Per i produttori Nord-Americani la discesa del prezzo del grano duro, cui si sta assistendo in maniera marcata nei loro mercati, è una sciagura tanto quanto per noi.
Secondo gli analisti del Canadian Wheat Board il motivo del brusco calo delle quotazioni dipende dalla scarsa propensione all'acquisto da parte dei compratori che non sono disposti a contrattare il grano ad i prezzi attuali (considerati troppo elevati). I pochi acquisti sono razionati al minimo indispensabile, ricorrendo alla sostituzione per quanto possibile nei processi di trasformazione industriali, del duro con grani teneri di forza.
In effetti anche le importazioni italiane di duro sono diminuite nel 2011, segno di una stagnazione anche della nostra domanda nazionale. E dall'ultima newsletter sui prezzi dell'Informatore Agrario, risulta lo stesso atteggiamento rinunciatario da parte dei compratori anche in Italia.
MERCATO ITALIANO - Grano Duro
La carenza di affari porta inevitabilmente a mercati più o meno cedenti.
Dopo diverse settimane con quotazioni sempre invariate, la settimana è infatti segnata da un ribasso, più per scarsità di affari che per una reale inversione di tendenza. In effetti non si tratta di un marcato ribasso, ma più che altro di un segno di stanchezza o di mancanza di spunti per un rialzo.Questa situazione vale più per i mercati del Nord e del Centro che del Sud, dove in effetti il ribasso è stato più consistente (il listino di Foggia ha mostrato un calo di 7 euro/t rispetto alle quotazione della settimana precedente).È evidente che anche il mercato italiano si adegua a quanto avviene nel mondo dove si constata, sia dall’origine francese sia da quella canadese, una certa pressione alla vendita.
Le previsioni del CWB indicano, almeno in N. America, una permanenza di questa stagnazione del mercato sino alla prossima raccolta di duro proveniente dalle zone meridionali degli States, dove viene coltivato a ciclo autunno-vernino, e dove si è assistito ad un aumento delle superfici seminate.
A proposito delle quotazioni, al momento i cali di prezzo maggiore, il CWB li ha avvertiti, proprio per le categorie di duro più pregiate ricche di proteine.
A proposito delle quotazioni, al momento i cali di prezzo maggiore, il CWB li ha avvertiti, proprio per le categorie di duro più pregiate ricche di proteine.
In generale, il prezzo medio continua a calare senza soluzioni di continuità, rispetto al prezzo di 981,83 $cent/bushel della settima passata, ora siamo a 919,88 (9,20 $/bushel). Ma in alcuni mercati del Montana i borsini locali, venerdì hanno chiuso sotto gli 8 $/bushel (circa 22€/q!!! per il duro al 13%). Mentre appena qualche settimana fa quotavano 12,5 $/bushel.
Quello che sta avvenendo mi stimola la seguente considerazione:
anche con una penuria di grano duro, le quotazioni non salgono oltre certi livelli, anzi improvvisamente sembrano crollare come se si trattasse di un prodotto agricolo superfluo e facilmente sostituibile da altri, più a basso costo. Se a ciò aggiungiamo l'aumento certo delle superfici seminate a duro nella prossima annata ed il perdurare dell'elevato costo del barile del petrolio, la prossima annata sembrerebbe già fortemente compromessa dal punto di vista strettamente economico e commerciale.
Ma non è il caso di essere troppo pessimisti, le previsioni più ovvie spesso sono fatte per essere smentite, magari un imprevedibile evento potrà determinare una situazione diametralmente opposta.
P.S. Intanto in Sicilia il prezzo rimane stabile anche secondo l'ultima rilevazione ISMEA piazza di Palermo del 15/12/2011. Sono cinque mesi che pubblicano sempre la stessa quotazione, quando il prezzo saliva siamo stati svantaggiati, ora godiamo. Una forma di compensazione o semplicemente il servizio non funziona?
Per me questi resoconti sono tutte c….te. A maggio qua da noi il duro non si vendeva. Poi dopo un mese e mezzo durante la trebbiatura sembrava andasse alle stelle. Adesso la stampa specializzata parla di scorte in aumento produzioni in aumento (come faranno a dirlo?) semine in aumento e consumi in calo .. quindi 2+2 tutto lascia intendere ad un futuro duraturo calo delle quotazioni. No! Semplice o sbaglio? Ma mi sorge spontanea una domanda. Tutte queste chiacchiere non è che sono scritte da chi investe in enormi stock e che guadagna con continui aumenti e cali del mercato? Mah booh!!
RispondiEliminaIl CWB è una azienda statale Canadese, invidiata in tutto il Mondo per i successi ottenuti nel campo della commercializzazione del grano, nel cui consiglio di Amministrazione 2/3 sono produttori di grano.
RispondiEliminaForniscono un servizio pubblico ai farmer loro affiliati, non dovrebbero diffondere notizie contrarie agli interessi dei produttori (canadesi), io credo.
Sono chiacchere certo, ma di un certa affidabilità. Negli States i dati agricoli sono continuamente monitorati (per questo i rapporti USDA sono così seguiti). In Canada ancora di più, ogni Regione produce bollettini settimanali nei quali vengono riportati svariati dati colturali.
http://www.agriculture.gov.sk.ca/Crop-Report
Insomma possono pure prenderci in giro, però l'evolversi della situazione loro la conoscono meglio di noi, che conduciamo l'attività agricola spesso senza sapere cosa avviene nella Provincia accanto.
Avessimo noi il CWB ,quello sì chè fa gli interessi dei duricoltori CANADESI,è stato la loro fortuna,ovviamente alcune notizie le costruicono appositamente per i loro interessi,ma tuttosommato operano per gli interessi loro e non potrebbero fare altrimenti,cè un segnale chè la dice lunga sulla speculazione,I CONTRATTI DI FILIERA,essi dicono chè persino l industria molitoria si sente attaccata dalla speculazione,altrimenti chì glielo farebbe fare di dare un minimo garantito a mè,la verità è chè con la speculazione ci guadambia solo la finanza,l economia reale ,rischia un giorno di girare in ferrari,un altro in mutande,è chi ha una impresa rischia molto,poi naturalmente è del tutto indiscutibile chè:
RispondiEliminail grosso del mercato della pasta è italiano ed europeo,e siamo in crisi ed in recessione,quindi meno consumi,pasta e derivati compresi,altrove sono in crisi lo stesso e il prodotto italiano è un lusso,quindi,non per tutti,però il caro petrolio può dà una parte impensierirci e dà una parte aiutarci,nel senso chè potrebbero tornare gli investimenti sui biocarburanti,e di conseguenza una parte dei prodotti agricoli dirottati da quella parte aumenterebbero di quotazione dirottando i consumatori verso altri prodotti tipo la pasta,oppure le industrie di trasformazione mangimi,verso il grano duro e tenero
mà il vero problema è questa nuova recessione,nel 2007 avevamo fieno in cascina e cè la siamo cavata alla meno peggio,oggi siamo in riserva e dove attingeremo per farvi fronte proprio non saprei dirlo,questa volta rischiamo veramente tanto,anche perchè chi dirige sembra farlo seguendo un disegno prestabilito,l impoverimento generale .
Nel mercato del grano duro però per la finanza non esistono strumenti (future e derivati soltanto sul wheat ed altri cereali). Il mercato è esclusivamente fisico.
RispondiEliminaQualcuno mi spiega come fa un finanziere a speculare sul grano duro?
Magari sono all'oscuro di qualcosa che possiamo provare ad approfondire.
Si, capisco il condivisibile discorso sul petrolio, però sembra essersi rotta la correlazione tra petrolio e cereali, che ci aveva accompagnato negli ultimi anni.
L'aumento del petrolio al momento è soltanto uno svantaggio.
In generale credo che presto torneranno a muoversi insieme.
Se ci sarà veramente recessione, gli agricoltori che producono materie prime di base saranno meno colpiti di altri settori. Producessi beni superflui sarei molto più preoccupato.
in questo settore sono proprio le relazioni dell usda o cwb,in più aggiungi le politiche sulle riserve nazionali di alcuni paesi come usa e canada, e cosi si determinano le valutazioni dei future e derivati i quali di rimbalzo influiscono anche il duro,l allarmismo di quest estate sul non raccolto americano a causa delle inondazioni dei campi aggiunto anche ad un eventuale calo produttivo francese causa siccità,hanno indotto gli aquirenti ad aquistare grano europeo alla raccolta facendone salire il prezzo,il calo nelle americhe cè stato ma non così marcato,e siccome molti aquirenti hanno chiuso i contratti fino a marzo2012 la quantità stoccata non può chè deprezzarsi su tutte le piazze mondiali,ma come potete ben vedere i cali sono contenuti poichè, le produzioni americane seppur migliori delle previsioni,no riescono ad intasare la domanda causa politiche di riservnazionali usa, e allora in attesa che si torni a contrattare nell anno nuovo,gli aquirenti non avendo nessità effettiva di aquistare speculano,anche perchè dal versante est ( kazakistan)si sono registrate buone rese e quindi grano estero a buon mercato,in parole povere,condizioni atmosferiche, politiche statali di scorte,previsioni di congiunture economiche mondiali,rapporti di enti "qualificati" tipo usda determinano gli umori del mercato che in modo emotivo agiscono quasi come schegge impazzite,ecco la grande volatilità dei prezzi,poichè il finanziere di turno rincorrendo queste voci butta enormi quantità di denaro sugli strumenti finanziari,determinandone le quotazioni,i quali poi influenzano l intero mercato cerealicolo,la recessione sarà un altra sensazione emotiva che farà scendere i prezzi,anche perchè i consumi si sposteranno sui prodotti non di marca quindi con meno margini di guadambio per il trasformatore,il quale sposterà le perdite sull agricoltore.
RispondiEliminaIo sul duro non vedo speculazioni finanziarie, per come sono comunemente intese.
RispondiEliminaSo che vado controcorrente, ma le cose le devo vedere per crederci.
Tutto quello che scrivi può andar bene per tutti i cereali, ma non per il duro.
Il gioco delle notizie fasulle necessita di un mercato quotidiano su cui scambiare in tempo reale azioni, opzioni, contratti, derivati in grande velocità (e per il duro non esiste al momento in nessuna parte del Mondo).
Materialmente la finanza non può comprare duro, a meno che non acquisisce silos e ce lo ficca dentro (ma richiederebbe un grosso sforzo, una certa competenza e molto tempo).
Sul duro solo speculazione classica, ovvero accaparramento fisico, ma quest'anno se lo hanno fatto (e credo che lo abbiano fatto visto la domanda alla trebbiatura), se la sono presa in quel posto. Perchè alla trebbiatura quando hanno comprato furiosamente, il prezzo del grano era più elevato di adesso (in Sicilia hanno venduto quasi tutti alla trebbiatura, peraltro). Non mi stupirei se fallisse qualche grosso commerciante, se il prezzo continua a scendere.
Sulla recessione
Io produco un prodotto di massa senza rotture di balle. Se arriva la recessione sul serio, il prodotto di marca rimane sullo scaffale, quello commerciale verrà venduto più di prima.
La recessione non è dunque il mio problema principale, il mio problema è l'ingordigia dello Stato che sembra aver deciso di colpire le categorie sociali meno organizzate e sindacalizzate.
Quest'anno ho seminato, ma l'anno prossimo se i costi rimangono così alti, i terreni più marginali e lontani, non miei, li lascio.
Così mi vedete su report. A proposito è iniziato...
ma come si fa...stiamo qui a capire se conviene o meno produrre materie prime di prima necessità e da operatore del settore aggiungo a valutare la convenienza di trasformarle in sfarinati. E' incredibile pensare che oggi per prendere un caffè non bastano 3,5 kg di grano e 2,5 kg di farina (nulla contro il caffè anzi...). Ma abbiamo capito il valore delle cose o siamo rimbecilliti? Vogliamo fare sistema invece di continuare ad assistere a spettacoli indecenti di quanti ci amministrano e continuare a lamentarci perchè tanto nessuno ci regala niente. Dobbiamo difendere le nostre produzioni e farci pagare il giusto. Vi segnalo prezzi degli sfarinati in caduta libera sulle piazze siciliane. Sembra che i miei colleghi non aspettino altro che il sentore di una diminuzione del prezzo del grano peccato che in pochi ci siamo accorti che ormai l'incidenza del prezzo del grano sul costo di produzione è diminuita mentre la fanno da padrone i costi indiretti.....ma tanto siamo a dicembre è tempo di chiudere i conti...da gennaio si ride!!!!!
RispondiEliminaanonimo
RispondiEliminapurtroppo nel libero mercato globale, la merce ha un valore sulla base della domanda e dell'offerta globale. E' proprio l'aspetto globale la fregatura, perchè nel Mondo trovi dei competitori con il coltello fra i denti:
nella parte emergente trovi gente disposta a produrti merce per un pezzo di pane (gli schiavi del sistema appunto);
nella parte "americanizzata" trovi invece aziende di dimensioni enormi spesso supportate da un sistema produttivo nazionale che gli consente di contenere i costi e di generare profitto anche con margini per ettaro minimi.
Il prezzo che a noi pare (giustamente) infimo (visto i nostri costi diretti ed indiretti, il nostro sistema produttivo disorganizzato ed il nostro tenore di vita), per loro è più che sufficiente.
Potremo mai competere noi sullo stesso mercato con questi soggetti?
L'industria delocalizza andando a produrre là dove i costi sono minimi e le condizioni offerte dagli Stati migliori, per noi agricoltori (che siamo legati inevitabilmente al territorio) invece lo scontro è improbo.
Personalmente credo che l'agricoltura in Europa ha tre possibilità:
la prima quella attuale, vivacchiare attingendo alle risorse pubbliche;
la seconda, instaurare un sistema protezionista di dazi e tariffe sulle produzioni che subiscono concorrenza sleale (ma non è per niente facile, perchè il capitale finanziario odia le barriere);
la terza, scomparire dedicandosi ad attività folcloristiche.
Se è possibile, che intendi da gennaio si ride?
Semplicemente che quest'anno si è lavorato con margini ridottissimi nell'illusione di far cassa senza riuscirsi e pochissima attenzione ai bilanci di fine anno. Come scrivevo prima l'incidenza dei costi indiretti è aumentata senza che ci sia stato alcun controllo per cui se i conti tornano abbiamo:
RispondiElimina- banche che faticano non solo a concedere nuovi finanziamenti ma anche a riconfermare gli affidamenti in essere
- bilanci sicuramente meno brillanti degli anni precedenti se non in forte perdita (avete sentito di quanti molini sono in difficoltà e di che calibro sono i nomi candidati alla chiusura?)
- aumento del monte crediti e dei rischi correlati
Tutto ciò non fa che peggiorare i nostri rating e quindi aumenteranno ancora i costi degli interessi passivi e diminuirà la nostra credibilità nei confronti degli istituti bancari alimentando la spirale.
Che ne sarà di noi?
Capisco, molto chiaro.
RispondiEliminaChe ne sarà dell'Italia produttiva? mi verrebbe da chiedere
A quanto pare dovremo pagare per tutti, secondo i nostri governanti, ma non ce la potremo fare anche volendo.
Se ti va, quando hai tempo, perchè non scrivi qualcosa ( e me lo invii alla mail) sulla situazione dei molini, sui rapporti con i produttori di grano e sugli standard qualitativi che richiedete sulla materia prima?
Il tessuto produttivo italiano è stato già abbondantemente saccheggiato,manca il colpo di grazia (Monti provvederà)per poi regalarla a quattro soldi ad mici ed oligarchi,sarà difficile resistere,ma consiglio vivamente di barricarsi in casa,con delle provviste(liquidità)selezionare accuratamente i clienti e gestori,aprire la porta solo a chi ha le carte a posto,diffidare anche degli amici,evitare il più possibile di esporsi finanziariamente ,a mio avviso i prossimi 2-3 anni saranno devastanti,un piccolo incidente potrebbe essere fatale,in questo comparto quest anno 2 fattori sono stati devastanti,il prezzo dei cereali alla raccolta,e la totale incoscienza di un governo che fino all ultimo ha continuato ha negare la relta delle cose,hanno diffuso troppo ottimismo tra gli operatori,facendogli azzardare operazioni spericolate,anche noi agricoltori siamo arrivati alla semina con troppo ottimismo ,facendoci seminare tutto il seminabile,e sè i prezzi dei cereali dovessero crollare,mentre i costi di gestioni sono destinati a crescere ,ci saranno seri problemi.Non si può pagare un debito di queste dimensioni,o si fallisce o si decide di creare una inflazione controllata,altre soluzioni non cè ne sono.
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