Ho ricevuto una mail molto interessante, da un titolare di un pastificio artigianale siciliano. In questa, vengono giustamente riportate le esigenze e la visione del trasformatore nei riguardi della materia prima: il nostro grano duro. Ve la propongo ed in successione la mia risposta.
Gentilissimo granoduro, sono un imprenditore del settore pasta secca, con stabilimento in Moio Alcantara (ME) seguo spesso il tuo sito e mi complimento per i contenuti e i vari dibattiti.Mi preme in qualità di trasformatore del prodotto principe del grano (semole) fare delle considerazioni in merito alla qualità del Nostro prodotto, il grano.Io produco pasta artigianale trafilata al bronzo ed essiccata in celle statiche a bassa temperatura (max 45°) per ottenere un prodotto di alto profilo dobbiamo lavorare semole con alto contenuto di proteine e glutine, e volendo utilizzare solo semole ottenute da grani prodotti in Sicilia, mi viene difficoltoso reperire la semola con queste caratteristiche.Ho usato divere semole di grano siciliano ed i risultato è che in sapore ci siamo ma l'elasticità e la tenuta in cottura non funzionano.Secondo il mio modesto sapere, credo che se tutti i produttori di grano applicassero il corretto disciplinare di contivazione, avremmo il miglior grano duro del mondo senza la necessità di ricorrere al grano Canadese, Americano, ecc. favorendo così tutti quei trasformatori che necessitano di un prodotto di alta qualità.Per ora stiamo comprando la semola a 0,54 + iva da un rivenditore di Mulino di Sicilia di Pozzallo.Grazie ed ancora complimenti per il sito.Cordiali saluti Gaetano P.
Apprezzo tantissimo la sua mail, gentile produttore di pasta messinese. Essa ci consente di capire direttamente le comprensibili esigenze di voi trasformatori ed allo steso tempo di farvi presente la posizione dei produttori siciliani di grano duro (dei quali in questa occasione mi faccio, per forza di cose, portavoce).
La non ottimale qualità del grano duro siciliano per la trasformazione è un argomento dibattuto da anni nel mio Mondo, così credo di essere abbastanza ferrato sull'argomento, sulla scorta di svariate esperienze personali, che mi hanno fatto maturare le seguenti convinzioni. Proverò a schematizzarle per non risultare eccessivamente prolisso.
E' evidente che per produrre pasta (di alto profilo nutrizionale) a bassa temperatura (max 45°) le semole devono essere ricche di glutine ed in particolare dotate di elevato indice di glutine, per conferire all'impasto le necessarie caratteristiche fisico-meccaniche che consentiranno poi una cottura adeguata.
Sarebbe interessante conoscere esattamente i valori percentuali del glutine e dell'indice di glutine che a giudizio del trasformatore artigianale sono necessari, ma certo più ricche sono in glutine, le semole, meglio è per il processo di pastificazione a basse temperature.
Andiamo ai punti dolenti: perché le granelle (e quindi le semole) siciliane non risultano particolarmente ricche in glutine (la media regionale degli ultimi anni è attorno all'11.5% di proteine) ?
1) iniziamo dalla considerazione "bisognerebbe adottare un disciplinare di produzione": questa idea ricorre periodicamente nel dibattito, ma a mio avviso è fuorviante ed errata. Coltivare non è paragonabile ad un processo industriale per cui si mette a punto un protocollo e via così.
Personalmente io nella mia azienda prevedo una tecnica agronomica diversa per ogni singolo appezzamento di terreno (il terreno è molto eterogeneo, "cambia da palmo a palmo" si dice in campagna); la tecnica colturale personalizzata subirà inoltre notevoli variazioni durante il corso delle operazioni colturali annuali in relazione all'andamento termopluviometrico; ovvero il produttore reagisce e si adatta in tempo reale ai fenomeni naturali, tentando di adottare soluzioni che ottimizzino il ciclo produttivo. Nella stessa Sicilia tra un areale e l'altro, la tecnica colturale varia tantissimo e giustamente, perché cambia il terreno ed il clima. In più la tecnica è anche condizionata dalla destinazione d'uso della granella. Se essa è destinata alla vendita che prevede un premio alla qualità potrò adottare una tecnica che favorisca l'accumulo di glutine nel prodotto, se vendo al commerciante grano di massa punterò esclusivamente sulla quantità, accontentandomi di raggiungere i parametri qualitativi minimi.
Così pensare di adottare un disciplinare di produzione unico non solo è ingenuo, ma anche errato. Ogni agricoltore deve rimanere libero di adottare la tecnica colturale più opportuna in ragione delle proprie esigenze economiche ed ambientali. Nessuno meglio di lui è in grado di scegliere la migliore per la sua specificità aziendale, secondo me.
E però così non faremo mai la qualità?
Ma la qualità industriale (intesa come contenuto proteico e glutine, perché si potrebbe aprire un dibattito anche sul concetto di qualità del grano) in Sicilia non si ottiene per tre ragioni assolutamente razionali, e non certo per la testardaggine o l'arretratezza del produttore:
1) perché obiettivamente la Sicilia non è particolarmente vocata all'accumulo di proteine nella cariosside.
Molto caldo nel periodo di riempimento determina un morte solitamente troppo precoce del seme.
Però con le opportune tecniche, in alcuni areali ed in alcune annate un 13% (ma anche 14% suvvia) di proteine non sarebbe proibitivo in teoria, anzi alcuni produttori lo raggiungono talvolta.
I Canadesi però possono raggiungere il 17%!!!
Però con le opportune tecniche, in alcuni areali ed in alcune annate un 13% (ma anche 14% suvvia) di proteine non sarebbe proibitivo in teoria, anzi alcuni produttori lo raggiungono talvolta.
I Canadesi però possono raggiungere il 17%!!!
2) perché pochissimi compratori fanno stoccaggio differenziato e molti pastifici (quasi tutti) comprano alla rinfusa (tanto poi tagliano le granelle con il canadese).
Così se ho una partita di grano al 13%, il mio commerciante della zona la stocca insieme a quella di massa, perché sul mercato hanno lo stesso prezzo.
Così se ho una partita di grano al 13%, il mio commerciante della zona la stocca insieme a quella di massa, perché sul mercato hanno lo stesso prezzo.
3) il grosso della pasta commerciale viene prodotto con trattamenti ad alte temperature, per cui l'esigenza di proteine e glutine diminuisce di molto. La Sicilia produce quasi 1 milione di tonnellate di grano. La pasta artigianale rappresenta una nicchia nello sbocco di mercato, così il sistema produttivo elude o minimizza la questione.
4) qualora il mio grano raggiungesse il 13% di proteine, e stipulassi un contratto di coltivazione (sottomettendomi ad un disciplinare di produzione che impone costi maggiori, perché se vado direttamente sul mercato nessuno paga qualcosa di più per la granella al 13% almeno per partite di una certa rilevanza), il premio che mi verrebbe corrisposto sarebbe minimo rispetto ai costi per produrre la granella proteica, per cui alla fine il gioco molto spesso non vale la candela.
Insomma i grandi trasformatori a parole chiedono qualità, ma in pratica non sono disposti a riconoscere al produttore la opportuna remunerazione rispetto ai maggiori costi e rischi che la sua produzione comporta, almeno in Sicilia.
L'aspetto qualitativo nel quale la Sicilia eccelle, per ragioni climatiche, è invece certamente quello del contenuto basso in micotossine. Ma su questo aspetto non ci sono risvolti economici degni di nota, purtroppo per noi, al momento.
In conclusione se lei volesse produrre pasta artigianale derivante da semola siciliana, l'unica possibilità realistica è quella di fornirsi di un piccolo molino proprio, ed acquistare dal produttore, con il quale vi è stato un preventivo accordo, direttamente la materia prima. Sarà fondamentale in questo caso avere ben chiaro quali dovranno essere le caratteristiche qualitative della granella e definire un metodo di valutazione di questi parametri oggettivo (non so se il sistema Infratec basta a soddisfare le vostre esigenze). A quel punto credo che non ci saranno troppe difficoltà sul piano economico visto che i margini appaiono elevati tenendo conto dello scarto attuale tra il prezzo della granella che viene retribuito al produttore ed il costo della semola che acquistate. In più avrà anche il vantaggio di lavorare con semole fresche e fragranti, e di poter scegliere le varietà di grano più opportune (perché ognuna di esse ha un gusto diverso al palato esperto) innalzando ancor di più il livello qualitativo del suo prodotto.
Sulla semola inoltre, noto che lei è costretto ad acquistarla a 0.54 €/kg + Iva. Mi sembra una cifra iperbolica rispetto al prezzo della granella di qualità, dalla quale essa dovrebbe derivare.
Secondo le quotazioni Ismea la semola in Sicilia va a 0.40 €/Kg franco arrivo. Probabilmente una semola di massa, di qualità commerciale. Purtroppo non esiste altro dato fornito dalle Camere di Commercio siciliane.
Catania - mercato ingrosso - 08/01/2013
Prodotto | Varietà | Caratteristica | Prezzo Min | Prezzo Max | Prezzo Prevalente | Condizione di Vendita |
---|---|---|---|---|---|---|
Semola di frumento duro | CARATTERIST. LEGGE | NON SPECIFICATO | 390,00 | 400,00 | 0,00 | MERCE RINFUSA F.CO ARRIVO |
Tuttavia volendo fare un raffronto, nel listino della Camera di Commercio di Foggia (solitamente molto affidabile) a pag.2, dove il grano duro spunta prezzi maggiori dei nostri, le semole raggiungono valori di 0.425-0.48 €/kg in ragione della diversa qualità.
La invito a consultarlo per vedere quante informazioni utili sono fornite agli operatori del mercato in quel di Foggia.
Probabilmente se anche in Sicilia ci fosse un servizio di rilevazione delle mercuriali agricole trasformate e non, come in tutta Italia, eviteremmo di farci mangiare buona parte dei ricavi dagli intermediari, sia noi produttori che voi trasformatori finali. Ma la trasparenza delle quotazioni in Sicilia è un argomento tabù. Nessuno ne parla, pochi percepiscono l'importanza di un mercato trasparente. Così siamo costretti noi produttori a svendere le nostre produzioni e voi utilizzatori ad acquistarle a prezzi molto sostenuti. Purtroppo il sottosviluppo economico siciliano non è un caso, ma un frutto della nostra pervicace strategia autolesionista.
Cordialità
Granduro
Cordialità
Granduro
Granduro, su alcuni punti sono in disaccordo! perchè in Sicilia è impossibile avere ottimi valori di proteine? in zone più aride dovrebbe essere il contrario, l'accumulo della proteina nella cariosside inizia prima dei carboidrati, di conseguenza se il riempimento viene limitato da carenze idriche si avrà un percentuale di proteina superiore, il tutto già testato nelle mie zone, dove in annate siccitose, in fase di riempimento, la proteina aumenta di molto a scapito del peso specifico.
RispondiEliminaIl problema principale è la scarsa concimazione azotata adottata da molti agricoltori e da varietà non idonee. Molte varietà, per esempio l'iride, anche se ben concimate non arriveranno mai a tenori proteici del 14%, mentre altre più recenti, superano tranquillamente tale soglia con un apporto azotato di 3-3,2 kg di azoto per ql di granella. Ci sono anche altre tecniche per fare grano di qualità, spendendo piccole cifre, 50 euro ad ettaro, comunque la prima cosa è la varietà giusta. mi fermo qui, perchè non vorrei fare una lezione di agronomia.
Walter
RispondiEliminaho semplificato, l'agroindustria non solo chiede proteine ma anche peso ettolitrico, per cui se hai un seme striminzito ricco di proteine (che avranno comunque un indice di glutine basso), comunque viene deprezzato.
Devi avere entrambe le caratteristiche per avere un premio.
Molto molto difficile.
Dalle mie parti in molte annate dal 1° di Aprile non piove più, così diventa complicato fare somministrazioni azotate tardive.
Le varietà tardive quelle più adatte per la qualità, da noi solitamente sono meno produttive.
L'azoto tardivo espone la pianta a rischi di stress idrico e termico maggiore.
Poi si può fare tutto, ma è semplicemente stupido ed irrazionale in queste condizioni.
Esiste una filiera cerealicola in Sicilia, essa ha un protocollo di coltivazione, varietà adatte, tecnici che seguono gli agricoltori, premi di produzione. Ebbene dopo molti anni, non più del 15% di questi produttori supera il 13% di proteine (sono dati che hanno pubblicato loro).
Per quanto ancora si dovrà insistere su una strada sbagliata.
Ma poi per quale motivo? per guadagnare forse 1-2 €/q.
Mi pare di averlo scritto, è una questione economica principalmente se ci fosse una maggiore remunerazione ci si potrebbe provare. Ma tenendo conto che siamo in un areale dove già è complicato farlo, non ha senso.
Ma quali sono le tue zone? A quante centinaia di km di distanza stai dalla Sicilia?
influenza del clima sulle proteine del grano duro in Spagna.
RispondiEliminaNotare la differenza di contenuto proteico tra Granada e Lleida in Spagna, in condizioni sperimentali.
http://hera.ugr.es/doi/15078553.pdf
Tutti arretrati nel Mediterraneo del Sud?
però se non si cambia qualcosa, chi non produce prodotti di qualità sarà sempre sottopagato! quando si ha in mano un prodotto di qualità la strada migliore si trova sempre.
RispondiEliminaCome ti dicevo, ci sono varietà più recenti che forniscono, a parità di concimazione, un tenore proteico, indice di giallo e di glutine più alti, idonee alla sicilia.
Al seguente link puoi visionare le caratteristiche del tirex
http://www.apsovsementi.it/Cat_%20Autunno2012.pdf
In ambienti aridi è preferibile anticipare la concimazione azotata, l'azoto assorbito dalla pianta viene poi traslocato alla cariosside, poi in spigatura si può effettuare una concimazione fogliare che aumenta la fertilità della spiga e migliora la traslocazione dell'azoto e non è da escludere in abbinamento un fungicida per salvaguardare la foglia a bandiera.
Il costo del fogliare e del fungicida è di circa 30 euro, 4-5 lt di tebuconazolo e 10 kg di urea zootecnica che costa poco più di quella agricola ed è priva di biureto, senza utilizzare vari prodotti che vanno usati a dosi di 25 litri ad ettaro al costo 2 euro al litro! poi ognuno fa come crede, io cerco sempre di migliorarmi provando nuove varietà e nuove tecniche!!
Walter
RispondiEliminama perchè saremmo sottopagati, me lo spieghi?
Sottopagati rispetto a quale prezzo? Il grano di qualità in Sicilia spunta forse un prezzo diverso rispetto a quello fino di massa?
Posto che lo producessi, ma a chi lo dovrei vendere? Forse non è chiaro, a parte i bei discorsi, nessuno paga un cent in più.
Per la verità, anche in Italia, io non ho mai letto prezzi differenti del grano proteico nei listini ufficiali.
Mentre li leggo per le categorie di grano canadese, sempre in Italia.
Quello che so, e che qualcuno sembrerebbe pagare di più (ma non è chiaro quanto, visto che nessuno ha il coraggio di pubblicare i contratti di coltivazione sul web a cominciare dalla Barilla, tranne la filiera siciliana devo dire, e gliene do atto).
Somministrare prodotti che non danno un risultato economico, non è un miglioramento, se non per le ditte produttrici di questi ultimi.
Comunque in Sicilia qualcuno che conosco fa qualcosa di simile a te. Ma il valore della produzione è esattamente lo stesso delle altre granelle sul mercato.
Certo se mettessero su un pastificio artigianale a bassa temperatura forse potrebbero valorizzare le loro produzioni.
Ma questo è un modello esportabile per l'agricoltore medio?
Comunque capisco le tue buone intenzioni e ti ringrazio per l'apporto sempre innovativo che dai al dibattito, ma per come la vedo io, la questione qualità in Sicilia (che poi non è qualità in questo caso, ma semplicemente raggiungimento dei parametri commerciali richiesti dall'industria) è l'ultimo dei nostri problemi.
Dovremmo semmai valorizzare la nostra capacità di produrre grano con input minimi e costi relativamente ridotti, che è il vantaggio più prezioso che abbiamo.
Le nostre granelle potranno poi integrarsi con le vostre proteiche per creare una materia prima nazionale idonea per l'industria. Non vedo problemi, salvo imprevisti separatisti (ah,ah)
Comunque prossimamente pubblicherò un post sulla concimazione, lì potrai, se lo riterrai opportuno, descrivere la tua tecnica di fertilizzazione (l'urea zootecnica io pensavo di usarla con il diserbo, e là mi fermerò).
Sinceramente non conosco la realtà siciliana, qui al centro, se non rispetti dei parametri, minimo 12,5% di proteina per avere il prezzo del listino bologna -3 euro per il franco bologna e movimentazioni varie, mentre se non si arriva a tale soglia, specialmente sotto il 12% neanche lo ritirano e ti scalano almeno 5 euro! sinceramente penso che i vostri listini, inferiori mediamente di 4-5 euro, si basino proprio su questa formula, i commercianti già sanno in partenza che prodotto andranno ad acquistare.
RispondiEliminaQuest'anno con 13,4% di proteina e 84,7 di peso specifico, sono riuscito ad avere -1 euro listino bologna, per passare da 12,5 a 13,5 sono sufficienti 20 unità d'azoto, costo 20 euro! poi aggiungendo 2 trattamenti fungicidi e concime fogliare in spigatura, mediamente si ottengono rese di 6-7 ql/ha in più, costo trattamenti 50 euro + 10 euro per il passaggio.
Con 80 euro si può arrivare ad un reddito netto, per ettaro, superiore di circa 250 euro, non penso siano da trascurare!
Dimenticavo, oltre proteine, indice di giallo, glutine e bianconatura, qui controllano anche la percentuale di cariossidi fusariate e quelle attaccate da cimici. Da quest'anno, speriamo di no, con il disastro che c'è stato con il mais, pensano anche di verificare il DON e qui sono cavoli amari, viene classificato non utilizzabile per l'alimentazione umana e del bestiame, buono solo per biomasse e a che prezzo?
RispondiEliminaSe controlleranno il DON, noi siamo a cavallo.
EliminaVoi non siete messi bene, i francesi sono fottuti.
Magari potresti rispolverare quel vecchio progetto di comprare terreno in Sicilia, così mi fai vedere di prima mano le tue tecniche nel nostro areale.
Ciao
Ma in questa fase dell'anno la differenza tra Bologna e Sicilia ISMEA(trovi il dato in un link della testata del blog) è di appena 2 cent. Io vendo su quotazione Ismea e nessuno mi chiede le proteine, basta l'HL.
RispondiEliminaSta qualità che fa? Fa avanti ed indietro.
Quello che mi dici conferma ancora di più quello che pensavo. Qui da noi c'è un buon mercato del grano di massa, mentre su quello proteico si fa solo filosofia.
Da voi se non si fa quello proteico siete a terra.
Mi sembra sensato continuare a produrre di massa in Sicilia, finchè queste sono le condizioni. Poi quando qualcuno mi dirà ti do tanto per produrre proteine, allora valuterò.
Al momento qualcuno (pochi peraltro) mi dicono ti do tanto, però devi fare questo, questo e quest'altro. Se mi faccio i conti, non ci guadagno nulla di più rispetto alla massa, visto che i costi sono più elevati.
Comunque in parte lo faccio per diversificare. E per valutare meglio. Ma al momento questa è la situazione.
Sono sufficienti 20 unità di N? sicuro? ma quante ne dai in totale nel corso dell'anno?
negli ultimi 5 anni la media è stata di 60 ql/ha, di conseguenza si va con 180-200 unità di azoto, 3-3,3 kg per ql di granella prodotta.
RispondiEliminaProva anche te ad arrivare ai 3 kg, ma non su l'iride, che l'azoto se lo lascia nella paglia!!
Se supero le 125 unità di azoto in Sicilia rischio di non raccogliere nulla.
RispondiEliminaEd Iride è considerata solitamente una delle varietà più produttive.
Conosco gente che va a 70 q/ha mediamente ogni anno con 75 unità di azoto in rotazione a leguminose.Certo le proteine stanno a 11%, ma visto che non vengono remunerate. L'importante è non subire deprezzamenti,che avvengono solo in caso di bianconatura della cariosside o pesi Hl scadenti.
Ma comunque non vuol dire nulla, sono solo numeri, come i tuoi, tante cose vanno valutate. Qui non si fa la gara a chi è più bravo.
Personalmente coltivo parecchi ettari di terreno, se dovessi acquistare 200 unità di azoto per ettaro, dovrei chiedere il mutuo, oltre ad implementare il parco macchine, assumere qualcuno che mi aiuti. Insomma cambiare filosofia di vita e fare felice qualche banca (tutto ciò con una PAC irrilevante si intende).
Troppo rischio quando lavori con i tuoi soldi, con rischi climatici enormi (qui non si scherza quando non piove non si raccoglie nulla, ma proprio nulla) e con le complicazioni fiscali che stanno implementando. Dalle mie parti l'unica cosa che non manca è il terreno da coltivare in uso, più o meno gratuito(grandi aziende in disarmo, piccoli agricoltori pensionati). Così meglio l'estensivazione. E' il modello vincente qui giù. L'unico che tiene in piedi la baracca, almeno sinchè non sarà eliminato dalla modernità. Perché questo è un modello economico basato sulla parola, e con la tracciabilità bancaria non può funzionare.
guarda, 125 unità sono nella norma per la tua zona, penso che la produzione media si aggiri sui 40 ql, è normale che con 200 unità bruci tutto, dipende dalle zone. io non mi riferisco alle tue tecniche ma a quelle di molti agricoltori che su ringrani forniscono meno di 100 unità e questo succede anche dalle mie parti, poi si lamentano!
RispondiEliminaqualche sera fà,un responsabile di un noto-(famoso)pastificio abbruzzese alla domanda-diteci quale varietà di grano volete,ha risposto-una buona pasta la si ottiene da un mix di piu varietà,poichè la varietà perfetta non esiste,e le qualità bisogna metterle insieme miscelando più varietà-
RispondiEliminale tante decantate proteine,non sono per tutti gli areali(tempo addietro scrissi qualcosa su loro che granduro pubblico),la varietà e l areale sono fondamentali,poiche le proteine sono la trasformazione dell azoto assorbito,nell ultimo stadio gestazionale della coltura-fenomeno che in certi areali (come quello siculo è difficile da ottimizzare )le cause sono molteplice,il primo è la scarsa dotazione idritica che porta a seminare varietà precoci,le quali sono le meno indicate per produrre proteine,se si insiste con l azoto accentui l effetto stretta e a quel punto non raccogli neanche-in abbruzzo ,ma su tutto il litorale adriatico centromeridionale questo fenomeno è presente sui terreni con forte base argillosa esposta a sud-tuttavia da noi con un po di attenzion e non si scende sotto gli undici,si raggiungono tranquillamente i 14 e i 15 non sono un miraggio-io faccio proteine solo perchè mi viene un minimo garantito con un premio ulteriore,ma il buono mercantile viene pagato pari pari la quotazione bologna-nel mio areale coltivare proteico o buono mercantile poco conta,basta stare solo attento alla tempistica con l azoto-per il resto non cambia nulla-in piu le varieta da mè seminate per produzione non discostano tanto dalle altre varietà-se ottenessi 10qt ad ettaro in piu userei anche l iride e fanculo le proteine-ma siccome tutto questo scostamento produttivo non cè e la tecnica agronoma non si differenzia dal grano comune a me conviene fare proteine-qualora dovessi intervenire sistematicamente con trattamenti fungini ,azotificazioni diverse , avere perdite produttive , utilizzare esclusivamente seme certificato ,e rischiare per qualche motivo esterno di non raggiungere il minimo proteico ci rimetterei,e questi sono i fattori che inducono molti agricoltori a seconda dell areale in cui esercitano a rinunciare a coltivare proteine-quindi dopo essersi fatto bene i conti ognuno agisce di conseguenza,del resto a chi non piacerebbe incassare di piu?
Si, qua l'ottimo post di Mimmo.
RispondiEliminahttp://durodisicilia.blogspot.it/2011/12/grano-duro-proteico-italians-do-iteat.html
Walter se ti va, puoi scrivere qualcosa di simile sulla tua tecnica.
Descrivo la mia tecnica colturale anche per fare due conti:
RispondiEliminaescludendo i terreni irrigui dove faccio prevalentemente mais, tutti i terreni collinari sono divisi in tre parti, in rotazione frumento duro, seguito dal tenero o da orzo poi il terzo anno colza o girasole.
Inizio con l'aratura, leggera 25 max 30 cm, appena tolto il raccolto, interro anche la paglia trinciata direttamente dalla mietitrebbia. Fine settembre estirpatura, fine ottobre semina con combinata, 200-220 kg/ha di seme da me prodotto + 1 ql/ha di fosfato biammonico localizzato.
Fine febbraio 3 ql/ha di nitrato ammonico, metà-fine marzo primo trattamento fungicida + diserbo, solo per foglia larga. Se il grano si presenta troppo rigoglioso aggiungo 2 litri di cycocel (nanizzante), dopo circa una settimana 2 ql/ha di urea.
In fioritura, 10-15 maggio, secondo trattamento fungicida, uso una miscela di procloraz + tebuconazolo + zolfo (questa anche per il primo trattamento), 10 kg/ha di urea zootecnica miscelata nella botte. Quest'anno penso che aggiungerò anche un insetticida, costo meno di 10 euro, l'anno passato ho notato un massiccia presenza di cimici.
Costo di produzione, compresa trebbiatura e ammortamenti, 600 euro circa. Aspetto la tua tecnica.
la ho pubblicata varie volte.
RispondiEliminaRotazione con leguminose sempre.
Preparazione del terreno divisa in tre:
1/3 aratura con trivomere immediatamente dopo il raccolto della leguminosa, 1/3 ripper o aratro a dischi dopo le prime piogge in autunno, 1/3 coltivatore quando spuntano le erbe (sono in alternativa, eh).
La scelta della prima lavorazione dipende dal terreno, dalla necessità di interrare residui colturali della leguminosa, della necessità di dividere il lavoro in periodi diversi dell'anno.
Poi un solo ripasso con coltivatore leggero, salvo dove preparo il terreno direttamente con il coltivatore.
Semina da metà novembre a metà dicembre con 220-240 kg/ha autoprodotto, salvo obblighi di legge.
Unica concimazione in copertura con nitrato ammonico o urea.
Dosi variabili da 25 a 90 kg di N x ha.
La dose e il timing (da metà Gennaio ad inizio Marzo) dipendono da vari fattori.
Diserbo con Atlantis (dove serve)+ tribenuron metile + 2,4 D (dove serve) dopo la copertura. Quest'anno aggiungerò dell'urea zootecnica per provare che effetto fa.
Costo di produzione, compresa trebbiatura ed ammortamenti 300 euro circa.
P.S.: La paglia del grano prende misteriosamente fuoco, dopo il 15 agosto, quasi sempre ogni anno.
P.S.2: mi fa piacere notare che anche se sei un agricoltore intensivo del centro Nord ti autoproduci il seme.Si vede che non è soltanto una fissa di noi arretrati produttori siciliani.
sul bruciare la paglia non sono d'accordo!! dalle mie parte c'è molta richiesta di paglia, ma preferisco interrarla, vado matto per la sostanza organica!!! 300 euro mi sembrano pochini, se usi l'atlantis vai molto sopra.
RispondiEliminai miei costi:
100 euro tra gasolio e ammortamenti
60 euro seme
60 euro 1 ql fosfato biammonico
90 euro 3 ql nitrato ammonico
40 euro fungicida
13 euro diserbo
90 euro 2 ql urea
7 euro 10 kg urea zoot.
90 euro trebbiatura
totale euro 550, se metto il nanizzante e l'insetticida arrivo a 575 euro, +/- 9 euro al ql di grano prodotto.
Io interro soltanto i residui delle leguminose, quando ne vale la pena.
RispondiEliminaAtlantis solo dove serve. Quindi ti darò una media di spesa per ettaro.
60 euro gasolio;
10 euro ammortamento (ho fatto bingo al PSR qualche anno fa);
60 euro seme;
60 euro media concime;
30 euro media diserbo;
80 euro trebbiatura;
Totale 300 euro +/- 7,5 euro al q prodotto.
Con questo sistema posso coltivare agevolmente 300 ettari l'anno da solo.
Ma non voglio dimostrarti nulla, ne penso di avere la verità in tasca, tu mi hai chiesto cosa faccio, e questo è.
Poi conosco un sacco di agricoltori che fanno altre scelte e guadagnano probabilmente molto più di me.
Ma io preferisco andare sul sicuro. Attitudine al rischio bassa. Ed una impostazione agronomica che mi induce a non spingere mai al massimo la coltura. A me poi la pasta molto al dente neanche piace.
io non sto scrivendo per criticarti, ma solo per scambiare opinioni!
RispondiEliminaanch'io ho fatto bingo con il psr, ma sui conti mi piace mettere il costo reale di ammortamento, 10 euro l'ora, perchè la prossima volta il psr c'è lo scordiamo! anche a me andrebbe bene spendere 150 euro di meno e fare anche 50 ql/ha, ma purtroppo qui stanno prendendo piede troppi congegni elettronici che ti misurano tutto e bisogna adeguarsi, ma se continuano su questa strada, aumento le semine dell'orzo, che con quattro spiccioli forse si guadagna di più.
Questa è la situazione al momento più o meno (se ci aggiungo 50 euro ci sto bello comodo comunque). Ma è tutto in divenire, anche da noi appunto, mi pare che ci siamo intesi. Magari tra un paio di anni uso il nanizzante anche io.
RispondiEliminaL'importante è non farsi abbindolare dalle sirene della iperproduzione o della qualità a tutti i costi, ed avere una idea chiara dei costi ricavi. Noi siamo produttori si, ma in primis dobbiamo esserlo del nostro reddito.
Fungicida implementato.
RispondiEliminaRiflettevo sul fatto, che in Sicilia, una dei possibili motivi per cui il grano proteico non è particolarmente apprezzato, è che il pane qui giù da noi si fa, in massima parte, con la semola rimacinata di duro.
L'attitudine panificatorie delle semole sono molto diverse da quelle pastificatorie.
Così per il pane la necessità di glutine è molto ridotta nella semola, e soprattutto il glutine tenace che serve per la pasta e che si ottiene con concimazioni azotate abbondanti, è assolutamente deleterio.
I piccoli molini che contribuiscono alla domanda insomma sono del tutto disinteressati al contenuto proteico.
L'unica cosa che apprezzano è la resa in semola. Alcune varietà hanno una resa maggiore delle altre.
Potrebbe essere il motivo per cui alla fine il grano proteico e non , spunta lo stesso prezzo.
Ok, la tua prassi è da 300 euro\ha di spese vive. Le rese?
RispondiEliminaIl discorso sulla semola inizia a farsi interessante, anche sulla discussione del pastaio. Io non credo nel grano proteico a questi prezzi. Sarò all' antica ma le proteine non sono un' equazione. A volte anzi si rischia ad inseguire le proteine, specialmente al sud.
Le mie rese medie degli ultimi 5 anni (che sono stati tutti molto positivi), che tengono conto però anche di terreni moooolto marginali che gli altri non coltivano manco pagati, intorno a 38-39 q/ha.
RispondiEliminaSi appunto, è rischioso inseguire proteine a Sud (in Sicilia poi ancor di più) e gli scarti di prezzo sono minimi.
Non sei all'antica, sei realista.