Sull'onda degli ultimi dati ISTAT sul commercio al dettaglio in Italia, vi segnalo due agenzie preoccupanti e significative. A quanto pare anche la pasta sta risentendo, e non poco della crisi, seppure appena l'anno scorso sembrava l'alimento rifugio anti-crisi per eccellenza.
ROMA - 28 AGOSTO 2013. DA INIZIO ANNO VENDITE ALIMENTARI A -1,8%, CEDONO ANCHE I DISCOUNT E AUMENTA IL RICORSO AL “JUNK FOOD” (+7%): BEN 16 MILIONI DI FAMIGLIE TAGLIANO QUANTITÀ E QUALITÀ. A LANCIARE L’ALLARME DEGLI AGRICOLTORI CIA. E FEDERALIMENTARE DICE CHE ...
In Italia, invece di vedere una ripresa, la crisi sembra essere sempre più nel vivo e si riflette nelle spese alimentari degli italiani che nel primo semestre dell’anno sono crollate dell’1,8%. In particolare a giugno gli acquisti per la tavola sono scesi del 2,9%, con una riduzione drastica non solo nei supermercati (-3,2%) e nei piccoli negozi (-4,5%), ma anche nei discount (-1,3%). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati dell’Istat sul commercio al dettaglio.
Il cedimento dei discount alimentari rende sempre più chiara la gravità della situazione economica attuale, con i consumi tornati ai livelli di trent'anni fa e 16 milioni di famiglie costrette a tagliare anche sul cibo, qualità compresa.Fonte
Oggi infatti si moltiplicano nelle dispense cibi in scatola e surgelati - osserva la Cia - e si ricorre sempre più spesso al ''junk food'' (+7% in un anno) a tutto scapito dei prodotti freschi tipici della dieta mediterranea, con il tracollo della spesa per la pasta (-9,3%), per il pesce fresco (-16,6%), per la carne rossa (-4,4%) e per l'ortofrutta (-3,7%).
Di seguito un articolo uscito su Repubblica relativo alla mutata percezione della pasta in Italia negli ultimi anni.
Bye bye maccarone: l’incredibile distacco degli italiani dalla pasta
Gli italiani non sono più innamorati della pasta.
E’ il crollo di una certezza: gli italiani mangiaspaghetti non amano più il loro carboidrato di gamma. Questa la notizia appresa oggi da Repubblica.Il motivo per cui nel resto del mondo il consumo di pasta sale e nel Belpaese scende vertiginosamente è da ricercare nelle nuove abitudini sociali (non solo alimentari).Vita più frenetica, poche occasioni per consumare con calma un pasto a casa propria, modelli estetici impossibili ma agognati, un’offerta alimentare da supermercato incentrata sul “pronto in due minuti”. E così all’italiano passa la voglia di mettersi ai fornelli.A sostegno di questa tesi, un’indagine condotta dalla Nielsen per Barilla ha dimostrato che:– il 51% degli italiani pensa che la pasta faccia ingrassare,– il 24% pensa che preparare il sugo per il condimento sia davvero troppo complicato,– il 18% riesce a lamentarsi anche del tempo di cottura della pasta, eccessivamente lungo.Sarà questo o forse altro, ma in 15 anni i consumi annui sono scesi da 43 a 30 chili per famiglia.Eppure, secondo Gianvincenzo Barba, ricercatore del Cnr di Avellino, la pasta è indispensabile per mantenere varietà e qualità nelle nostre diete, grazie anche alla diversità di condimenti che ci consente di sperimentare (verdure, legumi, carne, pesce).Per abbassare l’indice glicemico non è necessario tagliare il carboidrato dalla nostra alimentazione quotidiana: basterebbe invece mangiare più spesso pasta integrale.Scelta, che però agli italiani sembra non andare molto a genio.
[Repubblica]
Nessun commento:
Posta un commento