Il nuovo Assessore all'Agricoltura della Regione Siciliana Nino Caleca svela un retroscena clamoroso sull'intervento pubblico in agricoltura nell'ultimo decennio di spese pazze: "negli ultimi anni l’assessorato ha finanziato milioni di euro di progetti, ma non ho nessuno strumento per controllare a chi vanno questi soldi e come vengono utilizzati”. Dallo slogan trionfalista precedente Coltiviamo Sviluppo, al "forse finanziamo la Mafia" o quantomeno "non abbiamo la minima idea di come siano spesi i soldi pubblici" il passo è breve.
“Con l’agricoltura abbiamo finanziato
anche la mafia? Impossibile saperlo”
La denuncia è del neo-assessore Nino Caleca, che rivela: “Negli ultimi anni l’assessorato regionale ha concesso milioni di euro per progetti per le campagne, ma non c’è nessun strumento che permetta di controllare a chi vanno questi soldi e come vengono utilizzati”. GUARDA IL VIDEO
“Posso finanziare progetti da milioni di euro, ma non ho nessuno strumento per controllare che questi fondi non vadano a Cosa Nostra”. La denuncia arriva direttamente dalla viva voce dell’avvocato Nino Caleca, che da un mese esatto è l’assessore all’Agricoltura del governo regionale guidato da Rosario Crocetta. “Cosa nostra – spiega Caleca – è sempre stata interessata all’agricoltura, perché nasce nelle campagne: il rapporto di Cosa Nostra con l’agricoltura è ancestrale. Non dimentichiamoci che il maggiore latitante mafioso, il boss Provenzano, è stato preso in campagna e non in città. Mafia e agricoltura continuano ad essere legate a doppio filo, ancora oggi che l’agricoltura è un mondo d’imprese e non di semplici contadini”.
- Assessore Caleca, a un mese dalla nomina che situazione ha trovato in assessorato?“Ho trovato un’impossibilità nel controllare fino in fondo i meccanismi di spesa. Negli ultimi anni l’assessorato ha finanziato milioni di euro di progetti, ma non ho nessuno strumento per controllare a chi vanno questi soldi e come vengono utilizzati”.
- In pratica, c’è il rischio fondato che fondi europei siano finiti ad aziende vicine a Cosa Nostra?“Io mi auguro che non sia successo, ma non ho gli strumenti per verificarlo, nonostante sia l’assessore all’Agricoltura”.
- Come mai?“Perché ciò che è successo negli altri settori economici non ha coinvolto l’agricoltura. Negli settori altri settori abbiamo assistito allo sviluppo del diritto penale sociale: codici etici, rapporti preventivi con le prefettura. Tutta una serie di passaggi che aiutano a controllare i finanziamenti dopo che vengono erogati”.
- E invece nel mondo dell’Agricoltura che cosa è successo?
“Nulla. Tutto quello che è successo nel mondo delle imprese, non ha coinvolto il mondo dell’agricoltura: io non ho rapporti con i prefetti, posso sapere a quanto ammontano i finanziamenti erogati dal mio assessorato negli ultimi anni, ma non so a chi sono finiti e come sono stati utilizzati. Per questo da assessore ho due obiettivi”.
“Nulla. Tutto quello che è successo nel mondo delle imprese, non ha coinvolto il mondo dell’agricoltura: io non ho rapporti con i prefetti, posso sapere a quanto ammontano i finanziamenti erogati dal mio assessorato negli ultimi anni, ma non so a chi sono finiti e come sono stati utilizzati. Per questo da assessore ho due obiettivi”.
- Quali?“Da una parte punto a poter controllare l’eticità. Pensiamo al rating di legalità dell’Antitrust del professor Giovanni Pitruzzella: oggi riguarda solo al mondo degli appalti e difficilmente è compatibile con il mondo dell’agricoltura. Bisogna capire, però, che il mondo dell’agricoltura non è più un mondo fatto da piccoli contadini: ci sono anche i coltivatori diretti, ma è soprattutto un mondo di grandi imprese. Per questo vorrei ci fosse una certificazione etico sociale”.
- Cioè?
“Io vorrei rivolgermi ai prefetti: vorrei interloquire con le prefetture per capire chi sono i soggetti chi chiedono accesso ai finanziamenti”.
“Io vorrei rivolgermi ai prefetti: vorrei interloquire con le prefetture per capire chi sono i soggetti chi chiedono accesso ai finanziamenti”.
- E il secondo obiettivo?“È quello di estendere la pubblicità della certificazione della spesa. La cittadinanza deve sapere a chi vanno i fondi pubblici”.
se l'assessore all'agricoltura non sa come sono stati spesi i fondi e a chi sono andati andiamo bene così c'è il rischio che i soldi entrino in vie preferenziali e vadano non solo alla mafia ma anche ai "burocrati"in senso lato nonchè agli stessi politici(abbiamo scordato il sistema Cuffaro). Questo per ribadire che se i soldi sono previsti per il settore agricolo il più dovrebbe finire nelle mani dell'agricoltore come aiuto al reddito e aggiungerei allo sviluppo( magari controllandoci un business plain che abbia la stessa durata della pac al termine della quale se hai "creato sviluppo"continui a percepire l'aiuto se no avrai delle decurtazioni .-utopia-
RispondiEliminacerealicolo
Vorrei far sapere all'assessore che prima ancora di pensar male degli agricoltori, dovrebbe pensare ad indagare sulla burocrazia preposta al servizio dell'agricotura e prendere atto di come si adopera per boicottare le buone intenzioni degli agricoltori che vorrebbero crescere e far crescere l'economia.
RispondiElimina“Io vorrei rivolgermi ai prefetti: vorrei interloquire con le prefetture per capire chi sono i soggetti chi chiedono accesso ai finanziamenti”. Roba da chiodi. Prima tartassano le imprese con le certificazioni anti-mafia da rinnovare ogni 3-6 mesi (e ogni qualvolta cambia qualcosa nell'assetto societario del beneficiario), poi dichiarano che non sanno a chi stanno dando i soldi. Propongo all'assessore di fare la pace ... con il suo cervello però.
RispondiEliminaconcordo con Krukko
Eliminala Mafia, almeno quella con la lupara, è l'unica che probabilmente non li prende. Farei un giro attorno ai CAA che politici e sindacati locali hanno fatto diventare dei veri comitati d'affari, dove si accumulano ricchezze illecite enormi.