prezzo del grano tenero a inizio ottobre di 185 €/q. (cat. 3) e di 207 €/q. (cat. 2) era un piatto appetito, ma, ripeto, ci vuole garanzia produttiva e averla nella mia zona a volte diventa come scommettere al lotto, mentre in zone con terreni più leggeri e minori rischi di freddo invernale o ridotta asfissia radicale c'è più tranquillità produttiva. La mia non è una testimonianza generalizzante, proprio per la diversa tipologia della struttura dei terreni italiani, spesso variabili nel raggio di poche centinaia di metri. Il concetto che voglio rimarcare non è legato al solo comparto produttivo, bensì al sistema contrattuale che è sempre discutibile qualora venga a favore dell'agricoltore.

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    2. Scusate gli errori numerici nella risposta soprastante: 18,5 €/q. (cat. 3) e 20,7 €/q. (cat. 2). La stanchezza dell'ora tarda non perdona.

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    3. Sig.Bertolini,innanzitutto i miei saluti-
      I contratti,quelli proposti da questi signori,sotto il profilo giuridico sono sempre discutibili,proprio perchè le clausole di salvaguardia sono sbilanciate tutte a favore del propositore,quindi ci vuole anche un pò di scaltrezza da parte di chi li sottoscrive-
      Buona regola,sarebbe che il prodotto giacesse nel proprio silos,e se alla consegna le condizioni sono totalmente a sfavore dell'agricoltore,basta non consegnare,con annesso sputo in faccia del furbo di turno-non troveranno mai un giudice che vi applichi una sanzione-questo è l'unico modo,per togliersi di torno i furbi e gli arruffoni-
      Non bisogna fare di tutt'erba un fascio,nel mio areale sono in molti a lavorare con barilla,i suoi contratti garantiscono un buon margine di guadagno,e c'è anche una certa flessibilità sugli standard prefissati,si cerca di arrecare il meno danno possibile all'agricoltore in caso del mancato raggiungimento dei parametri prefissati,inutile dire che nel mio areale gli obbiettivi prefissati si raggiungono facilmente-tanto per ribadire che l'agricoltore non deve lamentarsi, sè, ostinandosi a coltivare banane al polo nord poi fallisce additando colpe al propositore del contratto di coltivazione-
      sig.Bertolini,Marchionne non fà auto,fà il finanziere,e lo fà benissimo,tant'è che guadagna comunque a prescindere dal mercato dell'auto,in italia l'unico stabilimento in attivo è quello della SEVEL dove esce il ducato,tutti gli altri sono in perdita e all'estero si regge grazie alle sovvenzioni,magari facesse le auto come qualcuno gli chiedesse di fare-tanto per farle presente che marchionne è un cattivo esempio da fare-
      Infine concordo con lei quando dice che non esistono i benefattori,ma hai,mè,i fessi purtroppo sì-

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    4. Mimmo 70, grazie delle puntualizzazioni a integrazione e correzione del mio messaggio. Comunque voglio solo ribadire, ad integrazione del dibattito felicemente innescato su questo blog, che la metodologia del rapporto "produttore-industria trasformatrice-consumatore finale" è e rimane per me un ideale di metodologia economico-commerciale, però dobbiamo sempre stare attenti alle speculazioni dei più forti altrimenti si rischia di compromettere i propri bilanci aziendali regalando una pubblicità gratuita a colossi che sbandierano la filiera corta e il prodotto di provenienza certa a favore dell'utilizzatore finale. Oggi la difesa è ormai diventata personale e non possiamo dormire sonni tranquilli demandando le nostre sorti a politici ed organizzazioni sindacali. Per questo mi batto da troppi anni dicendo ai miei colleghi agricoltori e contoterzisti che continuando sulla via dell'individualismo accettiamo inconsapevolmente il gioco di chi ci vuole proprio tenere disuniti, infondendoci il terrore di alienare le nostre aziende qualora intraprendessimo la via dell'accorpamento o della fusione tra aziende. Sarebbe la via più sbagliata, perché l'unione si fa restando ognuno nella propria realtà produttiva, mantenendo la partita iva e la denominazione aziendale di sempre, ma al momento del bisogno, di qualsiasi forma si tratti, purché di argomento comune, si deve abbandonare l'egoismo per intraprendere la via dell'altruismo, almeno fino alla risoluzione dei problemi emersi. Solo così potremo affrontare il futuro in un sistema di concorrenza globale.

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    5. ### l'unione si fa restando ognuno nella propria realtà produttiva, mantenendo la partita iva e la denominazione aziendale di sempre, ma al momento del bisogno, di qualsiasi forma si tratti, purché di argomento comune, si deve abbandonare l'egoismo per intraprendere la via dell'altruismo, almeno fino alla risoluzione dei problemi emersi.####sottoscrivo pienamente-
      omettendo l'utima parte,poichè io intravedo una riorganizzazione ed una nuova idea di globalizzazione(Russia e USA,non si stanno scontrando per un tozzo di pane,hanno costruito i presupposti per ritornare a primeggiare a livello mondiale come 2 super potenze,escludendo da una parte il liberismo sfrenato,riproponendo dazi e confini anche se in un contesto territoriale/mondiale più ampio,e dall'altra l'eliminazione totale del pensiero comunista,il disgelo USA/ CUBA mette fine all'ultimo baluardo comunista nel mondo-non più un mondo diviso ideologicamente,ma culturalmente,economicamente e politicamente-)quando ciò si concretizzerà,torneremo a respirare un'aria più salutare per noi e le nostre aziende-

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  2. posso avere notizie dall'agricoltore emiliano sul monastir che sto seminando qua in sicilia.seme comprato in emilia romagna, ORAZIO

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  3. Orazio, lascia stare il monastir comprato in emilia... sarà più o meno come quello comprato in puglia o sicilia. Se proprio vuoi, posta la tua domanda dove si parla di varietà...

    Piuttosto, ringraziamo tutti Claudio per la sua preziosa testimonianza, che ci fa capire come quello che "qualcuno" ci racconta non è del tutto vero (anzi, di vero c'è ben poco...), e che è sempre più importante tenersi in contatto (anche tramite iniziative come questo blog!) per far circolare le informazioni e per far valere i nostri diritti.

    Speriamo di avere ancora Claudio tra i nostri commentatori!!

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    1. mah mi sembra che scoprite l'acqua calda,tutto il mondo è paese è girando per l'italia,i nostri problemi li ho trovato anche lì.invece sul blog si sta creando la guerra tra iPRO rialzo ed iPRO ribasso, leggendo analisi è pensieri che nessuno di noi sa.ORAZIO

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    2. ORAZIO, forse noi scopriamo l'acqua calda, ma il tuo commento era completamente OT (Off Topic).
      Fai un po' tu...

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    3. grazie orzo vestito menomale che ci sei tu ad illuminarci,è sopratutto a mantenerti in tema ciao ORAZIO

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    4. Guarda che io non pretendo di illuminare illumino nessuno... ma sicuramente cerco di evitare domande a sproposito.
      Se ti interessa il monastir emiliano, ti conviene chiedere al distributore o al costitutore oppure direttamente a chi te l'ha venduto... non a Claudio, che presumibilmente non c'entra niente.
      E' un po' come se io chiedessi A TE come sono i fichi d'india che ho comperato ieri al supermercato di Foggia.
      Detto questo, consiglierei di piantarla lì e di evitare di "sporcare" ancora questo post con discussioni sterili e inutili.

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  4. condivido da un punto di viste tecnico ciò che ha detto il sig bertolini ma non il senso del messaggio,mi spiego meglio:per quanto anche io un paio di anni fa x poco non mandai a quel paese il responsabile area sub di barilla riguardo al progetto aureo x motivi che non sto qua a spiegare,ma alla fine siamo sempre noi a decidere cosa fare nelle nostre aziende, se mettiamo banane al polo nord e ci perdiamo soldi è colpa nostra che ci siamo fatti infinocchiare e non di chi ce l'ha proposto....fare grano duro al nord può risultare una forzatura come seminare il tenero qui al sud probabilmente però può anche essere che magari lei si trovi in una zona più freddae umida di alt,in conclusione,non farei di un erba un fascio....

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    1. Giovanni ho già esauritola tua domanda con la risposta al commento precedente di "anonimo" delle 21:35 del 21/12/14. Vedi io non credo mai nei benefattori che ti portano la fortuna a domicilio e questa è una storia che ciclicamente si ripete e sembra proprio che noi agricoltori siamo sempre una preda ambita. Alcuni anni fa fu la volta degli impianti di biogas e le prime ditte tedesche che si offrivano di diventare nostri partner, sfruttavano proprio le difficoltà transitorie che attraversava il mais sui mercati, con prezzi stracciati di 12-13 €/q. Loro ti proponevano rese certe per anni a venire non inferiori a 15 €/q., ma ovviamente con contratti di lunga scadenza, prezzo che poi a breve risalì oltre i 20€/q. Per questo non mi voglio mai far lusingare da queste fortune manipolate e preferisco gestire personalmente cosa coltivare e come vendere i miei prodotti, in parole povere:"libertà imprenditoriale".

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    2. no ma infatti,nemmeno io credo ai benefattori,però a volte nel nostro mestiere x guadagnare qualcosa in più si fa ciò che altri non fanno,ad esempio nel mio areale,zona nord basilicata,causa nuova pac, attacchi fungini e prezzi bassi ,il grano tenero quest anno è letteralmente sparito rispetto alle migliaia di ettari dell'anno scorso,magari quei pochi che lo hanno seminato potrebbero venderlo a dei prezzi anche superiori alle quotazioni ufficiali x venire incontro alle richieste del mercato locale,un po come è successo a me quest'anno con l'avena...in generale,visti glialti costi di produzione,gasolio concimi etc...la prima regola è evitare forzature e coltivare cio che meglio si addice ai nostri areali produttivi, e poi messo in chiaro questo punto fermo,guardarsi in torno e valutare eventuali offerte commerciali,a patto che queste non siano troppo stringenti e unilaterali come spesso ci capita,vedi contratti di filiera barilla etc...

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  5. Saluto e ringrazio Claudio di cui pur nei limiti della mia limitatissima esperienza di coltivazione di grano duro in un areale freddo e umido dall'altro lato del nord, condivido il post .
    Una decina di anni fa (a quei tempi effettuavo ancora arature e normali operazioni colturali) inserii tre varietà di grano in parcelle strip di un campo prove di frumento tenero panificabile,di forza e orzo.Solo Il duro venne falcidiato dal freddo (fu un inverno freddo e secco ) già a fine inverno mancava più di metà investimento e la produzione fu di quasi un quarto degli altri cereali..15 qli/ha contro una media di 55.Dopo questi risultati non ho più voluto neanche provare a tentare una semina di duro a fine inverno,come suggeriva la ditta sementiera per cui facevo le prove.

    Ora su sodo non ci penso minimamente al grano duro..qui è gia complicato fare gli altri cereali
    -li devi seminare ai primi di ottobre ..per trovare terreno ancora un po caldo e asciutto adatto al sodo
    -sperare che nel giro di dieci giorni non ti arrivi un alluvione e se capita un inverno freddo..il duro ho visto che si perde anche in areali più a sud e un po meno freddi.
    Forse se capitasse in febbraio inizi marzo terreno caldo e asciutto si potrebbe fare una prova su sodo,con qualche varietà adatta,ma negli ultimi anni da metà ottobre e fino a tutto marzo ho solo sempre visto grandi piogge e fango..a quel punto conviene lasciar perdere i cereali e aspettare che scaldi e asciughi e puntare a mais e soia,che investire in seme di grano duro che non sei sicuro di quando e se andrai a seminare.

    Sui contratti con l'agroindustria...non ho esperienza di grano duro..per altri prodotti da aggregati qualche minima certezza in più si spunta rispetto ai commercianti : ritiro del prodotto(se è sano e rientra nei parametri)..maggiore certezza di data di ritiro e solvibilità..ma con contratti a prezzo medio più eventuale premio e solo per prodotti specifici, che non possono arrivare dall'estero e di cui l'acquirente ha per forza di cose necessità,per il resto credo che tutto il mondo è paese.

    Individualmente le cose vanno un po meglio se fai accordi con piccoli trasformatori ( molini,mangimisti,allevamenti in proprio) in cui è chiaramente indentificabile chi comanda e tiene in mano i cordoni della borsa.
    Se questo piccolo particolare non è chiaro meglio lasciar perdere..
    Come ho già scritto in altri post i contratti a prezzo fisso di solito all'agricolotre vengono proposti dagli acquirenti quando sono sicuri di guadagnarci e se eventualmente non succedesse iniziano le contestazioni,sui parametri merceologici. Purtroppo si scommette con gente che testa vincono loro croce hai perso tu Se in un areale non funziona più ..si spostano in un altro..che tanto di agricoltori che vogliono provare qualcosa di diverso e si sentono immuni alle fregature a breve e non tengono conto di quelle a medio e lungo termine se ne trovano sempre, se non in Italia c'è sempre l' est Europa specie quest'anno che con il greening vi sono molti inesperti che devono per forza tentare colture e accordi commerciali per loro inusuali.
    Le cose possono anche cambiare credo sia deleterio per chiunque fissarsi su pregiudizi specie quelli altrui..pero un po' di guardinga cautela non ha mai rovinato nessuno.

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    1. Sono perfettamente d'accordo. Ognuno conosce le proprie realtà aziendali ed i propri terreni. Vorrei vedere se un estraneo si permettesse di dare delle direttive personali a Marchionne su come costruire un auto o come ed a che prezzo immetterla sul mercato. Rendiamoci amaramente conto che il settore agricolo è l'unico in cui i prezzi li subiamo totalmente, sia per i materiali di acquisto che per quelli che dobbiamo vendere di nostra produzione, tra l'altro su un mercato che non è mai stato chiarito come e con criterio li vada a determinare. Io ho provato ad indagare sulla metodologia ed anche a formulare delle proposte, ma mi vergogno profondamente delle risposte ricevute e per stavolta non ho voglia di dirvele.

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  6. Non capisco perché seminare a fine anno e non in normale epoca come il tenero ossia dal 15 ottobre in poi.

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    1. Toni
      In determinate condizioni ,ambientali,se non si è potuto seminare per tempo e nelle condizioni migliori,di solito è per il ritardo di raccolta delle colture precedenti(mais soia)
      Vi sono state stagioni negli anni passati, in cui condizioni di terreno decenti per la semina, si sono riavute a fine inverno .In quelle occasioni si è visto che i seminati tardivi,esposti meno tempo a clima avverso, risultavano più sani ( molta meno ruggine gialla e anche meno mal del piede) Si è visto anche, che sfuggendo ai rigori invernali subivano anche minori danni da freddo .per cui si è fatta strada la teoria che la semina a fine inverno ,al nord potesse essere un mezzo per cercare di salvaguardare il grano duro dai danni da freddo, a cui è più suscettibile degli altri cereali e senza rischi per un mancata vernalizzazione come potrebbe accadere per altri cereali se si va tropo lunghi.
      Sono anni che qui non si vede più una stagione autunno vernina magari più fredda ma anche meno umida, come si verificava ogni tanto negli anni 80-90 e inizio nuovo millennio ,per cui non mi sono più interessato se c'è qualcuno che ha avuto modo di verificare se a quella teoria ci sono poi stati riscontri pratici . Claudio o qualcun altro magari ne sapranno piu di me.

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    2. Hai già detto tutto tu, infatti queste sono le motivazioni per cui si dovrebbe tardare la semina del grano duro rispetto al tenero. Proprio per questo bisogna valutare le condizioni dei propri terreni e del proprio areale produttivo, perché oggi sbagliare può diventare letale.

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  7. Fare l'agricoltore non è un mestiere facile, qualcuno dice che è il mestiere più difficile del mondo.
    Di sicuro bisogna ogni volta fare i conti con l'andamento del meteo e purtroppo bisogna ogni anno improvvisarsi indovini, perché ovunque si operi e quantunque si faccia riferimento all' andamento climatico medio si rischia comunque di sbagliare.
    Lo scorso anno nel subappennino dauno chi ha seminato agli inizi di novembre si è ritrovato campi eccezionali fino a marzo, poi però le continue piogge e l'eccesso di umidità hanno favorito l'insorgere di malattie fungine di tutti i tipi che hanno portato ad un raccolto quali quantitativo molto deludente. Di contro le semine molto tardive, praticamente inusuali almeno nelle mie zone, fatte dopo la prima decade di gennaio 2014 per impraticabilità dei terreni fino a quella data, rimaste insignificanti fino a marzo hanno prodotto qualità (assenza di slavato nonostante le piogge torrenziali e ininterrotte di una settimana avute a metà giugno 2014)e sopratutto quantità che nel mio caso sono state addirittura più che doppie.
    Quest'anno le decisioni prese da luglio ad ottobre circa le lavorazioni da fare, hanno condizionato irreversibilmente le condizioni del terreno. Chi ha fatto la semina su sodo ha terreni con emergenza uniforme anche in terreni argillosi e pesanti, meno buone le condizioni dei terreni ripuntati, a macchia di leopardo con vastissime zone non emerse per chi ha arato. Questa mattina ho visto vicino Foggia irrigare i campi seminati a grano.

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    1. Discorso interessante... sarebbe da approfondire in separata sede.
      Che l'epoca di semina l'anno scorso abbia avuto il suo peso, d'accordo, ma credo che molto sia dipeso anche dalle varietà e dagli interventi effettuati (concimazioni e soprattutto trattamenti fungini) che l'anno scorso hanno contato tantissimo.

      Ma davvero sul grano seminato tardivo c'era "assenza di slavato nonostante le piogge torrenziali e ininterrotte di una settimana avute a metà giugno 2014"?
      E come si spiega?
      Era ancora indietro rispetto a quello seminato normale?

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    2. Lo scorso anno il Saragolla, è stato quello che si è dimostrato il più vulnerabile sia ad attacchi fungini che alla slavatura. Molto meglio si sono comportati il Kanakis con peso specifico 80-81 mietuto post pioggia e il Claudio seminato a gennaio, che peraltro ho mietuto circa 10 giorni dopo il saragolla.

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  8. Segnalo questo articolo molto interessante :

    http://pastaria.it/progetto-granoro-dedicato-i-numeri-della-filiera-per-una-pasta-100-pugliese/

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    1. Ho letto molto volentieri l'articolo segnalato e devo dire che mi ha dato un'ottima impressione di positività. Ovviamente si parla di superfici non così elevate come richiede un'industria del calibro di Barilla, ma proprio per questo credo che sia più controllabile la collaborazione che si genera in questo tipo di contratto quasi artigianale. Qui emerge la convenienza per entrambi di produrre bene, con l'utilizzo di tecniche anche più costose ma con l'intento di un'adeguata e conseguente remunerazione per il coltivatore, che ovviamente deve far trasparire la coscienza di mettere in pratica tutto quanto necessita per un prodotto di ottima qualità. Una sorta di modello di compartecipazione quasi diretta tra industria e agricoltore, ben diversa dai contratti stipulati nella mia zona ad oggi. Vedremo come andranno le cose nell'annata 2014-2015.

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  9. Completo il commento precedente e parte degli altri fatti precedentemente sul dibattito acceso che si è instaurato su "grano duro al nord: verità e falsità".
    Ieri pomeriggio sono passato su strade adiacenti a campi di grano tenero miei e di altri agricoltori, seminati in terreni di diversi impasti e lavorati in modo diverso, ma tutti con comune precessione colturale di mais da granella. Sulla stessa strada ero passato pochi giorni prima e il mutamento visivo del colore verde delle piantine alte circa dieci centimetri è variato tantissimo in questo breve lasso di tempo, sbiadendosi e, nelle situazioni più precarie, iniziare ad avvicinarsi al marrone. Oggi o domani farò delle foto e vedrò di pubblicarle.
    Dov'è la causa? Progressiva asfissia radicale innanzitutto e poi ritardo di arresto vegetativo delle piantine per persistenza di temperature troppo elevate per la stagione invernale, condizione che ha stimolato la vegetazione ad accrescere e richiedere elementi nutritivi, in particolare azoto, quasi mai distribuito in presemina e con carenza certa dopo mais e sorgo. Figuriamoci poi se al posto del tenero fosse stato seminato del grano duro.

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  10. Per oggi basta io ho già danni per totale siccità ma oggi e natale e allora solo buon natale a tutti

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  11. Piazza di Bari quota: invariato per il duro; + 7€./Ton. per il tenero fino;
    + 5 - 7 €./Ton. per i cruscami di tenero e duro. Qualcosa inizia a muoversi!!!!!!!!

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