Ho appena ricevuto questa interessante mail. Purtroppo stamane sono impegnato con l'attività agricola, ma voi che ne pensate?
Gent.mo Signor "GRANDURO"
ho letto con piacere il Suo blog, davvero interessante su un argomento veramente importante.
Stavo facendo una ricerca sugli agricoltori che in Sicilia e più precisamente nella Zona di Catania, coltivavano il grano duro.
Dico coltivavano, poiché in una recente trasmissione di RAI 3 è apparsa un'indagine video molto toccante: circa un migliaio di ettari destinati a grano duro ormai incolti per effetto
del prezzo assolutamente non remunerativo.
Del resto è una realtà che i costi di produzione italiani non riescano (per orografia, costi scorte, manodopera, ecc...) a competere con le commodities estere.
Ma la Pasta è il nostro prodotto nazionale e dovrebbe esserlo con semola di grano italiano.
Le sto dicendo ovvietà e Lei si chiederà il motivo per il quale Le ho scritto.
Vengo al dunque: vorrei poter contattare alcuni di quegli agricoltori che hanno smesso (da anni - diceva l'intervista TV-) di coltivare il grano duro.
La mia proposta è semplice (forse banale, ma vale la pena tentare).
In Calabria, nel Comune di Altilia (CS), vi è un pastificio di nuovissima costruzione - fallito dal 2005- che ha conservato una struttura ove rifare l'attività sarebbe possibile. Da domattina, volendo. E così riavere il personale (5 addetti). Ed anche i macchinari che furono asportati potrebbero ritornare al loro posto molto in fretta. Ed anche il marchio ed il mercato - Stati uniti compresi.
Così come sarebbe impiantabile in tempi assai stretti un mulino nel Comune confinante, ci sono le aree, le autorizzazioni ed anche le strutture iniziali prefabbricate. Mi ero occupato del progetto di ricostituzione nel 2008; il Monte Paschi (sezione progetti speciali) era d'accordo ed avrebbe finanziato tramite Ismea l'iniziativa. (Stimata in circa 1.600.000 € all'epoca).
La cosa non fu fatta perché non si riuscì allora a riunire in Cooperativa di produzione diretta gli ex dipendenti del pastificio (problematiche del delegare un rischio imprenditoriale).
Rivolgo quindi, come tentativo, la proposta ai produttori di grano duro in provincia di Catania (e anche in altre Zone limitrofe, ovviamente). Formare un Consorzio di Produttori che sostenga in proprio il progetto potrebbe generare un circuito virtuoso dove il prodotto finale è la pasta secca (2 linee) ed anche la produzione di precotto surgelato destinato al catering - nel piano era previsto anche questo.
Finalmente il progetto potrebbe decollare con un buon impulso e, secondo me, con un vantaggioso ritorno economico ai Produttori (di grano) che questa volta avrebbero loro la proprietà
di tutto il ciclo produttivo e la commercializzazione dei prodotti alimentari finiti. Senza intermediazioni. Con la possibilità di far valere il proprio costo di produzione. E relativo beneficio
fondiario per la propria attività.
E perché non anche con il Grano Biologico? (cfr l'articolo del Dott. Ettore Pottino).
Se Lei pensa che queste parole non siano totale utopia e che un'iniziativa del genere possa destare l'interesse dei Produttori dei quali Lei con il Suo bellissimo blog si fa portavoce, potrebbe valere la pena di parlarne.
In caso contrario mi farà comunque piacere conoscere il Suo pensiero.
Sono convinto che unire gli intenti e veicolare le idee possa risolvere le situazioni - comunicare è importante.
Cordialissimi saluti.
Michele Ras
Voglio riportare le mie esperienze ed il mio pensiero in materia:
RispondiElimina.Ormai io da qualche anno lavoro con questi contratti di filiera,ora barilla non mi preoccupa più di tanto,però gli altri non sò,io quest anno ho sottoscritto per 18 ettari un contratto anche con baronia,poichè hanno cambiato formula di pagamento,ovvero hanno garantito di poter liquidare il prodotto alla consegna ,anzichè fare la media su 9 mesi,(da premettere che con la media ci si guadambia)perchè come ben saprete il mercato della pasta e degli altri generi alimentari è in mano alla grande distribuzione,i quali con i prezzi e con la gestione dei pagamenti fanno quello che vogliono,ora come ben saprete vi è una vera emergenza di liquidità,se non si possiede un fondo di garanzia si rischia grosso,e i piccoli produttori è per la liquidità ristretta è per la volatilità dei prezzi sono molto vulnerabili,e quindi si rischia di prendere un calcio in culo, a questo va aggiunto il fatto che a livello comunitario ci sono dei fondi per la filiera corta,quindi si può incappare anche in qualche furbo che fà la cresta sui contributi e taglia la corda ,lasciando in mano agli agricoltori debiti ed insolvenze,ed in questo tempo contrarre debiti è la cosa più rischiosa che cè,soprattutto in un comparto dove non ci sono paracadute,poi aggiungo ,se questo pastificio aveva uno sbocco commerciale solido ed importante,non stavano ad aspettare che arrivassero dei contadini a rilevarlo,con tutto il maleaffare che cè in giro quale occasione migliore per riciclare soldi, poiche di fronte ad un fallimento cè solo da fare affari ,evidentemente lo sciacallo di turno analizzando la carogna non vi ha trovato nulla di interessante e lo ha lasciata marcire al sole,mi spiace per il signore della email ,ma sono tempi duri ed è opportuno parlarsi chiaro,porti il suo progetto alle autorità competenti,REGIONE ,PROVINCE ,COMUNI ASSOCIAZIONI DI GATEGORIE,SIA AGRICOLE CHE INDUSTRIALI,supporti il suo progetto con dati seri e credibili e vedrà che l aiuteranno a realizzarlo,salvare 5 posti di lavoro e dare qualche euro in più agli agricoltori faranno di lei un eroe visto i tempi che corrono,anche se io credo che a lei non interessi fare l eroe,ma realizzare solo il suo progetto,ed è per questo che io per il suo bene ,per quello dei 5 dipendeti,e per il bene degli agricoltori siculi e calabri le auguro di cuore di avrere successo,e spero un giorno di leggere sui giornali del suo successo,ma fino ad allora mi spiace ,sono e resto scettico ,sa lavorare un anno intero rischiando di rimanere senza reddito e addirittura con debiti da pagare è una prospettiva poco allettante.
CODIALI SALUTI-
Gent.mo sig. Ras
RispondiEliminala ringrazio per l'attenzione che ha rivolto verso il piccolo blog da me gestito.
Purtroppo come lei ben sa, l'agricoltura non gode di ottima salute (per usare un eufemismo) al momento e la nostra politica non ci aiuta.
Anzi ieri, a mio modesto avviso, il nuovo governo ha dato una delle mazzate fiscali più micidiali che il Mondo Agricolo ricordi, e che penso non tarderà a fare sentire i suoi effetti recessivi.
Ma tornando a noi, la sua più che lodevole iniziativa di creare un consorzio di produttori e gestire una filiera dalla materia prima al prodotto finito è, almeno in linea teorica, condivisibile, tenendo anche conto che, da quanto da lei riportato, esiste già un pastificio bello e pronto con manodopera specializzata disponibile.
Tuttavia non volendo entrare nel merito della fattibilità economica e tecnica della complessa iniziativa, le faccio notare che almeno per la mia esperienza, il mercato della pasta in Italia, soprattutto da quando la GDO la fa da padrona, è diventato uno dei più difficili e competitivi.
La pasta di media qualità ha dei prezzi modesti, rispetto al prezzo del grano obiettivamente, e quindi con minimi margini per produzioni limitate. Mentre le paste di alta fascia, spesso legano il loro successo più alla pubblicità del marchio che alla loro effettiva superiorità alimentare, e competere con un grosso marchio nazionale diventa davvero difficile.
In Sicilia ne vivacchiano alcuni di pastifici, con una lunga storia e marchi alle spalle, altri ben supportati da coperture politiche, altri da grandi gruppi industriali o finanziari. E le assicuro che nessuno di questi gode di buona salute, sebbene il grano siciliano sia al momento uno dei più economici del mercato.
Ora, in un contesto economico drammatico come quello attuale, lei pensa che un agricoltore in attività, che per quanto poco guadagni, ancora tira avanti, andrebbe a rischiare il proprio prodotto o addirittura parte del proprio Capitale (la Terra in ultima istanza) in una iniziativa industriale ardimentosa da tutti i punti di vista, come quella da lei proposta?
In questo momento storico, il mio unico obiettivo, come penso di molti agricoltori, è “sopravvivere“, ed in tal senso preferisco che il mio prodotto mi venga pagato sul mercato secondo il vecchio adagio “Pochi, maledetti e subito“.
Purtroppo fare l’agricoltore oggi, mantenere una azienda viva, attiva ed in attivo è estremamente complesso, oneroso e rischioso, volersi trasformare in agroindustriale lo sarà certamente di più.
La struttura che lei giustamente ha a cuore potrà essere salvata soltanto da un imprenditore del settore pastario, secondo me, che riversi su di essa competenze, esperienza (che non si inventano dall’oggi al domani, nel complesso Mondo economico in cui viviamo) e soprattutto capitali. .
In più aggiunga anche che la gestione di un processo produttivo così articolato da parte di un consorzio di produttori non è cosa semplice (non si tratta di vendere qualche barattolo di conserva artigianale). Personalmente ho negli occhi il fallimento di molte cantine sociali qua in Sicilia, e nelle orecchie gli incredibili racconti degli sprechi dei loro Consigli di Amministrazione.
Spero di non averla scoraggiata troppo, ma è meglio essere realisti piuttosto che alimentare illusioni, io credo.
Le auguro buona fortuna ed in ogni caso se mi dovesse scrivere qualche agricoltore interessato non esiterò a metterla in contatto.
Sinceri Saluti