venerdì 15 marzo 2013

Il SISTRI: l'ultima truffa del Ministero (dell'Ambiente)

Ricordate il Sistri? Per alcuni anni lo Stato ha minacciato di mettere su uno sproporzionato sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Ogni azienda (agricola) italiana, anche la più piccola, sarebbe stata costretta ad iscriversi a pagamento al Sistri, adottando un sistema informatico  di smaltimento rifiuti incredibilmente farraginoso ed oneroso.



Il sistema evidentemente ingestibile, divenne anche operativo ed obbligatorio (dopo innumerevoli proroghe) per un breve periodo, a causa di una ingiustificata pervicacia dell'allora Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo. Poi, finalmente, ci si rese conto di fronte al fallimento operativo (non so, se ricordate il click-day che provocò lo stallo del sistema a livello nazionale) che non era il caso di perseverare. Così il Governo Monti lo sospese nel 2012 (casualmente dopo l'allontanamento del sottosegretario Malinconico).

Naturalmente molte imprese (agricoltori, artigiani, esercenti vari, etc.) le più ligie si erano intanto iscritte al Sistri (io mi ero già deciso per un sano atto di disobbedienza civile) come era previsto dalla legge, anche temendo le previste sanzioni estremamente elevate, acquistando anche chi le scatole nere (le ditte di smaltimento), chi semplicemente le pen drive (le semplici aziende). Oggi il Sistri è sospeso ed è finito sotto la lente di ingrandimento della Magistratura (giustamente), inutile dirvi che le spese sostenute dalle imprese e gli oneri di iscrizione al Sistri non saranno mai risarciti....
Se volete provate a capire quali interessi si nascondevano dietro questa grande truffa date una lettura di seguito:


Questa volta al centro dello scandalo non è lo smaltimento, ma il gigantesco affare del sistema di monitoraggio elettronico. Su cui qualcuno ha mangiato e molti soldi pubblici sono stati buttati. Indagato anche l'ex sottosegretario Malinconico.

Una discarica campana. Un appalto da centinaia di milioni per controllare i rifiuti pericolosi. Un sistema mai entrato in funzione. Centinaia di migliaia di imprese costrette a pagare per un servizio mai avuto. I sospetti su una società controllata da Finmeccanica, la Selex Sema. L'indagine sul Sistri (così si chiama il sistema di monitoraggio dei rifiuti lanciato all'inizio del 2010 dall'ex ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo) è ad una svolta: la procura di Napoli ha indagato oltre trenta persone tra imprenditori, dipendenti del ministero dell'Ambiente e funzionari di alto livello. Tutti iscritti a vario titolo per reati gravissimi, dalla corruzione alla truffa allo Stato, dall'associazione a delinquere all'emissione di false fatturazioni. 

Tra loro - risulta a "l'Espresso - c'è anche Carlo Malinconico, l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio che fu costretto alle dimissioni un anno fa a causa delle vacanze di lusso a Porto Ercole pagate "a sua insaputa" da Francesco De Vito Piscicelli, l'imprenditore diventato famoso per aver riso al telefono la notte del terremoto dell'Aquila.

Ma che c'entra uno stimato giurista (che il ministro uscente Corrado Passera ha nominato lo scorso aprile commissario della fondazione Valore Italia) con il controllo dei rifiuti pericolosi? Andiamo con ordine, e partiamo dal principio. 
Il Sistri fu ideato nel 2007, ai tempi di Alfonso Pecoraro Scanio, con un nobile intento: mettere in cantina la burocrazia cartacea e monitorare passo passo il percorso dei rifiuti tossici. Una tecnologia che si basa su scatole nere (black-box da installare su camion e veicoli da trasporto in modo che i carabinieri del Noe potessero seguirli con il satellite) e chiavette usb contenenti tutte le informazioni su ogni carico. Obiettivo: evitare lo smaltimento in discariche illegali e dare un colpo mortale alle eco-mafie. 

Nell'ipotesi iniziale le aziende interessate sono circa 5 mila, in pratica solo quelle che hanno a che fare con spazzatura pericolosa. Alla Selex vengono girati 5 milioni di euro, in modo da mettere a punto il sistema più adatto. Nel 2009, però, cambia tutto. Berlusconi è tornato al potere da un anno, Stefania Prestigiacomo è il nuovo ministro dell'Ambiente: il progetto originario viene stravolto. L'operazione - che è stata secretata per anni - si allarga a dismisura. Vengono coinvolte piccole e piccolissime aziende, persino gli artigiani, ben 500 discariche sparse sul territorio. Alla fine le imprese obbligate a partecipare al Sistri supereranno - sulla carta - le 600 mila unità. In tre anni 330 mila ditte acquistano 250 mila scatole nere e oltre 600 mila pennette usb. A gennaio 2010 la Prestigiacomo è soddisfatta: «Con la nascita del Sistri», spiega urbi et orbi, «si mette a segno una lotta moderna al traffico illecito, togliendo una grossa fetta di business alle organizzazioni criminali. Un'operazione a costo zero per lo Stato e i cittadini, si ripaga da solo».
In realtà il costo per le aziende sarà altissimo, e lo Stato ci rimetterà milioni. La Prestigiacomo, durante la conferenza stampa, evita di snocciolare i dettagli del contratto che il ministero dell'Ambiente aveva firmato con la Selex (anche questo documento è stato secretato per anni) per la fornitura dei dispositivi elettronici e la gestione dei centri di monitoraggio. L'affare è gigantesco: l'accordo - fatto senza alcuna gara - prevede che nelle casse dell'azienda di Finmeccanica arrivino circa 500 milioni di euro in cinque anni. Di questi ben 350 sono a carico delle aziende. Alla fine del 2010 tramite un decreto vengono previste anche pesanti sanzioni per chi fa il furbo: chi non si iscrive al Sistri rischia di pagare multe fino a 90 mila euro. A nulla valgono le proteste delle categorie. Anche il pm Catello Maresca - titolare dell'indagine insieme a Marco Del Gaudio - davanti alla commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti parla senza giri di parole di «una nuova forma di imposta».
Il professor Malinconico entra in scena a fine 2009, quando il ministero dell'Ambiente gli chiede di seguire l'iter giuridico del contratto da firmare con la Selex. Non è il primo della famiglia a fare capolino al dicastero: anche il figlio Stefano - dopo il tirocinio in uno studio di avvocati - troverà un posto negli uffici di via Cristoforo Colombo, prima di spostarsi all'Antitrust di Antonio Catricalà. Dopo la prima consulenza, l'ex consigliere di Stato Malinconico diventa presidente di una "commissione tecnica di vigilanza" del ministero, che - come ricorda ancora Maresca - aveva compiti assai importanti: prima verificare «con periodicità mensile lo stato di avanzamento della realizzazione» del Sistri, poi controllare il buon funzionamento del sistema ogni tre mesi.

I pm hanno indagato Malinconico proprio in relazione al suo incarico, che inizia il 5 gennaio 2010. Nonostante nel 2010 e nel 2011 la Selex incassi dalle aziende tra i 140 e i 150 milioni di euro, il Sistri non parte. A tutt'oggi, a oltre tre anni dalla stipula del contratto, la tracciabilità digitale dei rifiuti resta una chimera. E se il governo Monti ha deciso di sospendere la "tassa" per l'anno 2012, la procura di Napoli sta tentando di capire le responsabilità dei singoli in quella che sembra una truffa colossale. Che secondo l'accusa potrebbe essere stata architettata da manager senza scrupoli e dirigenti infedeli. 
Come già scritto dalle cronache dei giornali nel 2011, i primi a finire nel registro degli indagati sono il capo della segreteria tecnica della Prestigiacomo Luigi Pelaggi, l'allora ad della Selex Sabatino Stornelli e Francesco Paolo Di Martino, l'imprenditore di Castellammare di Stabia che ottiene da Selex la fornitura di servizi per la programmazione, il caricamento dei dati e la spedizione delle pen-drive. Un appalto milionario (ottenuto, pare, prima ancora che Selex firmi con il ministero) che scadrà nel dicembre del 2014. Ma chi è Di Martino? E come ha fatto ad entrare - dalla piccola Castellammare, in provincia di Napoli - nell'affare milionario del Sistri, che gli consente di decuplicare il fatturato della sua Edilm Security che passa dai 895 mila euro registrati nel 2008 agli 8,8 milioni di euro dell'anno successivo?
Di Martino, 54 anni, ultimo di cinque figli di un militare, deve tutto a Stornelli. Il primo incontro tra i due è del 2006, quando si conoscono grazie a un'amicizia comune, un dipendente della Selex. Si piacciono subito, tanto che - spiega ancora il pm - presto mettono in piedi «rapporti di natura commerciale», tanto che esistono dubbi anche sulla legittimità del subappalto ottenuto da Di Martino. Non è tutto. Se i magistrati napoletani stanno indagando sui costi troppo alti delle pen-drive e sui rapporti economici tra De Martino e alcuni protagonisti della vicenda, la procura dell'Aquila ha messo nel mirino una squadra di calcio abruzzese oggi liquidata, il Pescina Valle del Giovenco, dove Stornelli e Di Martino si sono alternati alla presidenza. Con loro il Pescina vola in classifica, compra ottimi giocatori e arriva fino in serie C. Un miracolo che fa felice soprattutto Stornelli: il manager, amico di Paolo Berlusconi, ha infatti una villa proprio ad Avezzano, la città dove è nato e che ospita le partite interne della squadra. Gli strani intrecci "abruzzesi" tra Stornelli e Di Martino non finiscono qui: per le attività del Sistri l'imprenditore campano infatti assume 26 dipendenti dell'Abruzzo Engineering, una società pubblica controllata al 30 per cento dalla Selex. Persone che vengono spedite a Castellammare. Come mai? «Ho creduto», spiega Di Martino, «alla circostanza di un'opera umanitaria, visto che si trattava di gente in cassa integrazione che aveva avuto la sede distrutta dal terremoto». I giudici stanno cercando di capire se è davvero questa la motivazione. 
I pm di Napoli, di sicuro, considerano l'affidamento concesso a Di Martino illegittimo. Non solo. Il ministero avrebbe puntato sul Sistri senza averlo comparato «né con altre possibili soluzioni tecniche né con il dialogo con altre piattaforme informatiche esistenti e già operative». Sul mercato, in effetti, esistevano sistemi giù funzionanti e molto più economici. «Il sistema Uirnet», spiega ancora Maresca ai parlamentari che lo interrogano, «prevede la tracciabilità dei trasporti su strada», e ha un costo tra i 15 e i 18 milioni di euro l'anno, «un quarto almeno del costo del Sistri». Le indagini stanno cercando di capire perché il ministero dell'Ambiente ha cucito un contratto fatto su misura per la società di Finmeccanica, e se ci siano stati rapporti illeciti tra funzionari del dicastero e la coppia Stornelli-Di Martino. Quest'ultimo sembra essere stato infatti protetto anche dopo il fallimento del "clic day" dell'11 maggio 2011, quando il Sistri mostrò chiaramente tutte le sue pecche. La causa del flop della prova del nove, che fece slittare nuovamente il debutto del Sistri dipese dal fatto - si giustificarono quelli del ministero - che troppi operatori inserirono simultaneamente i dati. Qualcuno, volutamente, inserì pure i codici sbagliati. «Questo avrebbe mandato in tilt il sistema?», concludono i pm davanti alla commissione bicamerale, «viene da ridere perché, se questo sistema è così vulnerabile per cui basta che un operatore sbagli a inserire un dato, mi porrei il problema della sua funzionalità».

Non solo: secondo i giudici il progetto Sistri sarebbe anche inadeguato a contrastare gli affari della mafia: i trafficanti di rifiuti casalesi e quelli affiliati alla 'ndrangheta hanno ormai un modus operandi simile alle cosiddette frodi-carosello. «Si servono di "cartiere" in Paesi stranieri dove vengono destinati fittiziamente i rifiuti», chiosa Maresca, «in realtà poi smaltiti in discariche illegali». In territori, cioè, non monitorati dalle telecamere e dalle scatole nere del Sistri, che controlla solo i siti di smaltimento autorizzati.
Non sappiamo ancora se Malinconico, che come presidente della commissione tecnica avrebbe dovuto controllare il sistema, abbia preso anche un'emolumento. Di certo il contratto prevedeva la possibilità di un compenso, «da determinare», si legge nell'accordo tra ministero e Selex, «con decreto direttoriale della direzione qualità della vita». A tre anni dall'avvio del progetto il governo che verrà dovrà decidere se abbandonare definitivamente il Sistri o provare a resuscitarlo per l'ennesima volta. Magari rivendendo il contratto con la Selex e affidando il lavoro ad altre aziende. Per quanto riguarda le decine di milioni di euro che le imprese hanno girato per un servizio mai avuto, nessuno scommette un centesimo sulla loro restituzione.

Fonte

Il Blog si è occupato dell'argomento SISTRI in vari post, proprio a causa della assurdità del sistema a cui volevano assoggettare le imprese (in regola, peraltro). Pigiate Sistri in etichette se siete interessati.




1 commento:

  1. "nessuno scommette un centesimo sulla loro restituzione"
    Temo che ci sarebbe già da ritenersi soddisfatti ,se questo modo di creare redditi per mezzo di burocrazia rinnovabile .andasse in esaurimento...prima delle delle attività produttive.da cui si approvvigiona.

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