venerdì 30 agosto 2013

Cambiano i consumi in Italia e la pasta soffre

Sull'onda degli ultimi dati ISTAT sul commercio al dettaglio in Italia, vi segnalo due agenzie preoccupanti e significative. A quanto pare anche la pasta sta risentendo, e non poco della crisi, seppure appena l'anno scorso sembrava l'alimento rifugio anti-crisi per eccellenza. 



ROMA - 28 AGOSTO 2013. DA INIZIO ANNO VENDITE ALIMENTARI A -1,8%, CEDONO ANCHE I DISCOUNT E AUMENTA IL RICORSO AL “JUNK FOOD” (+7%): BEN 16 MILIONI DI FAMIGLIE TAGLIANO QUANTITÀ E QUALITÀ. A LANCIARE L’ALLARME DEGLI AGRICOLTORI CIA. E FEDERALIMENTARE DICE CHE ...
In Italia, invece di vedere una ripresa, la crisi sembra essere sempre più nel vivo e si riflette nelle spese alimentari degli italiani che nel primo semestre dell’anno sono crollate dell’1,8%. In particolare a giugno gli acquisti per la tavola sono scesi del 2,9%, con una riduzione drastica non solo nei supermercati (-3,2%) e nei piccoli negozi (-4,5%), ma anche nei discount (-1,3%). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati dell’Istat sul commercio al dettaglio.
Il cedimento dei discount alimentari rende sempre più chiara la gravità della situazione economica attuale, con i consumi tornati ai livelli di trent'anni fa e 16 milioni di famiglie costrette a tagliare anche sul cibo, qualità compresa.

Oggi infatti si moltiplicano nelle dispense cibi in scatola e surgelati - osserva la Cia - e si ricorre sempre più spesso al ''junk food'' (+7% in un anno) a tutto scapito dei prodotti freschi tipici della dieta mediterranea, con il tracollo della spesa per la pasta (-9,3%), per il pesce fresco (-16,6%), per la carne rossa (-4,4%) e per l'ortofrutta (-3,7%).
Fonte 

Di seguito un articolo uscito su Repubblica relativo alla mutata percezione della pasta in Italia negli ultimi anni.

Bye bye maccarone: l’incredibile distacco degli italiani dalla pasta
Gli italiani non sono più innamorati della pasta.

E’ il crollo di una certezza: gli italiani mangiaspaghetti non amano più il loro carboidrato di gamma. Questa la notizia appresa oggi da Repubblica.
Il motivo per cui nel resto del mondo il consumo di pasta sale e nel Belpaese scende vertiginosamente è da ricercare nelle nuove abitudini sociali (non solo alimentari).
Vita più frenetica, poche occasioni per consumare con calma un pasto a casa propria, modelli estetici impossibili ma agognati, un’offerta alimentare da supermercato incentrata sul “pronto in due minuti”. E così all’italiano passa la voglia di mettersi ai fornelli.
A sostegno di questa tesi, un’indagine condotta dalla Nielsen per Barilla ha dimostrato che:
– il 51% degli italiani pensa che la pasta faccia ingrassare,
– il 24% pensa che preparare il sugo per il condimento sia davvero troppo complicato,
– il 18% riesce a lamentarsi anche del tempo di cottura della pasta, eccessivamente lungo.
Sarà questo o forse altro, ma in 15 anni i consumi annui sono scesi da 43 a 30 chili per famiglia.
Eppure, secondo Gianvincenzo Barba, ricercatore del Cnr di Avellino, la pasta è indispensabile per mantenere varietà e qualità nelle nostre diete, grazie anche alla diversità di condimenti che ci consente di sperimentare (verdure, legumi, carne, pesce).
Per abbassare l’indice glicemico non è necessario tagliare il carboidrato dalla nostra alimentazione quotidiana: basterebbe invece mangiare più spesso pasta integrale.
Scelta, che però agli italiani sembra non andare molto a genio.
[Repubblica]



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